Anche post mortem il mistero che ruota attorno a Giovanni Aiello, anche noto come "Faccia da mostro" (per una cicatrice sul volto), il killer di Stato al servizio della mafia di cui hanno parlato diversi pentiti, muove diversi interrogativi. Chi era davvero l'ex poliziotto? Quale il suo ruolo?
Le Procure di Palermo, Reggio Calabria e Caltanissetta si sono occupate di lui in svariate occasioni ed ancora oggi emergono segmenti di indagine che alimentano i sospetti sulla sua figura, non solo per i nuovi apporti dichiarativi di testimoni e collaboratori di giustizia.
Così come scritto da La Repubblica gli investigatori della squadra mobile di Caltanissetta, su richiesta della procura nissena, sono tornati a cercare nelle carte che gli erano state sequestrate anni fa e ci sarebbero nuovi aspetti da approfondire partendo da alcune annotazioni dello stesso Aiello, scritte in una sorta di diario.
Sapeva di essere sotto osservazione ("È ricomparso furgone rosso targato Mi davanti al tabacchino. Cosa cavolo devono ascoltare?", scriva il 7 febbraio 2014 in un foglio), ma prendeva comunque appunti.
Agli inquirenti diceva di non essere altro che un pescatore, ma nel 2011 scriveva di aver trascorso spesso le feste natalizie "un po' dappertutto, in giro per il mondo".
Tra gli elementi ritenuti di interesse vi è una lettera scritta da una donna in cui, come riportato dal quotidiano, si legge: "Ho saputo prima da Filippo e poi da Sarino le tue odissee che per me sono incomprensibili solo per il fatto che non so niente del tuo lavoro e del compito che hai, anche se posso immaginare vagamente un po’ tutto".
Quella missiva, che riporta la data del 1978, è rilevante se si considera che in quella data Giovanni Aiello non era più in polizia da un anno.
Ciò ha portato gli investigatori a chiedersi quale fosse il "compito" a cui si faceva riferimento.
In un'altra cartolina di appena tre anni prima, lo stesso Aiello scrive alla moglie di un viaggio in Svizzera fatto "per servizio".
La dirigente della squadra mobile di Caltanissetta, Marzia Giustolisi, in un rapporto alla procura ha messo in evidenza la singolarità del dato nel momento in cui alcuni colleghi hanno parlato di "scarsa professionalità" dell'ex poliziotto.
E così è emerso che Aiello aveva avuto un congedo per "turbe nevrotiche", nonostante non dimostrasse di averne, oppure, come riferito da un altro poliziotto, Giulio Martino, era uomo di fiducia di Bruno Contrada.
"Spiegò che era persona di sua massima fiducia e che mi avrebbe aiutato nella mia attività - ha messo a verbale davanti ai pm - Ma mi sembrò strano, perché io ero un sottufficiale della Criminalpol, altro ufficio, la mia sensazione era che lui dovesse seguire le mie indagini per conoscere le mie fonti e riferirle a Contrada".
Altri elementi di rilievo riguardano una bozza di una richiesta di cancellazione dai pubblici registri di una Honda targata Pa081720 acquistata nel 1976 (i pentiti parlano di faccia da mostro alla guida di una Honda), o ancora il ritrovamento di un biglietto del traghetto per Messina, datato 7 novembre 2011, nonostante ai magistrati avesse sempre detto di non essere più tornato in Sicilia dopo il suo congedo dalla polizia.
E poi ancora, analizzando i tabulati del suo cellulare, la presenza di un contatto con un’utenza intestata al Trentunesimo Stormo dell’Aeronautica, quello che cura i voli di Stato, o la serie di nomi in codice scritti nella rubrica (Bkebnbclarico, Blu, Cane, Douttgia, Gel, Marinaio, Napokjadio). Tracce che rappresentano l'uomo dei misteri.
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