di Aaron Pettinari
Questa mattina la V sezione penale del tribunale di Palermo, formato dai giudici Donatella Puleo (presidente) Ivana Vassallo e Paolo Magro, ha emesso sentenza di assoluzione "per non aver commesso il fatto" nei confronti dell'ex imprenditore Angelo Niceta, accusato di bancarotta fraudolenta perché presunto socio di fatto nel fallimento della società Onofrio Niceta snc.
Per la stessa accusa, nel marzo 2018, il gup di Palermo Wilma Mazzara aveva condannato il padre, Onofrio Niceta, a tre anni di reclusione.
La vicenda si inserisce all'interno di una serie di denunce e contro denunce in ambito familiare.
Secondo i pm avrebbe distratto beni dalla cassa aziendale, mentre il suo legale, l'avvocato Ugo Forello, è riuscito a dimostrare che il suo assistito avrebbe fatto di tutto per non far fallire la società impegnando circa 950 mila euro. La società poi fallita è divenuta motivo di conflitto per la famiglia Niceta. La società oggetto di conflitto è stata dichiarata fallita con sentenza emessa il 20 luglio 2012. Durante il processo durato circa 5 anni Michelangelo Niceta si era costituito parte civile e aveva chiesto un risarcimento danni.
Angelo Niceta, parlando con i magistrati della Procura di Palermo (tutt'oggi con la sua famiglia vive sotto protezione, ndr), aveva rivelato che lo zio Mario era in affari con il boss di Brancaccio, Giuseppe Guttadauro e che proprio i legami con Cosa nostra convinsero il padre a rompere con il fratello. Angelo Niceta aveva tirato in ballo anche i cugini Massimo, Piero e Olimpia che, dopo la morte del padre Mario, avevano ereditato il patrimonio finito sotto sequestro nel 2013.
Il patrimonio fu loro restituito nel dicembre 2017 su decisione della Corte d'appello di Palermo. Sul punto, respingendo la richiesta della Procura di blocco del dissequestro, era intervenuta anche la Corte d'appello per le Misure di prevenzione. Con quella decisione, oltre a restituire il "tesoro" milionario, i giudici dissero che le prove raccolte “non consentono di ritenere che il finanziamento da parte di Mario Niceta dell'inizio delle attività dei tre figli (Massimo, Piero e Olimpia, ndr) sia avvenuto con risorse derivanti da attività illecite”.
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