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di AMDuemila
Avrebbe gestito a proprio uso e consumo il flusso di denaro destinato al centro di accoglimento per richiedenti asilo
Insieme a lui condannati altri 20 imputati del processo Johnny

Edoardo Scordio, l'ex parroco di Isola Capo Rizzuto e correttore spirituale della Misericordia, è stato condannato, insieme ad altri 20 imputati, a 14 anni e 6 mesi di reclusione dal Tribunale di Crotone a conclusione del processo scaturito dall'operazione della Dda di Catanzaro denominata Johnny. Operazione avvenuta nel maggio 2017 che ha portato alla luce le ingerenze della cosca Arena nella gestione del Centro di accoglienza per migranti e nell'economia del territorio di Isola Capo Rizzuto. Era soprattutto il servizio catering quello su cui gli Arena lucravano. Le accuse a carico dei 68 arrestati, a vario titolo, furono: associazione mafiosa, estorsione, porto e detenzione illegali di armi, malversazione ai danni dello Stato, truffa aggravata, frode in pubbliche forniture.
124 le persone indagate in totale. L'operazione ha fatto registrare 68 arresti tra cui quelli 'eccellenti' dell'ex governatore della Misericordia, Leonardo Sacco (condannato a 17 anni e 4 mesi nel processo con rito abbreviato) e del parroco di Isola Capo Rizzuto, don Edoardo Scordio entrambi accusati di associazione mafiosa. L'accusa era rappresentata dal sostituto procuratore della Dda Domenico Guarascio che aveva chiesto per Scordio la condanna a 18 anni di reclusione. Alla sbarra erano finiti 38 indagati di cui 21 condannati e 17 assolti. L'impianto accusatorio basato appunto sulle vicende legate alla gestione del Cara ed in particolare della mensa per i migranti ha retto. Gli inquirenti hanno sostenuto che i gestori facevano la cresta ai finanziamenti statali diretti alla struttura parte delle quali finivano nelle tasche degli esponenti dei clan.

Gli affari dell’ex parroco
Dall’inchiesta è emersa ampiamente la figura dell’ex parroco Edoardo Scordio. Amato dalla sua comunità, negli anni ’80 Scordio divenne famoso per la sua lotta alla criminalità organizzata, e in particolare alla ‘ndrangheta’. Celebri furono le sue omelie in piazza contro i boss. Tutto questo fino a quando sotto la sua automobile venne trovato un ordigno che probabilmente mise fine alla sua campagna culturale contro la mafia. Col tempo il parroco sarebbe diventato un “mammasantissima” affiliato al clan Arena il quale aveva annusato il profumo di affare con il Cara di Isola Capo Rizzuto. Il 15 maggio 2017 per il parroco della Chiesa dell’Annunziata di Isola Capo Rizzuto scattarono le manette. L’accusa è pesantissima: aver gestito a proprio uso e consumo il flusso di denaro destinato all’accoglienza. Si parla di quasi 36 milioni di euro sui 100 milioni stanziati dal ministero dell’Interno sin dal 2006.
Il suo operato appare chiaramente nelle oltre duemila pagine dell’ordinanza della “Operazione Jonny”. Stando alle ricostruzioni dei carabinieri del Ros “il Cara di Sant’Anna e la Misericordia di Isola Capo Rizzuto erano il bancomat della mafia”. Secondo gli inquirenti inoltre il don avrebbe riciclato i soldi in Svizzera, dove vive suo fratello.

Fonte: lecodelsud.it

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