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di AMDuemila
Le grida dai balconi dei vicini: "Basta chiudete", "No, la mafia non deve vincere". Ma il proprietario: "No, non chiudiamo"

Anche durante la pandemia del Covid-19, la mafia foggiana non si ferma. Nel silenzio delle strade di Foggia, durante la quarantena, ancora una volta una bomba ha fatto sobbalzare la città. L’ordigno ha colpito una residenza per anziani, "Il Sorriso di Stefano”, già danneggiata da una esplosione il 16 gennaio scorso. I proprietari della struttura sono i fratelli Cristian e Luca Vigilante, il primo testimone in un processo contro un clan locale (due affiliati ai Moretti), ed entrambi già finiti sotto scorta dopo altri due attentati dinamitardi a gennaio. Luca Vigilante ed il suocero, Paolo Telesforo, sono parti offese nel processo denominato "Decima Azione" operazione del novembre 2018 che porto all'arresto di 30 tra esponenti ed affiliati della cosiddetta “Mafia del pizzo a Foggia”. Il primo episodio c’è stato la notte tra il 3 e il 4, in via D'Aragona quando sconosciuti piazzarono un potentissimo ordigno sotto il Range Rover di Cristian, facendolo letteralmente saltare in aria. Il secondo, quello del 16 gennaio, contro la struttura per gli anziani. Dagli elementi emersi dalle indagini lo scoppio della bomba è avvenuto nel primo pomeriggio, alle 14.50: l’ordigno ha divelto la saracinesca del centro, sventrato l'insegna luminosa e danneggiato anche un'auto parcheggiata nelle immediate vicinanze. I vetri delle finestre delle abitazioni della zona sono andati in frantumi. I due manager sanitari hanno da sempre escluso di aver ricevuto minacce o richieste estorsive. Sul posto hanno operato i vigili del fuoco e gli uomini della squadra mobile che nelle prossime ore visioneranno i filmati delle telecamere a circuito chiuso del centro per anziani, che al momento dell'esplosione era chiuso.
Luca Vigilante, quando si è recato presso la sua struttura, è stato accolto da reazioni di segno opposto da parte di vicini, che dai balconi hanno gridato chiedendo di chiudere la struttura perché esasperati dalla paura. Mentre altri della zona hanno hanno chiesto di non cedere alla Mafia, mantenendo il centro aperto. Vigilante, scosso dall’accaduto, pur comprendendo il disagio dei residenti, ha affermato di non aver alcuna intenzione di chiudere: “Io capisco i vicini perché questa gente deve vivere con la paura di un qualcosa che oramai non sappiamo neanche più decifrare, ma noi non chiudiamo. Non esiste proprio. Stiamo parlando di una struttura che gestisce le fragilità di esseri umani. Se chiudessimo in queste circostanze, avremmo fallito tutti. Si va avanti".

Foto © Ansa

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