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Questa sera il discorso alla nazione: “Sarò il presidente di tutti gli americani”
Il conteggio dei voti elettorali attribuisce a Biden 273 grandi elettori contro i 213 di Donald Trump

Dopo tre giorni di estenuante attesa in cui gli americani hanno trascorso gran parte del loro tempo a scrutare, ansiosi, lo spoglio, ecco che arriva oggi pomeriggio l’ufficialità: Joe Biden è il nuovo presidente degli Stati Uniti. A 77 anni il candidato Democratico nato a Scranton (Pennsylvania) si prepara a entrare nell'Oval Office da 46esimo presidente degli Stati Uniti. L'attuale conteggio dei voti elettorali attribuisce infatti a Biden 273 grandi elettori mentre Donald Trump è fermo a 213.
La Cnn comunica che il presidente eletto si rivolgerà questa sera alla nazione. Biden ha appreso la notizia della vittoria in Pennsylvania, che con i suoi 20 voti elettorali gli ha assegnato la Casa Bianca, mentre era in Delaware con la sua famiglia. A Washington sono cominciati i cortei di persone che festeggiano attorno a Pennsylvania Avenue, la strada dove si trova la Casa Bianca. Il presidente americano Donald Trump, che al momento della notizia della sconfitta stava giocando a golf, non riconosce la vittoria del rivale. "Biden corre a dichiarare falsamente la vittoria ma le elezioni non sono ancora finite", ha dichiarato Trump in una nota. "Sono onorato che gli americani mi abbiano scelto come loro presidente. Il lavoro davanti a noi sarà difficile ma vi prometto questo: sarò il presidente di tutti gli americani”, ha detto invece ai suoi cittadini Biden. Entra nella storia anche Kamala Harris, prima vicepresidente donna nella storia americana, che su Twitter scrive: "Questa elezione riguarda molto di più di Joe Biden o di me. Riguarda l'anima dell'America e la nostra volontà di lottare per essa. Abbiamo molto lavoro davanti a noi. Adesso iniziamo".


biden president2020 house da flickr c free


Vita e carriera politica
Laureato in scienze politiche nel 1965 a Newark, Joe Biden si specializzò in legge nel 1968 a Syracuse, per poi essere ammesso nell'albo degli avvocati nel 1969, attività esercitata per un breve periodo e con modesto successo. Eletto nel consiglio della contea di New Castle dal 1970 al 1972, appena trentenne, nel 1972 Biden a sorpresa riuscì a farsi eleggere contro un affermato senatore del partito repubblicano. Ma poche settimane dopo, sua moglie e sua figlia morirono in un incidente d'auto. Convinto di voler rassegnare le dimissioni dopo il dramma per occuparsi dei suoi figli Beau e Hunter venne persuaso a continuare la sua vita politica dallo speaker del Senato. Così Biden prestò giuramento il 5 gennaio 1973. Per sette anni consecutivi, fino al 2008, è stato senatore federale del Delaware. Lasciò l’incarico per assumere la funzione di vicepresidente degli Stati Uniti nell'amministrazione guidata da Barack Obama.
Durante i suoi primi anni al Senato, Biden concentrò la sua attività politica su temi come la difesa dei consumatori e le questioni ambientali. Nel 1974, la rivista Time lo inserì nella lista dei "200 volti per il futuro". In un'intervista di quello stesso anno, si definì un "liberal sui diritti civili, sulle libertà e sulla salute, ma conservatore su altri questioni, tra cui l'aborto e la leva militare". Biden tentò più volte di entrare nella Casa Bianca ma senza successo. La prima è del 1987, quando l'allora quarantenne - che partì come uno dei favoriti - si trovò costretto a gettare la spugna dopo una serie di rivelazioni sul suo passato e di accuse di plagi nei discorsi della campagna elettorale.
Durante il mandato da senatore ha ricoperto numerosi importanti incarichi: dal 1987 al 1995 è stato presidente della Commissione Giustizia del Senato federale, nel 2001 è diventato presidente della commissione Esteri del Senato ricoprendo lo stesso ruolo per ben tre volte e risultando alla sua guida in fasi cruciali per la politica estera statunitense come la risposta agli attentati dell'11 settembre 2001 e delle votazioni in Congresso sull'inizio delle ostilita' contro l'Iraq di Saddam Hussein.
Dal 2007, contemporaneamente all'incarico di presidente della Commissione Esteri del Senato, Biden è stato presidente del Comitato di controllo sul narcotraffico internazionale del Congresso, incarico mantenuto fino al 2009 quando è stato nominato vicepresidente.


biden obama da flickr c free

Il presidente Barack Obama e il vicepresidente Joe Biden parlano mentre salgono le scale nell'ala ovest della Casa Bianca, 3 aprile 2012
Foto ufficiale della Casa Bianca di Pete Souza (da Flickr)



Presidente della Commissione giudiziaria del Senato, nel 1991 supervisionò la conferma del giudice Clarence Thomas alla Corte Suprema, quando erano emerse le accuse di molestie sessuali contro il magistrato. Biden si trovò poi ad organizzare un'audizione televisiva della sua accusatrice, Anita Hill, che si trasformò in un fiasco: la professoressa di legge fu osteggiata da una giuria di soli uomini. Un incidente per il quale successivamente Biden presentò le scuse. Tre anni più tardi si fece perdonare dai suoi elettori con l'adozione, su sua iniziativa, di una legge contro la violenza sulle donne. Si tratta solo una parte di una riforma della giustizia penale molto più ampia, guidata sempre dallo stesso Biden.
Ma Biden ha commesso poi di nuovo alcuni errori politici. Passato in un momento in cui il crimine stava travolgendo parti della società americana, segna un consenso trasversale ad un approccio molto repressivo: oggi il "Crime Act" del 1994 viene considerato una delle cause dell'esplosione del numero di detenuti negli Stati Uniti, ma anche del fatto che la maggior parte dei detenuti nelle carceri Usa sono afroamericani. “Si è trattato di un errore”, ha ammesso Biden nel suo dibattito finale con Trump. Un altro "errore", a detta dello stesso Biden, fu quello di aver votato nel 2002, da presidente della Commissione Esteri, a favore dell'autorizzazione della guerra in Iraq, dopo aver organizzato l'audizione di molti testimoni che hanno portato la gente a credere - a torto - che il regime di Saddam possedesse armi di distruzione di massa.


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Joe Biden e Kamala Harris © Imagoeconomica


Uscito sconfitto alle primarie, nel gennaio 2009 Biden fu scelto da Obama come compagno di corsa entrando alla Casa Bianca nel pieno della crisi finanziaria mondiale esplosa l’anno precedente. Da vicepresidente facilitò l'adozione da parte del Congresso di un enorme pacchetto di stimoli da 700 miliardi di dollari. A questo piano si attribuisce il merito del rimbalzo dell'economia americana.
Dopo un'altra morte tragica, quella del figlio maggiore Beau per un tumore al cervello, Biden rinunciò a candidarsi alla presidenza nel 2016, nonostante la sua forte popolarità, lasciando spazio a Hillary Clinton.
La partita cambia quattro anni dopo, quando decide di correre contro Donald Trump: vinte le primarie democratiche su una linea moderata, soprattutto grazie al sostegno degli afroamericani. È dopo il ritiro di Bernie Sanders e l'endorsement di Obama, nell'aprile del 2020, che la corsa di Biden è entrata nel vivo: ad agosto l'annuncio della senatrice Kamala Harris come 'running mate', prima candidata di colore (ha origini sia afroamericane che sud-asiatiche) alla vicepresidenza degli Stati Uniti. Il 18 di quello stesso mese, Biden la nomina ufficialmente come candidato democratico per l'elezione presidenziale del 2020. Adesso arriva l’insediamento alla Casa Bianca, previsto per il prossimo 21 gennaio.

Fonte: AGI

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