di AMDuemila
L'ex sindaco di Caltanissetta sentito al processo con rito ordinario: “I fatti non accadevano per caso”
A Caltanissetta, dopo la pausa estiva, è ripreso ieri anche il processo che si celebra con rito ordinario sul cosiddetto sistema di favori, pressioni e 'spionaggio', creato dall'ex presidente di Sicindustria, Antonello Montante, già condannato lo scorso 10 maggio, nel processo in abbreviato a 14 anni di detenzione. Il primo a salire sul banco dei testimoni è stato l’ex sindaco di Caltanissetta, Salvatore Messana. “Montante mi fu presentato da Nardulli, un sottufficiale della Guardia di finanza, durante la campagna elettorale del 1999. Mi disse che era un giovane industriale e poteva essere utile alla campagna stessa”, ha detto in aula l’ex primo cittadino. Messana ha poi specificato i motivi che lo indussero a sospettare che vi era una sorta di condizionamento in certi palazzi del potere nisseno. “In me si è concretizzato il pensiero che tanti fatti non accadevano per caso quando collegai due episodi. Il primo è l'audizione che c’è stata da parte della commissione parlamentare antimafia nel 2005 a Caltanissetta in cui fui formalmente audito e sostanzialmente interrogato. Sono entrato in aula nella tarda mattina - ha rammentato - e la senatrice Napoli mi elencò più di venti domande aventi quasi tutte lo stesso oggetto e mi disse: guardi sono tante domande, lei faccia mente locale”. L’oggetto principale di quella che Messana ha ritenuto fosse una sorta di interrogatorio con “domande incalzanti” da parte dei senatori Napoli, Lumia e dall’on. Cristaldi, che avrebbe addirittura alzato la voce, era "l'eventuale influenza che avrebbe potuto esercitare l'ingegnere Di Vincenzo (Pietro, ex presidente di Confindustria Caltanissetta imputato per mafia e poi assolto, ndr) sul Comune di Caltanissetta”. E in particolare “sull’affidamento della discarica a Di Vincenzo di cui ne era stato il costruttore”. “Questa fu per me un'esperienza molto faticosa, mi sentii pressato senza motivo. Questo modo di porgere le domande mi fece sentire quasi imputato” ha rammentato l’ex farmacista e due volte sindaco di Caltanissetta. Il secondo episodio invece, che Messana ha collegato al primo, avvenne qualche mese più tardi “quando incontrai Montante insieme a Roberto Centaro, ai tempi presidente della commissione nazionale antimafia, a Roma. Non fu un incontro casuale Montante mi disse che sapeva che mi trovavo a Roma e mi chiese di prendere un caffè. Con lui trovai il senatore Centaro. Questi due fatti li collegai in un secondo momento. Mettendoli insieme ebbi la sensazione che tutto questo non accadeva per caso". Messana ha anche parlato, durante la sua deposizione, dell’ex sindaco di Gela e successivamente presidente della regione Sicilia Rosario Crocetta, che, tra l’altro, “non sostenne la mia candidatura”. “Vi fu un convegno alla biblioteca Scarabelli di Caltanissetta - ha ricordato Messana rispondendo alle domande dell'avvocato Giuseppe Panepinto, legale di Montante - in cui partecipò Crocetta. In quell'occasione Crocetta parlò di questa rivoluzione culturale che stava portando avanti nella sua città e ci rimproverò del fatto che noi non eravamo coraggiosi. Parlò esplicitamente anche di Pietro Di Vincenzo. Io allora parlai di alcuni esempi di cose positive che stavamo facendo. Crocetta si alzò dicendomi; 'Stai zitto perche' stai tutelando la mafia dei colletti bianchi’”. Sempre sul tema Salvatore Messana ha aggiunto: "Crocetta faceva parte del Partito dei comunisti italiani, formazione che aveva sostenuto la mia candidatura. Dopo la sua elezione, Crocetta intraprese un percorso che non teneva conto delle idee ma della salvaguardia o della sua città o del suo metodo. Un metodo declamatorio, che enfatizzava ogni cosa, un metodo secondo cui chi diceva qualcosa contro, era un mafioso". L'ex primo cittadino ha poi riferito sulla vicenda del palazzo storico di proprietà Montante. L’ex capo di Confindustria Sicilia “mi suggerì di affittare Palazzo Bordonaro come sede di rappresentanza del Comune. Ma io dissi che il Comune di Caltanissetta stava dismettendo tutti i locali che aveva in affitto e che non c’erano fondi e che poi negli enti pubblici non si va per affidamento ma ci vogliono le gare. Non se ne fece niente”, ha concluso Messana. Lo stesso tentativo di piazzare il palazzo Bordonaro era stato fatto con il sindaco succeduto a Messana, Michele Campisi che rivelò la cosa a Pasquale Tornatore, l’altro testimone del processo sentito ieri nell’aula bunker del carcere di Caltanissetta. L’imprenditore Tornatore ha raccontato ai giudici del suo “calvario” giunto dopo che sul giornale 'La Sicilia' contestò le parole del prefetto Carmine Valente il quale affermò che “Antonello Montante e Rosario Crocetta erano coloro che potevano far rinascere la provincia, soffermandosi sulla zona franca della legalità”. Tornatore ha anche aggiunto di aver appreso in quel periodo di essere stato denunciato per minacce dal presidente del consorzio universitario Emilio Giammusso insediatosi nel 2013, il quale lo aveva contatto per curare gratuitamente la comunicazione di un progetto. “A febbraio 2014 venni convocato in questura e mi venne comunicato di aver ricevuto un avviso di garanzia proprio per minacce. - ha spiegato ai giudici l’impreditore - Pensai si trattasse della denuncia di Giammusso invece appresi che era stata inviata una lettera dai toni intimidatori al prefetto Valente e che ero sospettato di quel reato. Questa inchiesta poi fu archiviata”, ha concluso.
Foto © Baiunco
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