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di Karim El Sadi
A Porto Sant’Elpidio l’evento con la secondaria Marconi dal titolo “non arrenderti mai, rischieresti di farlo un’ora prima del miracolo

Adesso dovete andare dappertutto, dovunque vi chiamano, per non fare morire il sogno di Paolo”. Disse così Maria Pia Lepanto, madre di Paolo Borsellino, ai suoi figli quando il giudice morì in via d’Amelio insieme alla sua scorta (Agostino Catalano, Emanuela Loi, Walter Eddie Cosina, Vincenzo Li Muli e Claudio Traina) il 19 luglio 1992. Una “chiamata” che questa mattina è partita dagli studenti della scuola secondaria Marconi di Porto Sant’Elpidio per Salvatore Borsellino, il fondatore del Movimento Agende Rosse, nonchè fratello di Paolo. Durante il suo intervento, presso il teatro delle Api della cittadina in provincia di Fermo, Salvatore Borsellino ha ripetuto più volte l’importanza dei giovani, gli unici in grado di portare un cambiamento. Proprio gli ultimi giorni della sua vita Paolo Borsellino, ha ricordato Salvatore, “diceva che doveva andare di fretta perchè sapeva che non gli avrebbero lasciato tempo, il tritolo era arrivato a Palermo” ma ciò nonostante la mattina del 19 luglio si alzò presto, come suo solito, per rispondere a una lettera inviatagli proprio da alcuni studenti. “Paolo riusciva a guardare oltre perchè pensava ai giovani, l'ultimo giorno della sua vita pensava a voi - ha affermato emozionato Salvatore Borsellino indicando il giovane pubblico - per questo penso che quando morì potesse aver sorriso”. Prima della strage “Paolo disse a mia madre che non faceva più le carezze ai suoi figli. Solo un ‘pazzo’ lo farebbe. - ha detto il fondatore delle Agende Rosse - Non prendeva più in braccio Fiammetta (la più piccola dei 3 figli, ndr) ) perchè ‘così quando mi uccideranno i miei figli potranno soffrire di meno’, in pratica li stava abituando alla sua assenza”. Una condizione di vita durissima alla quale però il magistrato era pronto a sopportare dicendosi “ottimista perchè vedo che contro la criminalità mafiosa i giovani siciliani, e non, hanno un'attenzione diversa di quella che io ebbi solo all''eta di quarant'anni”. Era sui giovani che Paolo Borsellino riponeva le proprie speranze. Il suo “sogno” era che un giorno “i giovani sarebbero stati coloro che sarebbero riusciti a finire questa lotta”. Speranza che invece venne a mancare in Salvatore Borsellino nel 1997, a 5 anni di distanza dalla strage di via d’Amelio. In quel periodo, durato 10 anni, “smisi di parlare perchè non ne avevo diritto, perchè non avevo piu speranza”, fu solamente nel 2007, “quando capi che quella strage era una strage di stato per condurre una scellerata trattativa con gli assassini di Giovanni Falcone, che ricominciai a parlare. Ero preso per pazzo - ha rammentato Salvatore Borsellino - perchè parlavo di trattativa quando nessuno ne parlava”. Una trattativa che è “stata negata fino all'ultimo e quando un processo a Palermo ha accertato la sua esistenza, è stata coperta dal silenzio”.



A fine intervento i giovani studenti si sono armati di coraggio e microfono per fare qualche domanda al fratello del giudice assassinato da Cosa Nostra. Un ragazzino alzandosi ha chiesto a Salvatore Borsellino di trovare un aggettivo che descrivesse suo fratello Paolo al quale Salvatore ha affettuosamente risposto “più che un aggettivo direi un sostantivo che è amore”. Quell'amore che gli “permise di affrontare ciò che aveva dovuto affrontare. Sapeva di dover morire - ha detto commovendosi Salvatore Borsellino - sapeva che la morte sarebbe arrivata anche dalle spalle eppure ha scelto di continuare fino all'ultimo di affrontare la morte insieme a noi”.

La testimonianza dell’imprenditore Pino Masciari
Insieme al fondatore del Movimento Agende Rosse è intervenuto questa mattina anche Pino Masciari, imprenditore edile calabrese e testimone di giustizia. Masciari era uno degli imprenditori di spicco della Calabria quando uomini di ‘ndrangheta tentarono di avvicinarlo chiedendogli favori fino ad arrivare a pretendere una tassa del 3% sulla suo opera imprenditoriale. Masciari rifiutò e decise invece di denunciarli. Dopo continue pericolose intimidazioni, Masciari è stato costretto a dover rientrare nel programma di protezione di scorta nel 2010. Agli studenti il testimone di giustizia ha raccontato dunque qual è stata la sua disavventura, vissuta insieme a sua moglie e ai suoi figli, e cos’è la ‘ndrangheta “la più forte organizzazione criminale al mondo”. Della ‘ndrangheta “se non fosse per l'omicidio di Francesco Fortugno o per la strage di Duisburg oggi non ne sapremmo ancora nulla” ha detto il testimone di giustizia. Per tanti anni “si è sottovalutato il fenomeno ‘ndranghetistico per ignoranza, negligenza o per dolo”. Questo perchè la ‘ndrangheta opera nel “silenzio dei cittadini e dei politici, la paura ci ha resi complici ma il silenzio parla”. In conclusione Pino Masciari ha presentato l’associazione “Legalità Organizzata”, di cui è fondatore insieme all’avvocato Roberto Catani (il presidente), anche lui presente all’evento. “'Legalità Organizzata' è un’associazione che ha l’obiettivo di condividere il valore della Legalità nelle scuole, comunicando ai più giovani l’importanza del rispetto per il prossimo e del rispetto delle leggi”.

Foto © Our Voice

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