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La Corte di giustizia europea lo scorso 2 marzo ha emesso una sentenza con cui ha decretato che l’accesso ai tabulati telefonici da parte di un pubblico ministero sarà possibile solo previa autorizzazione del giudice per le indagini preliminari.
La sentenza si basa su un processo avvenuto in Estonia, ma le linee guida stabilite dalla Corte si applicano a tutti gli Stati dell’UE.
La prassi della previa autorizzazione è una metodologia che viene già applicata per le intercettazioni telefoniche e ambientali. Diverso, invece, è l’iter per i tabulati in cui il pubblico ministero ha il potere di acquisirli autonomamente.
Le Procure italiane hanno iniziato ad interrogarsi in merito a cosa potrebbe accadere dopo la sentenza della Corte europea, mentre in Parlamento Enrico Costa (ex Forza Italia, oggi Azione) ha avanzato la proposta di recepire la sentenza dell’Unione e di renderla effettiva: tra i firmatari vi sono Lucia Annibali (Italia Viva) e Riccardo Magi (+Europa).
Il procuratore aggiunto di Milano, Laura Padio, ha lanciato un allarme sottolineato che i tabulati telefonici servono per capire chi chiama e da dove, oltre che a costituire "un insostituibile strumento quotidiano di lavoro per le nostre inchieste”, soprattutto nell’ambito dei reati di mafia e terrorismo perché "possiamo chiedere alle compagnie telefoniche i contatti degli ultimi due anni e anche più lontani nel tempo".
La dott.ssa Padio ha ribadito, inoltre, che sarebbe "una iattura la necessità di chiedere l’autorizzazione al gip" in quanto "allungherebbe i tempi e ridurrebbe la possibilità di fare indagini".
Tuttavia, la sentenza ha chiesto l’intervento di una “autorità pubblica indipendente” e il pm in Italia, a differenza dell’Estonia e di altri Paesi europei, non è soggetto al potere esecutivo, quindi "quella sentenza potrebbe non valere per noi", ha commentato il procuratore aggiunto di Milano.
Ma se tale normativa dovesse essere approvata in Parlamento, potrebbe verificarsi il concreto il rischio che "qualche avvocato possa sollevare in aula eccezione di legittimità davanti alla Corte costituzionale" e se la pronuncia dovesse essere retroattiva “coinvolgerebbe anche i processi in corso”, ha ribadito la dott.ssa Padio. Tale norma, dunque, potrebbe provocare un vero e proprio terremoto giudiziario.
Il procuratore di Napoli Gianni Melillo, intervenendo sulla questione, si è detto favorevole ad una legge che regolatrice che metta al sicuro almeno i procedimenti del passato in cui i tabulati, acquisiti senza l’autorizzazione del gip, sono stati usati come fonte di prova.
Anche il presidente dell'Anm Giuseppe Santalucia si è detto favorevole ad una eventuale norma che protegga le indagini “simile a quella che vale per le intercettazioni” cioè “che renda possibile l’intervento d’urgenza del pm, poi eventualmente sottoposto alla convalida del giudice”.
Oltre a questo, il procuratore aggiunto di Reggio Calabria Gaetano Paci aveva spiegato nei giorni scorsi al “Fatto Quotidiano” che era favorevole ad una possibile soluzione che applicherebbe ai tabulati la stessa prassi delle intercettazioni.
Al fine di evitare possibili sorprese la procura di Milano ha già provato nell'ambito di una inchiesta a chiedere al gip l’autorizzazione all’acquisizione dei tabulati ricevendo di rimando un secco "non luogo a provvedere".
La questione è stata posta anche davanti alla quarta sezione penale del Tribunale di Milano durante un processo: i giudici hanno respinto l'istanza e tenuto le cartelle con i tabulati poiché erano stati comunque acquisiti prima della sentenza della Corte europea.
Al di là di tutto restano comunque dubbi e incertezze, tanto che i magistrati della procura di Roma si sono riuniti in questi giorni per discutere della questione, in particolare sui “ragionevoli sospetti di gravi reati” per cui si dovrà chiedere l'autorizzazione al gip per l'acquisizione dei tabulati.
Ma quali sono i “ragionevoli sospetti” – si chiedono i magistrati romani – e quali i “gravi reati”?
Per gravi reati si possono intendere l'omicidio e il sequestro di persona, ma se così fosse si escluderebbero reati come, ad esempio, il traffico di influenze che per essere dimostrati occorrono necessariamente i tabulati telefonici.
La preoccupazione, quindi, è che molte indagini e processi possano saltare, costringendo i pm a riformare molti impianti accusatori.
(Prima pubblicazione: 10-04-2021)

Fonte: Il Fatto Quotidiano

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