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di Gabriele Patti
Doppio appuntamento con la giustizia per il patron dell’informazione Mario Ciancio Sanfilippo. Si è cominciato martedì mattina con il ricorso al decreto di sequestro di almeno 150 milioni di beni dell’imprenditore catanese, per continuare nel pomeriggio con il procedimento che vede imputato l’editore del quotidiano La Sicilia per concorso esterno in associazione mafiosa.
“Aveva buoni agganci politici. Si propose di aiutarci per incontrare Raffaele Lombardo. Un passato da borghese in quella mafia che non spara ma fa affari con la politica, un presente da collaboratore di giustizia. Un ritratto che ha un nome e cognome: Francesco Campanella. Ex consigliere comunale di Villabate, affiliato a Cosa nostra palermitana e fedelissimo del boss di Villabate Nino Mandalà, Campanella è noto per aver falsificato la carta d’identità di Bernardo Provenzano. A pronunciare il suo nome è l’imprenditore Paolo Marussig, convocato in aula come teste dell’accusa nell’ambito del procedimento per concorso esterno in associazione mafiosa a carico di Mario Ciancio Sanfilippo.
Affiancato dal suo legale, l’avvocato Andrea Bertolini del foro di Roma, il mediatore d’affari conferma la volontà di Ciancio a vendere i terreni di sua proprietà. Un groviglio di interessi che coinvolge due società - l’Euredil di Antonello Giostra e l’Immencity One di Paolo Marussig - e una terza operazione. Al centro della vicenda due centri commerciali, alla cui realizzazione avrebbero contribuito - o avrebbero dovuto contribuire - Francesco Campanella e Raffaele Lombardo, all’epoca dei fatti vicesindaco del Comune di Catania. “Dovevo occuparmi di tre centri commerciali - spiega Marussig - Uno alla Playa, nei terreni di Mario Ciancio, e l’altro alla zona industriale. Successivamente è entrato anche lo sviluppo di un’operazione nel territorio di Misterbianco, sempre nei terreni di Ciancio in contrada Cardinale”. Quest’ultimo affare però non vedrà mai la luce. Complice la realizzazione di un altro polo commerciale dall’altro lato della tangenziale: La Tenutella, arrivato al taglio del nastro nel 2011 e adesso noto con il nome di Centro Sicilia. L’ad sapeva chesarebbe stato difficile e per questo motivo voleva mettersi alla ricerca di altri sostenitori politici. Ed è proprio in questa occasione “che Campanellaarci al Comune di Misterbianco”. Ma il progetto non andò in porto. “Dinanzi a noi - spiega - solo un muro di gomma. I concorrenti erano sponsorizzati dallo stesso Comune”. L’imprenditore messinese, indagato per riciclaggio e successivamente archiviato nell’ambito dello stesso procedimento, ha confermato di conoscere Ciancio mi accompagnò all’appuntamento con Lombardo - spiega - ma mi sorpresi quando decise di rimanere in macchina. Pensavamo fosse dell’antimafia. Ci siamo cascati tutti”.
Ma Marussig non è l’unico soggetto coinvolto. Lo stesso mediatore d’affari ricorda quando l’allora direttore de La Sicilia gli presenta Antonello Giostra perché interessato ai terreni in contrada Cardinale. “Fu proprio lui – sostiene Marussig - ad accompagnperché, “avendo contatti con grandi catene di supermercati, avevo bisogno dei terreni da proporre”. Fu Antonio Bertuccio, tramite la mediazione dell’agente immobiliare Giuseppe Fiume, a indirizzare Giostra dall’immobiliarista catanese. “Di questa vicenda – prosegue - ho parlato anche con Pino Firrarello e con l’onorevole Mimmo Rotella. Entrambi mi hanno introdotto al Comune per incontrare il sindaco”. Ma come ha fatto Giostra a mettersi in contatto con i due politici? “Mi pare che me li ha presentati Ciancio - risponde - A Messina conosco io le persone, a Catania ci sono i catanesi”.
A sfilare sul banco dei testimoni anche il geologo Giovanni Barbagallo, già condannato a sei anni di reclusione nell’ambito del procedimento Iblis, e l’avvocato civilista, Antonino Santagati, condannato in primo e secondo grado - poi prosciolto in cassazione - per intestazione fittizia.
Per il legale di Ciancio, Francesco Colotti, “non esiste alcuna pericolosità sociale contestabile a Mario Ciancio”. L’arringa difensiva proposta da Colotti lo scorso martedì mattina dinanzi al tribunale sezione Misure di prevenzione, fa seguito alla requisitoria della pg Miriam Cantone e del pm Antonino Fanara secondo cui tra l’immobiliarista e Cosa nostra catanese “ci sarebbe un rapporto di lunga data”. Ma per Colotti, penalista nello studio Girolamo Bongiorno & Associati, “gli atti dimostrano l’estraneità alle accuse contestate”.

Foto © Imagoeconomica

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