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di AMDuemila
La Germania pensava che il riciclaggio di denaro sporco non fosse un problema che toccava la sua nazione. Invece, l’ultimo rapporto annuale della Financial intelligence Unit di Colonia segnala un quadro in crescita piuttosto preoccupante riguardo i presunti reati finanziari. Una realtà nuova per l’opinione pubblica tedesca, tranne per gli addetti ai lavori, che oggi si ritrovano in casa propria professionisti dal “colletto bianco” dalle mani sporche. A riportare la notizia è stato oggi il giornale “Il Fatto Quotidiano”. Come riportato dal quotidiano, in dieci anni le segnalazionI riguardo i reati finanziari sono decuplicate: da 10.000 del 2009 alle 114.914 del 2019 e in un anno, cioè dal 2018 al 2019 sono aumentate di 37.000. Sicuramente c’è un aumento dei casi sospetti, come anche delle segnalazioni. Secondo deputato della Linke, Fabio De Masi, che si occupa di questi temi, “l’aumento delle segnalazioni di sospetto riciclaggio non è identico a una migliore lotta contro il money laundering”. In Germania i reati di riciclaggio sono spesso non perseguiti. Infatti, il reato di riciclaggio è stato INSERITO nel codice penale tedesco nel 1992 e la prima legge si è avuta nel 1993 poi rivista nel 2008, ma per molti ancora lacunosa. “Tradizionalmente la cultura del perseguimento di reati come il riciclaggio di denaro in Germania è poco sviluppata”, ha ammesso il responsabile del dipartimento di indagine delle transazioni finanziarie (Fiu) Christoph Schulte a Tagesspiegel pochi giorni fa. Rispetto all’Italia la legislatura tedesca è giovane in quanto nel codice penale italiano il reato è stato inserito nel 1978. Solo l’11 agosto scorso i ministeri della Giustizia e delle Finanze hanno accettato la direttiva europea del 2018 per la lotta al riciclaggio, presentando una proposta di legge che potrebbe determinare la vera svolta rispetto al passato. Fino a questo passaggio in Germania si veniva perseguiti dalla giustizia solo quando si poteva dimostrare che il patrimonio sospetto derivasse da commercio di droga, tratta di esseri umani o estorsione. La nuova proposta normativa annuncia di trasformare in reato penale il semplice nascondere profitti illeciti, a prescindere dalla loro provenienza. Per quanto riguarda l’aspetto investigativo la cosa si fa più complicata. La Financial Intelligence Unit, l’unità centrale per il rilevamento dei sospetti reati di riciclaggio, è nata agli inizi degli anni duemila come una divisione dell’Ufficio criminale federale. Mentre nel 2017 l’allora ministro delle Finanze cristiano-democratico Wolfgang Schäuble l’ha inglobata all’interno del ministero delle Finanze presso l’autorità delle dogane. Cosa che non rimase nascosta e fu al centro di numerose critiche. Secondo il responsabile dell’Ufficio criminale federale, Sebastian Fiedler, questo spostamento dal dicastero degli Interni alle Finanze ha depotenziato la forza e l’efficienza della struttura e l’ha privata della collaborazione delle altre forze di polizia. Infatti, l’unità non svolge alcuna attività investigativa ma solo una funzione di “filtro” in quanto riceve le segnalazioni di transazioni finanziarie sospette da banche, istituti finanziari e notai, le visiona, le verifica e poi le inoltra alle autorità inquirenti. Nel 2019 di 115.000 casi solo un terzo sono stati rinviati alle procure e dal 2017 ad oggi le segnalazioni hanno dato frutto solo a 156 sanzioni, 133 rinvii a giudizio, 54 sentenze. Numeri che evidenziato dei problemi di fondo, come l’inefficienza del sistema e problemi riguardo alle risorse strutturali. “Dei 400 posti sulla carta ne abbiamo coperti 300”, ha raccontato il responsabile del dipartimento del Fiu, Schulte. Per la lentezza con cui procede il lavoro dell’Unità Fiu è stata accusata di rallentare volutamente i procedimenti. La Procura di Osnabruck ha aperto un fascicolo con l’accusa di ostruzione alla Giustizia. Secondo il pubblico ministero della Bassa Sassonia, dalla metà del 2018 all’inizio del 2020 in otto casi sospetti di riciclaggio l’Unità non ha proceduto o non lo ha fatto abbastanza velocemente, ha raccontato Süddeutsche Zeitung. Tra i casi di cui l’Unità si è occupata c’è stata la segnalazione di 1,7 milioni di euro affluiti da tre istituti bancari tedeschi verso stati africani. Stessa dinamica che ha riguardo il caso Wirecard.

Foto © Imagoeconomica

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