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Sono stati assolti dall'accusa di diffamazione, per non aver commesso il fatto, i marescialli Saverio Masi e Salvatore Fiducia, in servizio a Palermo, che avevano chiamato in causa i loro superiori, rei, a loro dire, di aver intralciato le indagini impedendo la cattura di latitanti mafiosi eccellenti, del calibro di Bernardo Provenzano e Matteo Messina Denaro. Lo ha deciso il tribunale monocratico di Roma, rappresentato dal giudice Gennaro Romano. Con la stessa formula sono stati assolti dal medesimo reato anche gli otto giornalisti (Sigfrido Ranucci, Dina Lauricella, Sandra Rizza, Giuseppe Lo Bianco, Antonio Padellaro, Sandro Ruotolo, Walter Molino e Michele Santoro) che erano stati accusati di aver omesso di esercitare il controllo e riportato le dichiarazioni fatte nel corso della conferenza stampa. Diversamente è stato condannato al pagamento di mille euro l'avvocato G. C. Nei loro confronti avevano sporto denuncia gli ufficiali dei Carabinieri Giammarco Sottili, Michele Miulli, Fabio Ottaviani e Stefano Sancricca dopo una conferenza stampa.
Nell'udienza del 18 gennaio 2019 il Pm Giovanni Nostro aveva richiesto le condanne di Masi e Fiducia ad 8 mesi di reclusione mentre per tutti gli altri imputati, previo riconoscimento delle attenuanti generiche, euro 2.000 di multa.
Nel decreto di rinvio a giudizio si sosteneva che Masi e Fiducia assieme al loro avvocato “in concorso tra loro e previo concerto” sarebbero colpevoli di aver organizzato una conferenza stampa presso lo studio C. “nel corso della quale, quest'ultimo, al di fuori dei limiti propri del mandato difensivo, formulava giudizi lesivi della reputazione dei superiori gerarchici di Masi e Fiducia e cioè il Colonnello Giammarco Sottili e gli altri ufficiali in servizio presso il nucleo investigativo di Palermo nel periodo tra il 2001 e il 2006 (Miulli, Ottaviani e Sancricca, ndr) riferendo l'accusa di aver ostacolato i militari che intendevano contribuire alla cattura di famigerati latitanti, frapponendo pretestuosi ostacoli di natura burocratica, boicottando sistematicamente le iniziative investigative di Masi e Fiducia, sottovalutando l'apporto informativo degli stessi, nonché dissuadendoli energicamente dal continuare le indagini”. Nel decreto di rinvio a giudizio il Giudice insiste quindi nel sottolineare che gli stessi Masi e Fiducia “determinavano il loro difensore, avv. C. a rilasciare una video intervista” al fattoquotidiano.it “nel corso della quale veniva offesa la reputazione” di Sottili e degli altri ufficiali.
Il giudice monocratico evidentemente, in attesa di leggere le motivazioni della sentenza, ha ritenuto colpevole il solo legale.
Va comunque ricordato che Masi e Fiducia non erano presenti alla "famigerata" conferenza stampa e che quindi non avrebbero potuto concordare in diretta le dichiarazioni dei loro legali, né tanto meno invitarli a rilasciare determinate interviste.

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