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L'inchiesta di Rai News24 sulle rivelazioni del pentito riguardo l'ex numero uno di Confindustria

Nei numerosi verbali, e nelle varie deposizioni in aula, il pentito Pietro Riggio, ex agente penitenziario poi affiliato in Cosa nostra, ha fatto più volte riferimento, tra le altre cose, anche ad Antonello Montante, l'ex numero uno di Sicindustria. Ne ha parlato ieri Pino Finocchiaro in un'interessante inchiesta andata in onda su Rai News 24. Al processo “Double Face” che si svolge a Caltanissetta il collaboratore di giustizia ha ammesso di aver conosciuto e incontrato Montante (condannato a 14 anni in abbreviato per corruzione) che gli avrebbe detto di essere amico del cugino di Riggio, Carmelo Barbieri, e di aver saputo che c’erano delle indagini che riguardavano la famiglia di Piddu Madonia nelle quali Barbieri era stato indagato come braccio destro di Emanuello a Gela. Ma quella conoscenza e quell'incontro gli costeranno molto cari nel momento in cui il 7 giugno del 2018 ha deciso di collaborare con i magistrati. Pietro Riggio, infatti, è stato raggiunto da minacce di uomini insospettabili, "non di mafia", ha precisato, perché sostiene che la mafia non l'ha mai cercato: "Non gli interesso". A tormentarlo sarebbero stati uomini di Stato che lo hanno intimato a non parlare di Antonello Montante, né del "Sistema Montante". "Hanno fatto di tutto per chiudermi la bocca. Io adesso la bocca non la chiudo più. Io non lo so se morirò o rimarrò vivo. Ma questo poco importa perché quello che avevo da dire l'ho messo a verbale. Sono stato minacciato prima velatamente da appartenente allo Stato, non alla mafia. Chi mi ha minacciato ha una divisa. Hanno fatto di tutto, anche sotto protezione", ha rivelato in aula al processo d'appello sulla Trattativa Stato-mafia. Pietro Riggio ha raccontato di essere stato raggiunto da un personaggio a fine maggio del 2016 nei pressi del tribunale di Latina, la città dove si trovava in località protetta, qualche giorno prima dell'udienza presso il tribunale di Sorveglianza di Roma che avrebbe stabilito o meno la concessione della detenzione domiciliare al Riggio. "Pensavo fosse qualcuno che volesse un'indicazione stradale", ha detto in aula Riggio. "Invece d’acchito mi disse 'lascialo stare a Montante, cosa ti ha fatto? Non ti ha fatto nulla... Non cacciarti in questi guai ricordati che il 31 hai l'udienza' e se ne andò a bordo di una BMW che lo prelevò". Quello strano episodio Riggio lo racconterà al suo referente per esigenze del collaboratore di giustizia Antonio D'Onofrio, ispettore capo della polizia di Stato a Latina. Anche lui lo intimò di "lasciare perdere Montante e non nominare le persone con la divisa". D'Onofrio, secondo Riggio, "chiuse l'intervento dicendo 'vedi che ti faranno fare la stessa fine di Gioè (il boss morto ufficialmente suicida in carcere in circostanze poco chiare, ndr)". Suicida morirà, ma più di recente, anche Antonio D'Onofrio che si sparerà un colpo di pistola alla testa il 24 dicembre 2018 sul terrazzo della questura di Latina dove dormiva in una camerata di servizio. Una versione, quella del suicidio, alla quale il pentito ha detto di non credere. "Non si può escludere che - ha spiegato il giornalista nell'inchiesta - qualcuno di ben informato abbia avvertito D'Onofrio che Riggio aveva iniziato a parlare di lui, e quindi era stato bruciato dalle rivelazioni del pentito".




Il procuratore aggiunto di Firenze, Luca Tescaroli


A temere che Riggio parlasse ai magistrati del Paladino dell'Antimafia sarebbe anche un terzo soggetto, sempre appartenente alle istituzioni, che avrebbe intimato il pentito a non fare cenno dell'ex capo di Sicindustria. Si tratterebbe di Nicolò Pollari ex capo del Sismi. "Sono stato agganciato in uno studio legale da un ex capo di servizio centrale - ha affermato in udienza il collaboratore di giustizia dicendo trattarsi di Pollari - il quale mi disse che Montante veniva attaccato ingiustamente, che era un paladino dell'antimafia e che noi pentiti se avessimo avuto un sussulto di dignità, non lo avremmo dovuto nominare". Nicolò Pollari ha smentito categoricamente affermando addirittura di non conoscere Pietro Riggio e tantomeno Antonello Montante. Ad ogni modo dall'inchiesta di Rai News 24 emerge uno spaccato inquietante al centro del quale risiede il dichiarato dirompente dell'ex agente della penitenziaria su personaggi insospettabili, intrecci di ogni genere, omicidi eccellenti e stragi di mafia. Al momento il pentito è stato sentito già da ben 4 importantissime procure della Repubblica e ha svolto finora almeno 23 interrogatori. Tra questi, nell'inchiesta di Finocchiaro, viene citato l'interrogatorio fatto lo scorso 22 luglio dal procuratore aggiunto di Firenze Luca Tescaroli che indaga sulle stragi di mafia del 1993 a Firenze e Milano e sul fallito attentato allo Stadio Olimpico del 1994. Si tratta dell'interrogatorio più segretato tra quelli ai quali Riggio è stato sottoposto.

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