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di AMDuemila
L’allarme del magistrato: “Nel mirino delle mafie c’è il brand Italia”

“L’effetto delle scarcerazioni? In questi mesi è stato devastante ha minato la fiducia nella giustizia e nello Stato che avevamo faticosamente conquistato negli ultimi anni”. E’ così che è tornato a commentare le scarcerazioni dei boss il procuratore capo di Catanzaro, Nicola Gratteri, in un’intervista a “Il Fatto Quotidiano”. Secondo il magistrato chi ha pensato la circolare del Dap che ha prodotto l’ondata di scarcerazioni “non voleva certo favorire i mafiosi e non prevedeva neppure l’onda di uscite dal carcere”. “Le ragioni poste a fondamento delle scarcerazioni sono legate - ha aggiunto - a rischi di salute per il detenuto; purtuttavia un rafforzamento c’è stato in ragione dell’alto valore simbolico del rientro nei territori di provenienza degli appartenenti ai gruppi criminali. Un effetto devastante. La gente è smarrita di fronte a certe scarcerazioni”.
Il magistrato ha poi spiegato che in realtà i detenuti rischiano più il contagio stando fuori ai domiciliari che in carcere: “Due mesi fa avevo detto che era più facile essere contagiato in piazza Duomo a Milano che non nelle carceri di San Vittore o di Opera. Sono stato criticato e attaccato. Oggi i fatti mi danno ragione: i contagiati in carcere sono 159 su 62 mila detenuti. Intanto ottomila persone sono uscite di cella, diminuendo il sovraffollamento carcerario. Ma intanto sono state scarcerate 400 persone che erano detenute al 41 bis o in alta sicurezza. - ha proseguito - In nome di un pericolo di contagio che non si è manifestato. I detenuti avevano il 99,5 per cento di possibilità di non infettarsi: a dirlo è il Garante nazionale delle private libertà. Era più pericoloso fare la spesa al supermercato che stare in carcere”. Con il nuovo decreto Bonafede sulle scarcerazioni dei boss, secondo Gratteri, “obbliga almeno a controllare, prima di scarcerare, se è attuale e concreto il pericolo che il detenuto possa infettarsi di Covid-19”. Sempre sul decreto, che impone di chiedere il parere, prima di scarcerare, alle procure distrettuali antimafia e alla Procura nazionale, il magistrato ha detto: “Le Direzioni distrettuali antimafia devono rilasciare il parere in due giorni: troppi pochi, ce ne vorrebbero almeno cinque. Anche perché la Direzione nazionale antimafia, che invece ha a disposizione 15 giorni, il parere lo chiede a noi delle procure distrettuali".
In un’altra intervista la quotidiano “La Stampa”, il procuratore capo di Catanzaro ha evidenziato come nell’emergenza Coronavirus "la ‘Ndrangheta è già arrivata prima dello Stato, nel mirino c’è il brand Italia”. Secondo il magistrato “c’è un welfare mafioso, che approfitta della mancanza dello Stato, e c’è il doping economico di cui hanno bisogno imprese e attività commerciali per non fallire" e le mafie che "hanno una liquidità sterminata dunque investono". Dove? Nel "narcotraffico internazionale, settore - ha ricordato Gratteri - in cui la ‘Ndrangheta è leader nel mondo", e anzi "quasi monopolista". “E’ un'occasione d'oro per riciclare il denaro del narcotraffico. - ha concluso - Bisognerebbe intervenire sull'uso del cash, subito, prima che arrivi l'usuraio mafioso che è diverso da quello sui generis per intenderci”.

Foto © Imagoeconomica

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