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Le idee e le intuizioni di Giovanni Falcone, il suo metodo investigativo, la sua visione della lotta alle mafie sono al centro della risoluzione italiana approvata all'unanimità, a Vienna, dalle 190 nazioni che hanno partecipato alla Conferenza delle Parti sulla Convenzione Onu contro la criminalità transnazionale (Convenzione di Palermo). Delegazioni diplomatiche di tutto il mondo, esponenti delle istituzioni e della società civile, ong italiane, come la Fondazione Giovanni Falcone, il Centro Pio La Torre e Libera, sotto l'egida dell'Unodc (l'Ufficio delle Nazioni Unite per il controllo della droga e la prevenzione del crimine), hanno raccontato le proprie esperienze e discusso dello stato della lotta alle mafie nel mondo e di come migliorare e rendere più efficace la Convenzione di Palermo, il primo strumento legislativo universale contro la criminalità organizzata transnazionale ratificato nel 2000 e fortemente voluta dal magistrato ucciso dalla mafia il 23 maggio del 1992 a Capaci.
La Convenzione, che il 15 novembre compirà 20 anni, diede per la prima volta una definizione di criminalità organizzata applicabile alle mafie di tutto il mondo, parla di assistenza giudiziaria reciproca e promuove la cooperazione tra le forze dell'ordine, prevede una serie di impegni per gli Stati firmatari.
Nella risoluzione italiana approvata a Vienna si rende un "omaggio speciale a tutti coloro, come il giudice Giovanni Falcone, il cui lavoro e sacrificio hanno aperto la strada all'adozione della Convenzione", si sottolinea "che la loro eredità sopravvive attraverso il nostro impegno globale per la prevenzione e la lotta alla criminalità organizzata" e si esprime "seria preoccupazione per la penetrazione di gruppi criminali organizzati nell'economia lecita e, a questo proposito, per i crescenti rischi legati alle implicazioni socioeconomiche della pandemia del coronavirus (COVID-19)". Nel documento, inoltre, si invitano gli Stati a condurre indagini economiche, a "seguire il denaro" con strumenti di indagine finanziaria e a identificare e interrompere qualsiasi legame tra criminalità organizzata transnazionale, corruzione, riciclaggio e finanziamento del terrorismo e a utilizzare la Convenzione di Palermo come base giuridica per un'efficace cooperazione internazionale finalizzata al sequestro, alla confisca dei guadagni illeciti indipendentemente dalla condanna penale.
Viene spiegato, infatti, come l'adozione delle misure patrimoniali - sequestri e confische - dal 1982 in Italia si rivelano uno strumento utilissimo nella lotta ai clan. Quindi si suggerisce l'uso sociale dei beni tolti alle mafie, l'invito alla costituzione di corpi investigativi comuni che facciano uso delle più moderne tecnologie, l'estensione della Convenzione di Palermo a nuove forme di criminalità come il cybercrime e i reati ambientali ancora non disciplinati da normative universali e il potenziamento della collaborazione tra gli Stati, le banche e gli internet providers per il contrasto alla criminalità transnazionale.

Foto originale © Shobha

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