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di AMDuemila
I dettagli del blitz che ha portato al sequestro di 386kg di droga arrivata dalla Colombia

C’è un ponte che dalla Colombia, passando per il Messico e la Spagna, arriva fino in Sicilia. Un ponte sul quale viaggiano quintali e quintali di droga. Lo ha scoperto ieri la Dda di Catania con l’operazione “Halicon” che ha portato a un fermo per due indagati e un ordine di arresto internazionale per altri cinque oltre al maxi sequestro di 386 chili di cocaina suddivisa in 342 panetti e 6 buste per un valore di circa 20 milioni di euro. Il blitz ha aperto uno squarcio sui traffici mondiali dei cartelli messicani della cocaina facendo emergere i collegamenti con la città etnea come uno degli snodi europei del giro mondiale di droga. Come spiegato ieri nel corso della conferenza stampa seguita all’operazione, gli investigatori, in particolare i Finanzieri del Gico, in stretto contatto con la polizia spagnola e colombiana, sono riusciti a fotografare un’intera catena di fornitura della cocaina gestita dal cartello messicano di Sinaloa dalla zona di produzione della Colombia fino a Catania. Le indagini, seguite dal procuratore aggiunto Ignazio Fonzo e dal sostituto Andrea Bonomo, hanno dimostrato che il carico di cocaina intercettato dai finanzieri è arrivato a Catania in aereo lo scorso 11 gennaio nell’aeroporto Fontanarossa come carico di "libri" ed era stato conservato in un locale nel capoluogo etneo in attesa di essere smistato nel nord Italia e in Europa. Inoltre, si apprende, la cocaina sarebbe stata concentrata a Bogotá in tre distinte fasi dai narcos messicani, avvalendosi di due guatemaltechi, Daniel Esteban Ortega Ubeda detto “Tito”, e Felix Ruben Villagran Lopez detto “Felix” oltre ad un intermediario, Luis Fernando Morales. A Catania, secondo quanto accertato, sono giunti “Tito” e ”Felix” i quali avrebbero organizzato l’avvio di consegne prova dello stupefacente. Una prima partita di tre chili sarebbe stata spedita dai due a Verona, dove sarebbe stata proposta ad acquirenti italiani. Successivamente sarebbero giunti a Verona dal Messico Chavez, Da Fiume e Garcia Riera. I tre, destinatari della droga, ad Affi avrebbero incontrato Tito e Felix, ai quali avrebbero dato 35.000 euro in contanti a parziale pagamento della droga, denaro poi sequestrato, che sarebbe stato il preludio dell’invio di un quantitativo di cocaina maggiore. I due nella località veneta sono in seguito pedinati e arrestati nei giorni scorsi. A guidarli, come hanno spiegato gli inquirenti c’era un certo José Angel Rivera Zazueta (33 anni), detto "El Flaco", considerato uno dei manager più influenti del narcotraffico mondiale, nonché soggetto ritenuto vicino a Ismael Zambada García, il capo del famoso cartello messicano di Sinaloa dopo l’arresto di El Chapo Guzmàn. "El Flaco", tutt’ora latitante, pare essersi comodamente stabilito a Catania, in un lussuoso albergo nel centro della città girando la Sicilia per alcuni giorni salvo poi fare ritorno in Messico da dove sono poi partiti i suoi emissari suoi originari del Guatemala: Daniel Esteban Ortega Ubed e Felix Ruben Villagran Lopez. "El Flaco" risulta ancora non rintracciabile e sulla sua testa, si apprende, pende un mandato di cattura europeo.
Alla luce di quanto emerso dall’operazione “Halicon” resta da chiedersi, dunque, se e in quale misura Cosa nostra catanese sia tornata a stringere potenti alleanze con il mondo dei narcos oltreoceano. E quindi se i grandi affari degli anni ’80 restano solo un ricordo lontano o meno.

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