di AMDuemila
“Non può considerarsi espressione di una giurisprudenza europea consolidata”
E’ escluso che la sentenza della Corte europea dei diritti dell’uomo sul caso di Bruno Contrada, con la quale nel 2015 venne accolto il ricorso dell'ex numero tre del Sisde relativo alla condanna a 10 anni di reclusione per concorso esterno in associazione mafiosa, possa essere applicata anche in casi simili, ovvero in quelli degli altri condannati per concorso esterno per fatti commessi prima dell'ottobre 1994, quando la tipologia del reato è stata 'codificata'. Lo hanno stabilito le sezioni unite penali della Cassazione con l'informazione provvisoria, a cui seguirà nelle prossime settimane il deposito della sentenza con le motivazioni, enunciata dopo l'udienza svolta ieri, spiegando che quella di Contrada "non è una sentenza-pilota" e "non può considerarsi espressione di una giurisprudenza europea consolidata”. La questione era stata sollevata nei mesi scorsi dalla sesta sezione penale di piazza Cavour, la quale chiedeva al massimo consesso della Cassazione di chiarire se la sentenza dei giudici di Strasburgo su Contrada, secondo cui all'epoca dei fatti (1979-1988) il reato di concorso esterno non "era sufficientemente chiaro”, "abbia una portata generale, estensibile nei confronti di coloro che, estranei a quel giudizio, si trovino nella medesima situazione, quanto alla prevedibilità della condanna". Il caso specifico all'esame della sesta sezione era un ricorso di Stefano Genco, condannato per concorso esterno per fatti precedenti al 1994, il quale chiedeva la revisione del processo proprio sulla scia del verdetto del CEDU, dopo il 'no' che gli era stato opposto dalla Corte d'appello di Caltanissetta.
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