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di AMDuemila
Secondo l'accusa sarebbero soci occulti del "re dell'eolico" Vito Nicastri

Corruzione, autoriciclaggio e intestazione fittizia di beni. Sono queste le accuse contestate a Paolo Arata (in foto), ex consulente della Lega per l'energia ed ex deputato di Fi, e il figlio Francesco, arrestati questa mattina su disposizione del gip di Palermo Guglielmo Nicastro, su richiesta della Dda. Secondo gli inquirenti sarebbero soci occulti dell'imprenditore trapanese dell'eolico Vito Nicastri, ritenuto dai magistrati tra i finanziatori della latitanza del boss Matteo Messina Denaro.
Gli Arata erano finiti da mesi al centro delle indagini della Procura di Palermo per un giro di mazzette alla Regione siciliana per l'ottenimento di autorizzazioni nell'eolico e nel beo-metano. Oltre che nei confronti dei due Arata il giudice ha disposto l'arresto per Nicastri, la cui misura è stata notificata in carcere in quanto già detenuto dopo che si era dimostrato che dai domiciliari proseguiva a fare affari illegali, e per il figlio Manlio, indagati pure loro per corruzione, auto riciclaggio e intestazione fittizia.
A Nicastri padre, per cui di recente la Procura ha chiesto la condanna a 12 anni per concorso in associazione mafiosa, il gip non ha dato l'aggravante dell'avere favorito Cosa nostra che, invece, gli era stata contestata dai pm. Va comunque evidenziato che nella misura cautelare si parla di "elevato rischio di infiltrazioni di Cosa nostra" proprio negli affari dei Nicastri e degli Arata. Ai domiciliari è finito invece l'ex funzionario regionale dell'Assessorato all'Energia Alberto Tinnirello, accusato di corruzione.
Contestualmente è stato anche disposto il sequestro di otto società che operano nel campo delle energie rinnovabili, settore in cui hanno investito gli indagati. L'inchiesta palermitana è stata coordinata dal procuratore di Palermo Francesco Lo Voi, dall'aggiunto Paolo Guido e dal sostituto Gianluca De Leo. Un'altra tranche prosegue a Roma dopo le intercettazioni in cui, secondo gli inquirenti, si farebbe riferimento al pagamento di una mazzetta, da parte di Arata, all'ex sottosegretario alle Infrastrutture leghista Armando Siri. In cambio del denaro Siri avrebbe presentato un emendamento al Def, poi mai approvato, sugli incentivi connessi al mini-eolico, settore in cui l'ex consulente della Lega aveva investito.

Foto © Imagoeconomica

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