Questo sito utilizza cookie tecnici e di terze parti per migliorare la navigazione degli utenti e per raccogliere informazioni sull’uso del sito stesso. Per i dettagli o per disattivare i cookie consulta la nostra cookie policy. Chiudendo questo banner, scorrendo questa pagina o cliccando qualunque link del sito acconsenti all’uso dei cookie.

di AMDuemila - Foto
Da Scarpinato a Sandro Ruotolo, tante le riflessioni al tradizionale evento di Libera a Santa Margherita del Belice

Serata di profonde riflessioni quella di ieri sera a Santa Margherita del Belice. L'occasione è stata data dalla nona edizione de "L'Alba della legalità", l'evento organizzato da Libera in collaborazione con l'Associazione Giuseppe e Paolo Borsellino, ed i comuni di Santa Margherita del Belice e Montevago, in cui si consegnano i riconoscimenti "Il Gattopardo della legalità" a quelle personalità che si sono contraddistinte durante l'anno per il contrasto alle mafie e per salvaguardare il diritto alla vita. Un'occasione di confronto unica nel suo genere, mettendo insieme testimonianze di familiari vittime di mafia, giornalisti, associazioni, magistrati, membri della società civile, autorità, forze dell'ordine e scuole e soprattutto tanti giovani.
Proprio il video di apertura, con le immagini di migranti e vittime di mafia che scorrevano veloci sullo schermo, ha contribuito sin da subito a creare il giusto clima di attenzione, così come la lettura del tema scritto da Antonino Agostino, il poliziotto ucciso assieme ala moglie Ida (incinta), le cui commemorazioni sono ormai prossime. Tra il pubblico era ben visibile la barba bianca del padre Vincenzo che continua a chiedere verità per la sua famiglia e soprattutto per sua moglie, Augusta, deceduta senza avere giustizia. Proprio ad Augusta è stata dedicata l'intera serata, così come ha annunciato Antonella Borsellino, promotrice dell'iniziativa e anche lei familiare vittima di mafia. "Anche quest’anno siamo qui - ha ricordato in apertura - con Libera abbiamo voluto organizzare questo momento di incontro e di confronto. Voglio davvero ringraziare tutti i presenti e mi sembra doveroso dedicare un pensiero al vice brigadiere Mario Cerciello Rega, vittima del dovere".
Nella splendida location del terzo cortile di Palazzo Filangeri di Cutò il tempo è scorso rapidamente, in principio con la premiazione degli elaborati degli studenti delle scuole Giuseppe Tomasi di Lampedusa di Santa Margherita del Belice e Scuola Tenente Giuffrida di Montevago.
Poi è stata la volta della consegna del riconoscimento "Gattopardo della legalità", iniziando dalla coraggiosa giornalista messicana Anabel Hernandez che ha denunciato le commistioni tra il governo del Messico ed il cartello dei narcos di Sinaloa: "Ci hanno fatto credere di essere in guerra con la droga ma la verità era che il presidente stesso utilizzava l'esercito e la polizia per attaccare i nemici del cartello di Sinaloa. Un Paese, quello messicano dove sono state uccise 250mila persone in soli 12 anni, con uomini, donne e bambini fatti sparire e di cui nessuno sa nulla". Successivamente a ricevere il riconoscimento è stato il caporedattore di ANTIMAFIADuemila, Aaron Pettinari, che ha ricordato "l'importanza della ricerca dei mandanti esterni delle stragi, di cui si parla pochissimo, preferendo il silenzio. Perché noi sappiamo che non furono uomini di mafia ad entrare nella villa di Carlo Alberto dalla Chiesa a svuotare la cassaforte in cui erano contenuti documenti; sappiamo che non furono uomini di mafia a distruggere 'la freca di carte' prelevate dall'armadio nell'abitazione dell'agente di polizia Antonino Agostino; sappiamo che non furono uomini di mafia ad entrare nell'ufficio Affari Penali del Ministero di Grazia e Giustizia a manomettere e cancellare i file contenuti nel computer di Giovanni Falcone; sappiamo che non furono uomini di mafia a sottrarre l'agenda rossa dalla borsa di Borsellino. E questa pretesa di giustizia è necessaria se vogliamo definirci un Paese libero". A salire sul palco poi sono stati Alessandra Sciurba, portavoce dell'Ong Mediterranea Saving Humans che da tempo “sfida” il ministro Salvini sui migranti ed ha raccontato le storie di torture e violenze dei campi di concentramento in Libia, e Carlo Giarratano, il comandante del peschereccio che ha portato in salvo i migranti in acque maltesi. Due testimonianze forti che hanno ricordato ai presenti che "salvare le vite umane è un onore e non un disonore".
"La nostra è una lotta contro le ingiustizie - ha denunciato la Sciurba - In questo momento si vive qualcosa di assurdo. Al porto di Augusta c'è la Guardia Costiera che non ha il permesso di sbarcare. Ci sono tante persone convinte che la vita e la dignità umana non ha prezzo, ma anche se salvano vite umane c'è chi ci considera come criminali. Contro di noi e le nostre navi e associazioni in questo momento vengono usate le stesse misure usate contro i mafiosi. E' un mondo capovolto con il massimo della repressione penale e il massimo delle multe amministrative. Il nuovo decreto Sicurezza bis, prevede un milione di euro di multa per chi salva le vite, la confisca delle navi e l'arresto del comandante. Quando si è in mare è difficile ricordarsi che non bisogna ascoltare l'odio e non cedere alla paura, obbedendo al diritto della Costituzione e dei diritti umani. Oggi in quel mare sta annegando il nostro diritto e la nostra libertà. Perché la domanda è: dove è la legalità di fronte a centocinquanta persone che muoiono in mare? Oggi abbiamo un mondo contro ma tanti sanno quello che stiamo facendo per difendere il diritto che è di tutti".
Tra i riconoscimenti assegnati anche uno ad Enrico Fontana, giornalista e responsabile di Legambiente, che ha raccontato del dissesto ambientale e delle connessioni tra politica e mafia nel sistema dei rifiuti.

Scarpinato: "Italia un Paese nato su stragi e depistaggi"
Tra i premiati anche il Procuratore generale di Palermo, Roberto Scarpinato, intervistato da Giuseppe Pantano, che non si è sottratto anche ad una domanda sul tema dell'immigrazione ribadendo che "come magistrati si sta vivendo una situazione estremamente difficile perché noi dobbiamo obbedire alla legge anche quando la legge non ci piace. E' chiaro che c'è un problema con convenzioni internazionali del passato che prendono in considerazione i naufraghi occasionali, mentre oggi i trafficanti di uomini hanno capito il sistema e programmano sistematicamente il naufragio. Poi, nel nostro Paese, è cambiata la legge e mentre prima c'era l'intervento obbligatorio per il soccorso oggi c'è una nuova direttiva. Senza entrare nella valutazione della legge è evidente che si crea un contrasto nelle valutazioni, così come è accaduto ad Agrigento. Sarebbe importante che l'Europa si assuma le responsabilità di un problema, quello dei nuovi flussi migratori, che non è solo del nostro Paese. Quello che sta accadendo rappresenta il fallimento degli Stati uniti d'Europa su un fenomeno che riguarda ormai un numero indefinito di persone che sfugge dalla povertà e dalle guerre". Così come aveva già fatto in via d'Amelio, lo scorso 19 luglio, Scarpinato ha poi parlato delle stragi italiane: "Nessun Paese europea ha una storia come quella italiana segnata da una serie ininterrotta di stragi. Già la Repubblica è tenuta a battesimo da una strage, quella di Portella della Ginestra, segnata da un depistaggio. Depistaggi di Stato che vi sono stati anche sulla strage di Piazza Fontana, la strage di Bologna, di Brescia nel 1974, fino ad arrivare alla strage di via d'Amelio che è una summa di tutte le tecniche del depistaggio perché si è voluto impedire di scoprire una verità che andava al di là della mafia".


"Qui è stata fatta sparire l'Agenda Rossa dove Paolo Borsellino annotava quel che aveva scoperto. Perché fu fatto il depistaggio? L'obiettivo non era nascondere che era una strage di mafia. Quello che si doveva nascondere è che la strage è stata eseguita dalla mafia ma con ispiratori che erano al di là della mafia". Scarpinato ha poi parlato dell'esistenza di un sistema di potere che è stato presente dietro le stragi ma anche dietro figure come Riina e Provenzano, ed oggi Messina Denaro che "senza protezioni eccellenti non sarebbero stati tanto a lungo in libertà"."Nel tempo queste persone hanno ricevuto la protezioni di politici, dirigenti di polizia, vertici dei servizi, persone che hanno consentito alla mafia militare di avere quel potere che altrimenti non avrebbero avuto - ha proseguito Scarpinato - Oggi molte cose sono cambiate, sono stati fatti dei passi avanti importanti dopo le stragi che hanno segnato il punto di rottura storico di un certo sistema. Restano comunque grandi difficoltà perché la legalità non è solo la lotta alla mafia, ma anche permettere ai cittadini di avere un lavoro, di vedere tutelati i propri diritti. Oggi viviamo in una società dove un ragazzo è costretto a migrare all'estero per avere un lavoro dignitoso e così la legalità perde il suo appeal". Il Procuratore generale di Palermo ha anche evidenziato l'esistenza di una mafia "sempre più mercatistica, capace di cavalcare le necessità del mercato legale ed illegale. C'è un'evoluzione in corso. Le nuove mafie si muovono in un'ottica mercatistica sfruttando il mondo di persone normali che chiedono droga, prostituzione e gioco d'azzardo. E oggi in Sicilia si torna a investire sulla droga, e sul gioco d'azzardo. Ci troviamo tra passato-presente e futuro e accanto alla mafia tradizionale si sviluppa una mafia che offre servizi e porta i capitali all'estero e li investe". Infine, rispondendo ad una domanda su Matteo Messina Denaro, ha aggiunto: "Senza protezioni eccellenti non può aver avuto una latitanza così lunga. Io ho sempre ritenuto che Messina Denaro faccia parte di un sistema di potere che va al di là della mafia. Un pò come è stato per Provenzano. Quindi non abbiamo a che fare con un capomafia tradizionale ma con un uomo potere, e con questo intendo un un sistema di potere che va al di là della mafia, che utilizza la violenza mafiosa come strumento e che si muove nel mondo dei grandi affari e delle grandi transazioni di potere".

Ruotolo: "Un filo unico dietro le stragi del nostro Paese"
A chiudere l'evento sono stati il giornalista Sandro Ruotolo e Giuseppe Cimarosa, figlio di Lorenzo Cimarosa (cugino acquisito del capomafia latitante Matteo Messina Denaro poi divenuto collaboratore di giustizia). "L'emergenza criminale si è spostata al nord dove il fenomeno mafioso si nega ed è nascosto - ha detto Sandro Ruotolo - La violenza e l'intimidazione viene effettuata con forte anche a nord. C'è una nuova emergenza con ceti professionali che fanno affari con la Camorra, con la 'Ndrangheta o Cosa nostra. Ci sono industrie del centro nord Italia che per non pagare le tasse e non mettere a bilancio lo smaltimento dei rifiuti si trova a fare affari con le criminalità organizzata mafiosa, capace di relazionarsi con il potere. Nel 2019 abbiamo ancora consigli comunali che vengono sciolti in tutta Italia. Di questo si deve parlare così come del filo unico che c'è dietro le stragi del nostro Paese. Un fatto che non si conosce, ad esempio, è che Aldo Moro era sul treno Italicus e fu fatto scendere con una scusa perché al tempo ancora non era arrivata la sua ora. E oggi nuove prove stanno emergendo dietro la strage di Bologna, con una storia che va riletta perché non basta dirsi che conoscendo il passato avremo un futuro migliore. Noi giornalisti dobbiamo continuare a fare domande finché un familiare di una vittima e un episodio non è chiaro all'opinione pubblica".
A concludere è stato Giuseppe Cimarosa, che ha lasciato una testimonianza unica: "E' stato un periodo duro e faticoso per noi perché siamo stati lasciati solo. Noi non abbiamo deciso di chi essere parenti o dove nascere ma abbiamo deciso come vivere. C'è stato un momento anche dentro l'antimafia molto difficile. Grazie a Libera, Don Ciotti e Salvatore Inguì siamo riusciti come famiglia a sentirci utili. Io volevo essere utile alla causa e aver certificato che io, mia nonna, mia madre non c'entriamo niente con Messina Denaro. Vivere a Castelvetrano è complicato a volte sembra di vivere davanti a un grande muro. Si cerca di trovare un motivo per cui tutti sono contro Castelvetrano ma non è così. Giustamente si deve parlare delle cose belle di Castelvetrano che ci sono ma anche non si può far finta che non ci sono le cose brutte. C'è chi si indigna quando i giornali parlano di Castelvetrano etichettandola come la città di Matteo Messina Denaro ma dovrebbero indignarsi di Matteo Messina Denaro, che è diverso".

ANTIMAFIADuemila
Associazione Culturale Falcone e Borsellino
Via Molino I°, 1824 - 63811 Sant'Elpidio a Mare (FM) - P. iva 01734340449
Testata giornalistica iscritta presso il Tribunale di Fermo n.032000 del 15/03/2000
Privacy e Cookie policy

Stock Photos provided by our partner Depositphotos