Don Ciotti: "La Chiesa vuole fare uno scatto ulteriore nell'impegno contro la mafia"
La scomunica di chi fa parte della mafia diventerà legge canonica.
Per questo motivo è stato istituito in Vaticano un gruppo di lavoro nell’ambito del Dicastero per il servizio dello sviluppo umano integrale, al fine di rendere ancora più forte la scomunica dei mafiosi, mettendola nero su bianco, nel diritto canonico e nel catechismo. "Chi fa parte di qualsiasi organizzazione mafiosa viene scomunicato".
Il gruppo di lavoro è composto da don Luigi Ciotti, presidente di Libera, Giuseppe Pignatone, ex procuratore di Roma e oggi presidente del tribunale vaticano, dal professore Vittorio Alberti, “officiale” del Dicastero per il servizio dello sviluppo umano integrale, monsignor Michele Pennisi, vescovo di Monreale, Rosy Bindi, ex presidente della commissione antimafia, don Marcello Cozzi, docente della Pontificia università Lateranense, don Raffaele Grimaldi, ispettore generale dei Cappellani delle carceri, e Ioan Alexandru Pop, del Pontificio Consiglio Vaticano per i testi legislativi.
"La commissione è stata costituita proseguendo il lavoro che avevamo iniziato quattro anni fa su mafia e corruzione. Ci siamo resi conto che nella Dottrina sociale della Chiesa, nel Diritto canonico, nel Catechismo non si fa menzione della scomunica ai mafiosi. Quindi, per rafforzare la scomunica, i pronunciamenti e il magistero di Papa Francesco su questo tema abbiamo pensato che occorreva intervenire. Di qui la creazione del gruppo di lavoro", ha spiegato a Vatican News il coordinatore del gruppo Vittorio Alberti.
Un lavoro che parte dal grido che Papa Wojtyla ha lanciato il 9 maggio 1993 nella Valle dei Templi fino ad arrivare a Francesco che il 21 giungo 2015 ha ribadito l'appello alla conversione per i boss, "i mafiosi non sono in comunione con Dio, sono scomunicati".
“La Chiesa ha fatto passi avanti nel percorso contro la mafia – ha detto don Luigi Ciotti – ma bisogna fare uno scatto ulteriore. Le organizzazioni mafiose usano la religione come strumento di consenso e di potere. E’ allora necessario che ci siano pronunciamenti non solo verbali, ma scritti. Per dire in maniera chiara che la Chiesa taglia i ponti con la mafia" e che "c'è già una scomunica di fatto, che entra in vigore a prescindere dalla scomunica de iure" e ancora "ma queste parole devono andare anche oltre, il Papa vuole che raggiungano la Chiesa universale, che non ha queste prese di posizione nella dottrina sociale o nel diritto canonico o nel catechismo". Inoltre il gruppo voluto dal Papa, ha spiegato don Luigi, sta lavorando non solo all’inserimento della scomunica nei testi della Chiesa, ma anche ad alcune iniziative “nelle carceri e nei vari contesti, dove c’è bisogno di una condanna forte del fenomeno, ma anche di una nuova pastorale”. La notizia della creazione del gruppo di esperti è arrivata nel giorno della beatificazione di Rosario Livatino, magistrato ucciso dalla mafia nel 1990.
(Prima pubblicazione: 10-05-2021)
Foto © Imagoeconomica
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