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di AMDuemila
L'ex ministro ammette: "Mi sono attivato per sbloccare i conti alle Seychelles e ho organizzato l'incontro Rizzo-Speciali, ma alla fine non avvenne"

E' durato, oltre quattro ore, l'interrogatorio, davanti al Tribunale di Reggio Calabria, di Claudio Scajola, ex ministro dell'Interno ed ex coordinatore di Forza Italia, nell'ambito del processo 'Breakfast' in cui risponde del reato di procurata inosservanza della pena per avere favorito la latitanza all'estero dell'ex parlamentare Amedeo Matacena, condannato definitivamente a tre anni di reclusione dalla Cassazione e riparato a Dubai.
Come annunciato l'attuale sindaco di Imperia ha risposto alle domande rivoltegli dal Procuratore aggiunto distrettuale Giuseppe Lombardo, dal suo difensore, l'avvocato Elisabetta Busuito, e dal presidente del Collegio, Natina Pratticò, dicendosi "totalmente estraneo" alle ipotesi di reato contestategli.
Ma Scajola ha anche rigettato le accuse mossegli dal collaboratore di giustizia Cosimo Virgiglio, che lo aveva indicato come massone addirittura dicendo di averlo incontrato in occasione di un'iniziazione massonica a Domagnano, nella Repubblica di San Marino.
"No, non sono massone, pur rispettando chi sta all’interno della massoneria rispettando le regole. Non ho mai partecipato ad alcun rito massonico, neppure per mera curiosità - ha dichiarato - Quello che riferisce Virgiglio è palesemente falso. Ricordavo di essere andato a San Marino due volte e ricordavo che, entrambe le volte, con mia grande meraviglia, c’era la neve. Ho trovato i comunicati ufficiali di San Marino e gli articoli di giornale che datano le mie visite nel gennaio 2005 e gennaio 2010. Sono andato in visita ufficiale per i rapporti difficili che ci sono stati. Ma non ho mai dormito a San Marino e sono sempre andato accompagnato dalla scorta”. Partecipazione a quella cerimonia massonica a San Marino che ieri è stata smentita anch da altri due testi, Piermarino Menicucci ("Non ho mai fatto parte della massoneria né ho accompagnato Scajola. L’ho incontrato solo in visite istituzionali") e Andrea Di Domenico, storico caposcorta di Scajola (“Io non ho alcun ricordo di essere andato a Domagnano, ma solo a San Marino per due appuntamenti istituzionali dell’ex Ministro").
Quest'ultimo però ha poi precisato che l'ex ministro non veniva mai perso di vista quando aveva una protezione di livello 1 mentre, quando il livello è divenuto di poco inferiore, le disposizioni erano diverse: "Se doveva andare in un posto noi lo accompagnavamo e poi lo andavamo a riprendere all’orario stabilito. Cosa facesse nel mentre non lo sapevamo".
Ancora Scajola, rispondendo alle domande del magistrato, ha dichiarato di non essersi mai accorto "di influenze o pressioni della criminalità organizzata nella mia regione" e si è anche dato una spiegazione del perché si tirato in ballo in questa situazione: "Sicuramente in questo paese esistono comitati d’affari che condizionano scelte importanti. E penso che nella mia prima vicenda giudiziaria ci sia stata questa mano sul piano energetico. Io sono convinto che sia così". E poi ancora: "Quello che è successo in questi nove anni mi ha riempito di dubbi. Da Ministro dell’Interno, da presidente del Comitato di Controllo dei Servizi e da membro del Comitato della sicurezza nazionale i miei interventi contro la criminalità organizzata sono stati sempre molto concreti. Non capisco per quale motivo dovrei avere avuto una conversione, mettendomi a fiancheggiare la criminalità organizzata".
Nega dunque quanto sostenuto da Virgiglio ma anche quanto detto da Carmine Cedro, imprenditore attivo nella piana di Gioia Tauro secondo l'accusa vicino al clan Piromalli-Molè, che affermò di aver accompagnato Scajola dall’avvocato Giuseppe Luppino. Avvocato, cugino dell’ex assessore sanremese Giuseppe Riotto, recentemente coinvolto in un'indagine che ha riguardato gli interessi illeciti della cosca Piromalli-Molè di Gioia Tauro nel settore rifiuti.
Ma Scajola ha affermato di non aver mai incontrato tale soggetto: "Di certo nel suo studio non sono mai stato ed è falso quanto ha riferito Cedro poiché io avevo la scorta ed è impossibile che un estraneo mi abbia potuto accompagnare con la sua auto".
A suo parere le dichiarazioni dei due collaboratori sarebbero anche condizionate anche dalle notizie stampa nei suoi riguardi. Ugualmente Scajola ha negato di aver mai conosciuto l’avvocato Giuseppe Luppino.
Nel corso della sua deposizione Scajola ha anche fatto alcune ammissioni. Rispondendo alle domande del Presidente Pratticò se si fosse "attivato per spostare Matacena da Dubai al Libano" ha detto che "ci doveva essere un incontro per andare poi all’ambasciata del Libano per formalizzare la richiesta di asilo. L’incontro doveva avvenire in un ristorante, ma non si sono mai incontrati". E quando il Presidente ha chiesto se sia stato lui ad organizzare l'incontro il sindaco di Imperia ha risposto in maniera affermativa: "Sì, Speziali disse 'bisogna parlare con questa signora e dire le modalità che devono essere seguite e come imbastire la richiesta di asilo politico'".
Ugualmente Scajola ha ammesso di essersi adoperato per sbloccare i conti della signora Rizzo, moglie di Matacena anch'essa imputata nel processo. "Sì totalmente, tutta l’inchiesta è su questo - ha detto Scajola - C’era la necessità, di fronte a difficoltà economiche forti, dove c’era questa cifra immobilizzata alle Seychelles. Tutto ciò che si faceva era finalizzato a capire se questa cifra poteva essere messa nella sua disponibilità. Mi sono attivato andando alla banca di Montecarlo".
Il pm Lombardo, al termine degli esami, ha chiesto di mettere a confronto il Sindaco di Imperia con il pentito Virgiglio e con l'imprenditore Cedro per vedere “chi dice il falso” ma la Corte ha rigettato l'istanza.
Il processo riprenderà il prossimo 8 luglio.

Foto © Imagoeconomica

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