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Il padre e il nipote di Nino ospiti nel programma “I Fatti Vostri”* di Giancarlo Magalli

Lo scorso lunedì 12 ottobre Vincenzo Agostino insieme a suo nipote Nino, ospiti nel programma condotto da Giancarlo Magalli, “I Fatti Vostri”, hanno ancora una volta dato testimonianza di ciò che accadde ad Antonino Agostino (figlio di Vincenzo) e a sua moglie incinta Ida Castelluccio. I coniugi vennero assassinati da Cosa Nostra il 5 agosto 1989: mentre entravano nella villa di famiglia per festeggiare il compleanno della sorella di lui, un gruppo di sicari in motocicletta arrivò all'improvviso e cominciò a sparare. Agostino tentò di fare da scudo con il suo corpo alla moglie ma venne colpita anche lei. “Lui trascinava la moglie per non farla colpire... però questa giovane donna si rialza e ci dice in faccia ai killer 'io so chi siete' e poi gli sparano un colpo al cuore.”, ha raccontato Vincenzo Agostino con gli occhi pieni di lacrime durante la trasmissione. Ma oltre all’orrore di un padre nel vedere il proprio figlio ucciso davanti agli occhi ci fu anche la realizzazione che intorno a quella vicenda si erano mossi e si stavano muovendo nell’ombra elementi di natura “ibrida” che si erano attivati immediatamente per non far emergere la verità. Infatti a più di trent’anni di distanza da quella tragedia non si è ancora riusciti a fare piena luce sul caso.
Una storia giudiziaria, quella di Antonino Agostino, fatta di lunghi depistaggi e vergognosi insabbiamenti. È stato il caso per esempio dell’intercettazione ambientale della conversazione del febbraio del 2008 tra l’ex ispettore di polizia Guido Paolilli (indagato per favoreggiamento nel 2008 e archiviato per prescrizione) e suo figlio, mentre si trovavano nella loro casa di Montesilvano, in Abruzzo. Stavano guardando un servizio della trasmissione "La Vita in diretta" in cui Vincenzo Agostino raccontava del biglietto trovato nel portafoglio del figlio, dove era scritto, “se mi succede qualcosa guardate nell'armadio di casa”, quando il figlio di Paolilli domandò al padre “cosa c'era in quell'armadio?”. “Una freca di cose che proprio io ho pigliato e poi ho stracciato”, gli aveva risposto l’ex ispettore della polizia senza tergiversare. E se fossero proprio quelli i documenti svaniti nel nulla successivamente all’omicidio di Antonino Agostino?
Ancora, Giovanni Aiello - alias “faccia da mostro” - poliziotto con legami molto stretti con i servizi segreti, morto di infarto il 21 agosto 2017 a Montauro, si presentò a casa di Vincenzo Agostino pochi giorni prima della morte del figlio per chiedergli dove fosse Nino.
Il giorno che ci furono i funerali di Nino Agostino oltre alla presenza dei parenti e di moltissimi cittadini furono presenti anche i giudici Giovanni Falcone e Paolo Borsellino. Durante la trasmissione Giancarlo Magalli ha ricordato come il primo disse due cose: “La prima: ‘questo ragazzo mi ha salvato alla vita’, e la seconda: ‘questa è stata una prova generale’”. Perché il giudice Falcone disse quelle due frasi?
“Perché - ha risposto Vincenzo Agostino - il giudice Falcone sapeva benissimo che dietro l’uccisione di mio figlio c’erano menti raffinatissime... queste menti raffinatissime ancora esistono. Ma questa volta io ho trovato dei magistrati che non hanno lacci e lacciuoli per nessuna parte e quindi stanno cercando di vedere come portare avanti questo processo, mi auguro che questa storia non venga interrotta da nessuno”.
Dalle indagini inoltre è emerso come Nino Agostino fosse impegnato nella ricerca dei latitanti e che il giorno del fallito attentato all’Addaura, il 21 giugno 1989, in cui avrebbero dovuto essere uccisi il giudice Falcone e la collega Carla Del Ponte con 58 candelotti di dinamite, era presente nella zona. Nei giorni successivi il poliziotto stava conducendo indagini per identificare chi aveva trasportato il borsone di esplosivo sugli scogli.
Per più di trent’anni su questo delitto non si è mai riusciti ad aprire un processo, ma ora sembra che ci sia finalmente uno spiraglio di luce, che potrebbe portare alla verità: “Perché c’è un processo che è appena iniziato... siamo appena alla seconda udienza (15 ottobre n.d.r.) e in questo processo ci sono due elementi di rilievo della mafia ma anche un insospettabile, una persona accusata di favoreggiamento per il delitto Agostino.
I due elementi di spicco della mafia, imputati nel processo che si sta celebrando all’aula bunker dell’Ucciardone di Palermo, dove l’accusa è rappresentata dai sostituti procuratori generali Umberto De Giglio e Nico Gozzo, sono i boss Nino Madonia e Gaetano Scotto. Il terzo invece è Francesco Paolo Rizzuto, poliziotto e amico di Nino Agostino. I boss dovranno rispondere di duplice omicidio, l’ex poliziotto di favoreggiamento aggravato.
“Era un bambino che noi lo abbiamo cresciuto (riferendosi a Francesco Paolo Rizzuto) ... Nino lo ha cresciuto. Portava alla famiglia della cioccolata, della Nutella... gli portava da sfamarsi. Questo ragazzo io non capisco perché ha tradito Nino quel giorno... il 5 agosto 1989, ha raccontato il padre Vincenzo.
Dalle indagini è emerso che Francesco Paolo Rizzuto, soprannominato “Paolotto”, nel 1989 era amico di Agostino e che la notte precedente all’omicidio era andato con la vittima ad una battuta di pesca. Secondo gli inquirenti il Rizzuto avrebbe mentito in più occasioni su quanto accaduto sul luogo del delitto, come emergerebbe da un’intercettazione della Dia in cui il poliziotto parlando con un suo congiunto dichiara di “aver visto Agostino a terra sanguinante e di essersi financo sporcato la maglietta indossata piegandosi sul corpo ormai esanime dell’amico, per poi fuggire buttando via l’indumento, precisando di non aver mai riferito tale circostanza quando venne sentito, poco dopo l’omicidio, dagli organi inquirenti”.
Rimane solo da augurarsi che il processo sia in grado di far emergere tutta la verità. Purtroppo quest’ultima non potrà essere conosciuta dalla moglie di Vincenzo, Augusta, mamma dell’agente, deceduta il 28 febbraio 2019. Come scritto sulla sua lapide “qui giace Augusta mamma dell’agente Antonino Agostino una donna in attesa di giustizia anche dopo la morte”. Nel corso della trasmissione la tomba della moglie è stata mostrata a Vincenzo che a stento è riuscito a trattenere le lacrime: “È un dolore tremendo! È un dolore che non posso mai dimenticare... che mia moglie camminava sempre accanto a me per chiedere verità e giustizia”.
La trasmissione si è chiusa con l’intervento del nipote di Vincenzo, Nino: “Mio zio è stato un eroe e mi ha ispirato per quello che voglio diventare in futuro, mi sono iscritto a giurisprudenza e una volta presa la laurea vorrei entrare in polizia.
E così attendiamo la seconda udienza preliminare, prevista per oggi 15 ottobre, in cui ci sarà presente il giudice dell’udienza preliminare, Alfredo Montalto e il padre di Antonino Agostino difeso dall’avvocato Fabio Repici. "Un torbido terreno di rapporti opachi tra componenti elitarie di Cosa nostra e alcuni esponenti infedeli delle istituzioni", sono state le parole di De Giglio e Gozzo sulla definizione del contesto nel quale è maturato il delitto. Ed è proprio su questo terreno torbido che la magistratura è chiamata a fare luce.

* VIDEO Guarda la puntata de "I Fatti Vostri" (intervento 1h 28' 00'')

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