di Karim El Sadi
In un’intervista l’ex gangster Anthony Luciano torna a parlare dell’omicidio del pontefice e invita le autorità a fare un’autopsia del cadavere
Anthony Salvatore Luciano Raimondi, nipote del boss della mafia italo americana Lucky Luciano, conferma quanto di clamoroso ha scritto su Papa Giovanni Paolo I nel suo libro "When the Bullet Hits the Bone" e anzi da New York rilancia sfidando le autorità competenti, in un’intervista a Clarin, di disseppellire il corpo del pontefice per dimostrare che quanto afferma corrisponde al vero: Papa Luciani è stato avvelenato. Tra le pagine di "When The Bullet Hits The Bone" l’ex gangster dice di essere stato uno degli autori del delitto del Papa spiegando passo passo le ragioni e le modalità dell’omicidio. “Dopo il servizio militare in Vietnam rientrai negli States e mio cugino Luigi Raimondi, che era in Vaticano, venì a trovarmi e mi raccontò dei loro affari con le azioni”. Secondo il suo racconto dal Vaticano gli arrivava una scatola con azioni false ogni due o tre settimane. "Grazie ai miei contatti le piazzavo a Chicago, nel New Jersey e dopo inviavo il denaro al Vaticano", ha detto a Clarin. Anni più tardi, ha spiegato l’autore, l’allora Papa Paolo VI morì ma gli affari dovevano andare avanti, cosi “si riunirono con Giovanni Paolo I il quale disse loro che li avrebbe scomunicati e avrebbe denunciato tutti coloro che fossero coinvolti nella frode”. La più alta autorità religiosa riconosciuta nella Chiesa cattolica si era messa di traverso contro una rete criminale che coinvolgeva membri del Vaticano, preti, vescovi e cardinali di cui alcuni, secondo lui, suoi cugini, che truffavano con azioni false di grandi compagnie. Un affronto imperdonabile. “Quindi chiamarono mio nonno, Antonio Raimondi, un capomafia in Sicilia. - ha proseguito l’ex gangster - Mio nonno mi chiese di andare in Vaticano con un avvertimento: bisognava disfarsi del papa ma in pace, senza violenza”. Ecco che si arriva alla strategia che sarebbe stata adoperata per togliere di mezzo il Papa scomodo. "Una volta sul posto dissi loro come fare. Il papa prendeva un tè tutti i giorni, prima di andare a dormire. 'Mettete del valium nel suo tè', dissi loro”. A quel punto il colpo letale lo avrebbe dato un uomo che Papa Giovanni Paolo I conosceva molto bene, l’arcivescovo Paul Marcinkus, capo dello IOR (Istituto per le opere di religione), nonché cugino dello stesso Anthony Luciano. “Fu Marcinkus a occuparsene. Poi, quando il Papa era profondamente addormentato, mise del cianuro in un contagocce, lo appoggiò sulle labbra del pontefice e lo svuotò”. Luciano ha affermato di non aver voluto presenziare in quel momento ma avrebbe comunque coordinato i suoi complici nel delitto. Della morte di Papa Giovanni Paolo I si interessò lo stesso Marcinkus perché a detta dell’autore del libro era coinvolto anche lui in quegli illeciti che sua Santità aveva promesso di denunciare.
“Lei può provare quello che racconta nel suo libro?”. Gli ha chiesto allora la giornalista di Clarìn, Marina Artusa. “Siamo seri - le ha risposto Anthony - Non avevamo né dovevamo lasciare alcun documento. L'unica prova è che se lei dissotterra quel corpo e fa degli accertamenti, lo troverà. Troverà il veleno. Mi fu detto che dovevo andare lì e ci andai. Non c’era un contratto con scritto quello che dovevo fare. Non si fecero nemmeno foto. L’ho detto prima e lo ripeto adesso: se qualcuno al di fuori del Vaticano, non da dentro, realizza un'autopsia come deve essere fatta, nei tessuti e nelle ossa, sicuramente troverà qualcosa”. Quindi la giornalista ha replicato dicendo che sul cadavere del Pontefice non c’era traccia di qualche tipo di avvelenamento. “Il papa poteva essere toccato solo da chi stava in Vaticano. - ha replicato l’autore del libro - Toccare il papa è come toccare Dio. Quando hanno fatto l'autopsia, hanno cercato il veleno? Non lo sappiamo. Forse qualcuno ha trovato delle tracce per poi scartarle e dire: "Non c’è mai stato””. Nel corso dell’intervista Anthony Luciano ha raccontato anche di alcuni curiosi frangenti succeduti all’omicidio. “Quando arrivò Giovanni Paolo II mi dissero che dovevamo eliminare anche lui. Risposi loro: "Siete dei matti di merda. Avete intenzione di dedicarvi ad uccidere papi?” Giovanni Paolo II - ha confermato alla giornalista il nipote di Lucky Luciano - sapeva che avevano ammazzato Giovanni Paolo I e disse: 'Tutto quello che è successo prima del mio Pontificato sarà dimenticato. La mia preoccupazione va da ora in avanti’. Per questo motivo si salvò. Mi dissero questo, ma non so se è vero, che Paolo VI era al corrente della frode". Dichiarazioni scottanti già contenute nel libro che se riscontrate potrebbero scatenare un’enorme scossa di terremoto tra le stanze del Vaticano. L’ennesima.
Fonte: clarin.com
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