di AMDuemila
Bonafede in aula: "Gravi danni strutturali"
Questa mattina il ministro della Giustizia, Alfonso Bonafede, ha riferito al Senato delle evasioni dal carcere di Foggia, penitenziario che ha riportato a seguito della rivolta dei detenuti "gravi danni strutturali".
Dei 72 detenuti evasi, al momento attuale, come riferiscono in una nota congiunta il Comando provinciale dei carabinieri e la Questura del capoluogo dauno, ben 61 sono stati catturati dalle Forze dell'Ordine o si sono costituiti. Rimangono da ricercare 11 persone. Tra costoro spicca il nome di Cristoforo Aghilar, l'uomo di 36 anni, accusato di aver assassinato, lo scorso 28 ottobre ad Orta Nova, la signora Filomena Bruno, 53 anni, madre della sua ex fidanzata. Il delitto sarebbe stato motivato dal fatto che la donna gli aveva negato di riferirgli dove si trovasse la giovane che vive in una località protetta.
"Chiunque avesse notizie su di lui e sulle altre persone evase può riferirle, nell'anonimato più assoluto e nella massima riservatezza, alle Forze di Polizia chiamando i numeri telefonici 112 o 113", si spiega nella nota. Altro nome di rilievo è quello di Ivan Caldarola, figlio di Monica Laera sotto processo a Bari per aggressione e minacce alla giornalista, inviata del Tg1, Maria Grazia Mazzola che al tempo stava compiendo un servizio proprio sui procedimenti criminali del giovane.
Il ministro della Giustizia, Alfonso Bonafede
Per quanto concerne la rivolta del carcere di Foggia è stata l'unica ricostruita nel dettaglio dal ministro, che ha ringraziato la polizia penitenziaria e tutto il personale dell'amministrazione penitenziaria per aver "affrontato, mettendo a rischio la propria incolumità, situazioni molto difficili". E' cominciata la mattina del 9 marzo con alcuni detenuti che, ha riferito il ministro Bonafede, hanno "appiccato il fuoco a lenzuola e materassi e danneggiato suppellettili all'interno delle camere di pernottamento". Nel frattempo, "circa 200 detenuti, in quel momento presenti nei cortili di passeggio a colloquio con il comandante, in massa imboccavano il corridoio verso l'uscita dei reparti. Durante il percorso forzavano i cancelli tra le sezioni favorendo l'uscita di altri detenuti e, dopo un tentativo di raggiungere la direttrice nel frattempo sopravvenuta, tentativo fallito grazie all'intervento della polizia penitenziaria, proseguivano nella loro azione scardinando il cancello interno della porta carraia, riuscivano a vincere le resistenze della polizia penitenziaria e si portavano fuori dalle mura perimetrali dell'istituto in 72. Successivamente, grazie al lavoro congiunto della polizia penitenziaria e delle altre forze dell'ordine tempestivamente allertate, 56 di loro sono stati riportati in carcere".
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