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di Davide de Bari - Video
Contestato anche il concorso esterno in associazione mafiosa al capo dell'urbanistica Francesco Morabito

Undici arresti, in carcere e ai domiciliari, a Reggio Calabria per corruzione. In manette è finito anche il sindaco del comune di Villa San Giovanni, Giovanni Siclari. Insieme a lui anche i vertici della società Caronte&Tourist, che da tantissimi anni ha in mano la maggior parte dei collegamenti sullo Stretto di Messina e con le isole minori.
L’operazione dell’Arma dei carabinieri è partita ieri sera, coordinata dalla procura antimafia guidata da Giovanni Bombardieri, quando i militari sono entrati in comune per notificare l'ordine di arresto ai domicilari al sindaco Giovanni Siclari, fratello del senatore di Forza Italia Marco, fermato durante i lavori delle commissioni consiliari. Oltre al primo cittadino, ai domiciliari sono finiti anche il presidente della Caronte, Nino Repaci, l'ingegnere Francesco Morabito, capo dell'urbanistica, l'amministratore delegato Calogero Famiani, il geometra Giancarlo Trunfio dell'Ufficio Tecnico del Comune e un vigile urbano, Vincenzo Bertuca  Le accuse, a vario titolo, sono corruzione, turbativa d’asta, falso in atto pubblico, truffa aggravata e peculato.
All’ing. Morabito è stata anche contestata l’accusa di concorso esterno in associazione mafiosa. Per il Gip l'aggravante sarebbe circoscritto ad un singolo episodio di turbativa d'asta. Diversamente secondo gli inquirenti, con la Procura che sta valutando se presenare appello, gli episodio sarbebero molteplici. E’ proprio dalla figura di Morabito che è partita l’inchiesta della Dda di Reggio Calabria in quanto non avrebbe obbedito ad un ordine di demolizione che avrebbe pregiudicato uomini della cosca di ‘Ndrangheta Bertuca. L’indagine ha avuto inizio anche grazie alla collaborazione del pentito Vincenzo Cristiano, ex uomo dei Bertuca, famiglia espressione di una delle più importanti cosche di ‘Ndrangheta, come quella di Tegano.



Le concessioni per la biglietteria
Secondo gli investigatori, Morabito avrebbe agito per conto degli ‘ndranghetisti in occasione delle ultime elezioni provinciali per raccogliere voti per i candidati favoriti dalla ‘Ndrangheta e anche in qualità di responsabile dell’Urbanistica. Inoltre, secondo gli inquirenti, si sarebbe mosso per favorire i mafiosi negli appalti e lavori. Per lui le cosche di Villa San Giovanni avrebbero sempre “offerto” protezione.
Secondo gli investigatori, al centro dell’inchiesta ci sarebbe un "progetto per la riorganizzazione dell'area Villa Agip con la realizzazione di un nuovo impianto di bigliettazione e connessa automazione" della società Caronte & Tourist. Dalle indagini è anche emerso che la società avrebbe iniziato a realizzare una serie di lavori, prima ancora di avere la concessione, sicura che sarebbe andato tutto liscio. Dalle intercettazioni delle indagini è emersa una telefonata tra il presidente della Caronte Repaci e il capo dell’Urbanistica Morabito. "Si stanno facendo... stanno quantificando un poco per non chiedere troppo" ha detto Morabito al telefono con il presidente Repaci, che secondo gli investigatori avrebbe alluso alla mazzetta da chiedere alla società. "Ehm va bè... non ti allargare" ha risposto Repaci.
Il capo dell’Urbanistica di Villa San Giovanni si sarebbe direttamente interessato della vicenda della biglietteria nella quale sarebbero coinvolti, oltre a Repaci, anche Calogero Famiani, presidente del Cda e amministratore delegato della società e un altro dipendente comunale, Giancarlo Trunfio, agevolando la realizzazione dei lavori. In particolare, in cambio della promessa di assunzione del figlio di Trunfio da parte della Caronte&Tourist, Morabito e Trunfio avrebbero adottato un provvedimento illegittimo per consentire alla società la rapida realizzazione dell'opera in assenza di un titolo edilizio. Il presidente Repaci si sarebbe anche mosso con il vertice dell'amministrazione comunale, individuando il suo principale interlocutore nel sindaco Giovanni Siclari, per assicurarsi l'affidamento dell'area sulla quale la società aveva progettato i lavori che tuttavia era di proprietà dell’Anas.



Il “metodo Morabito”
Dall’inchiesta è emerso anche un altro caso di corruzione con protagonista Morabito che avrebbe agevolato l'iter delle pratiche edilizie di Gaetano Bevacqua, noto imprenditore della ristorazione e gestore della sala ricevimenti "Villa Chiringuito" di località Cannitello di Villa San Giovanni. Tutto questo, secondo gli investigatori, in cambio di cene gratuite o con rilevanti sconti per sé e per altri. Per gli inquirenti, sempre Morabito avrebbe indirizzato l'aggiudicazione dell'appalto per la progettazione definitiva ed esecutiva della riqualificazione del lungomare Fata Morgana di Villa San Giovanni in favore del raggruppamento temporaneo di professionisti, in cui ha inserito anche suo figlio Giovanni Marco, neo laureato in ingegneria. Inoltre, con lo stesso “metodo” Morabito, in concorso con l’allora uomo dei Bertuca, oggi collaboratore, Cristiano, avrebbe anche turbato la gara per fare aggiudicare alla Cooperativa Sociale Pandora gli appalti relativi al servizio di pulizia del Municipio negli anni 2014 e 2016. Il capo dell’urbanistica Morabito avrebbe poi concordato con i rappresentanti della coop la presentazione dell'offerta, predeterminando modalità ed entità del ribasso e garantendo preventivamente l'aggiudicazione dell'appalto. Secondo l’accusa, in questo caso, la contestazione è aggravata dalle modalità mafiose, perché Cristiano, all'epoca dei fatti, apparteneva alla cosca di 'Ndrangheta Bertuca.



Il passato della Caronte&Tourist
La Caronte&Tourist, con base a Villa San Giovanni e con un fatturato annuo superiore a 200 milioni, è sicuramente uno degli attori di primo piano del trasporto marittimo in Italia.
Nel corso dei suoi oltre cinquant'anni di storia, prima dell'operazione di ieri, era stata solo sfiorata dalle inchiste dei magistrati.
A lungo ad amministrare la società, prima della fusione del 2003 denominata solo Caronte, era stata la sola famiglia Matacena, quest'ultima finita sotto la lente d'ingrandimento degli inquirenti.
Amedeo Matacenajr, ex deputato nelle fila di Forza Italia e oggi latitante a Dubai, uscì dagli "affari" dell'azienda di famiglia prima della condanna per concorso esterno in associazione mafiosa com referente per la famiglia di 'Ndranghta dei Rosmini di Reggio Calabira.

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