di AMDuemila
Continua presso l’aula bunker di Caltanissetta la requisitoria dell’accusa
Prosegue la requisitoria del pubblico ministero Claudia Pasciuti al processo contro l’ex presidente della sezione Misure di prevenzione del Tribunale di Palermo Silvana Saguto e altri 14 imputati accusati di far parte di un sistema di gestione illecita dei beni confiscati alla mafia. Il pm, riportando le parole del commercialista Andrea Dara, uno dei principali testi dell'accusa, ha parlato di una parcella "gonfiata" da un milione di euro che il giudice Saguto autorizzò a liquidare in favore di Gaetano Cappellano Seminara in quanto legale di alcune società appartenenti all'ex re della sanità privata Michele Aiello. "Per anni Cappellano Seminara e Andrea Dara erano stati collaboratori e avevano avuto buoni rapporti - ha detto il pm - ma ad un certo punto, nel 2008, i rapporti tra i due si deteriorano per una progressiva incomprensione sulle cose da fare. Il loro ultimo impegno fu la gestione del grande patrimonio sequestrato all'imprenditore di Bagheria Michele Aiello. Dara contesta a Cappellano la smania di accaparrarsi quante più amministrazioni giudiziarie. Secondo il commercialista il numero di incarichi che Cappellano Seminara riceveva gli impediva di seguire adeguatamente le delicate questioni delle aziende sanitarie di Aiello. Nel novembre 2011 inviò quattro notule a Dara relative a quelle che ritenevano essere le sue spettanze, per circa un milione di euro, per aver seguito delle questioni legali per l'amministrazione Aiello. Dara si oppose, denunciando che quella parcella era gonfiata. Nel febbraio 2012 Cappellano Seminara, viste le resistenze di Dara, scrisse direttamente alla Saguto chiedendo il riconoscimento di quanto gli spettava. Nonostante i rilievi mossi da Dara il 12 aprile 2012 la Saguto emise il decreto di liquidazione da 1 milione di euro". Per pagare la parcella da un milione di euro all’avvocato Cappellano Seminara, ha proseguito la ricostruzione il magistrato, “l’amministrazione Aiello dovette dismettere un pacchetto titoli". "La clinica Villa Santa Teresa, all'epoca in difficoltà economiche e finanziare - ha ricordato la Pm - a quel punto fu costretta a dismettere delle obbligazioni poiché Gaetano Cappellano Seminara rifiutò il pagamento proposto che consisteva in 400mila euro in sei mesi e il resto dilazionato in 12 e 18 mesi. La Saguto dispose anche la dismissione dei titoli. Quella liquidazione di un milione e 71 mila euro era chiaramente esosa, Dara disse 'cosa potevo fare? Ero sostanzialmente isolato, la giudice Saguto aveva una coesione forte con Cappellano Seminara. Lui sollecitava compensi per processi fotocopia, aveva cambiato solo l'intestazione della società, il resto dell'atto era identico’”, ha concluso.
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