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di AMDuemila
Depositate le motivazioni della sentenza del 30 gennaio in cui la Cassazione confermò la condanna di Carmine Spada

Una "agguerrita e organizzata plurisoggettività, che delinque con metodo mafioso”. E’ così che i giudici della Suprema Corte di Cassazione hanno definito il clan Spada nelle motivazioni della sentenza, che lo scorso 30 gennaio confermò la condanna a 8 anni di reclusione a Carmine Spada per l'estorsione - aggravata dal metodo mafioso - a un gestore di una ricevitoria ad Ostia. Era il 2014 quando Spada aggredì in strada a Ostia insieme con Emiliano Belletti, suo braccio destro, il tabaccaio Adriano Baglioni. Lo presero anche a schiaffi in strada, dopo aver quasi triplicato nel giro di tre giorni l'importo che gli avrebbe dovuto dare. Il Belletti poi si era presentato in negozio accusando il tabaccaio di non avergli giocato una schedina del superenalotto che a suo dire aveva vinto 100mila euro, cifra poi aumentata fino a 275mila euro. E da quel momento che iniziarono una serie di minacce di morte per Baglioni che poi decise di denunciare alla Polizia. Secondo la Cassazione quell’aggressione mostrò un "comportamento platealmente violento e sprezzante" ricorrendo "ad un'azione dimostrativa della propria capacità criminale, schiaffeggiando la persona offesa per strada, in modo da rimarcare la propria supremazia in quel territorio". Per i giudici quell’atto “deve essere letto congiuntamente al comportamento di Belletti che il 29 aprile per amplificare l'effetto intimidatorio delle proprie minacce aveva anticipato la visita del proprio 'amichetto' ed evocato in modo esplicito la presenza di altri soggetti ai quali si accompagnava nelle sue azioni intimidatorie: ‘comunque sia, lo sai che facciamo noi, lo sai che faccio io, metto le bombe, e noi siamo tanti" così evocando chiaramente la presenza di altri soggetti, che unitamente alla fama di Spada quale esponente di una famiglia radicata nella criminalità organizzata del territorio, era in grado di amplificare l'effetto intimidatorio delle sue minacce grazie alla forza del vincolo associativo".
In conclusione, la Corte ha osservato che "dalla sentenza di primo grado emerge che il gruppo Spada all'epoca dei fatti era noto alle forze dell'ordine operanti sul territorio di Ostia e ai mezzi di stampa poiché i suoi esponenti avevano imposto con violenza e minaccia il proprio controllo su alcune attività economiche e, in occasione di alcuni gravi delitti, era emerso l'atteggiamento omertoso da parte dei testi".

Foto © Imagoeconomica

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