di AMDuemila
Al processo Cucchi Bis continua il racconto del vice brigadiere. Tra pochi giorni la procura depositerà i rinvii a giudizio nei confronti degli otto carabinieri coinvolti nel depistaggio

Il teste chiave del processo Cucchi bis, il carabiniere Francesco Tedesco, dopo aver terminato la sua deposizione davanti alla Corte d’Assise di Roma si è diretto verso la sorella di Stefano Cucchi, Ilaria che le ha dato la mano e gli ha sussurrato “Mi dispiace”. Un gesto di riconciliazione tanto atteso tra Francesco Tedesco e la famiglia Cucchi, che ha “emozionato” Ilaria.
Dopo l’udienza della settimana scorsa, il vice brigadiere, che per primo ha denunciato il pestaggio di Stefano Cucchi da parte di due colleghi Raffaele D'Alessandro e Alessio Di Bernardo, imputati come lui di omicidio preterintenzionale, ha continuato la ricostruzione delle fasi del pestaggio che sarebbe avvenuto nella notte tra il 15 e 16 ottobre davanti a suoi occhi nei locali della Compagnia Casilina di Roma. "Dopo il primo schiaffo, Stefano non ha avuto il tempo di lamentarsi, non ha gridato. E' caduto in terra stordito e non ha urlato neppure dopo il calcio che gli è stato sferrato a terra. - ha spiegato durante il controesame dei legali della difesa - Poi, quando l'ho aiutato a rialzarsi, gli ho chiesto come stava e lui mi ha detto di stare tranquillo perché era un pugile. Ma si vedeva che non stava bene”.
Durante l’udienza, l’avvocato di D’Alessandro, Maria Lampitella, ha domandato a Tedesco se ricordasse la frase pronunciata da Cucchi in macchina dopo il pestaggio, 'Io muoio, ma a te tolgono la divisa'. Circostanza smentita dal carabiniere, ma che per la sorella di Stefano resta un passaggio significativo: "Vorrei ringraziare l'avvocato Lampitella, difensore di D'Alessandro, che ci ha fornito un ulteriore e rilevante elemento. Stefano in auto con i carabinieri al rientro dalla stazione Casilina avrebbe detto 'io muoio ma a te ti levano la divisa'. Stefano era stato appena picchiato e stava proprio male".
Oltre a Tedesco, ieri è stato ascoltato il maresciallo Enrico Mastronardi, teste della difesa e comandante della caserma di Tor Vergata e il figlio Sabatino, anche lui maresciallo. Tutti e due hanno negato di aver saputo del pestaggio di Cucchi.
Nei prossimi giorni la procura di Roma depositerà la richiesta di rinvio a giudizio nei confronti degli otto carabinieri accusati dei depistaggi che nel 2009 e nel 2015 avrebbero caratterizzato la vicenda della morte di Stefano Cucchi. A rischiare il rinvio a giudizio sono, tra gli altri, il generale Alessandro Casarsa, all'epoca comandante del gruppo Roma, e il colonnello Lorenzo Sabatino, ex capo del nucleo operativo dei carabinieri di Roma. Inoltre, i tre agenti della Polizia penitenziaria (Nicola Minichini, Corrado Santantonio e Antonio Domenici) che sono stati assolti in via definitiva dalla Cassazione nel 2015 - e allo stato persone offese - hanno depositato oggi un atto di nomina dei difensori al fine di costituirsi parte civile contro i rappresentanti dell'Arma indagati nella terza tranche dell'inchiesta. I tre poliziotti rappresentati dai legali Diego Perugini, Corrado Oliviero e Massimo Mauro, hanno depositato la nomina dei rispettivi avvocati al pm titolare delle indagini, Giovanni Musarò. Anche la famiglia Cucchi ha conferito l’incarico ai propri legali, gli avvocati Fabio Anselmo e Stefano Maccioni, per costituirsi parte civile contro i carabinieri accusati dei depistaggi.
La prossima udienza del processo Cucchi Bis sarà il 17 maggio dove saranno ascoltati i teste della difesa. Poi a fine mese o all’inizio di giugno, ci sarà l’udienza nella quale compariranno i periti incaricati dal Gip in sede d'incidente probatorio, aprendo così l'importante fase dibattimentale dedicata alle argomentazioni mediche.

Foto © Imagoeconomica

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