di Davide de Bari - Video e Foto
I due autori, intervistati da Peter Gomez, hanno presentato il loro ultimo libro
C'era un fiume di persone ieri, a Perugia, accorse presso la Sala Rotari per partecipare alla presentazione del libro "Storia segreta della 'Ndrangheta" edito da Mondadori, scritto dal procuratore capo di Catanzaro, Nicola Gratteri, insieme al professore Antonio Nicaso. L'occasione si è creata nell'ambito della XIII° Edizione del Festival internazionale del giornalismo. A intervistare i due autori è stato il direttore de ilfattoquotidiano.it, Peter Gomez. Un incontro in cui sono stati toccati vari argomenti a cominciare dal rapporto tra ‘Ndrangheta e politica, di cui si parla abbondantemente nel libro. Gomez, ricordando la famosa frase del giudice Paolo Borsellino sulla convivenza tra lo Stato e la mafia ("Mafia e politica sono due poteri che governano lo stesso territorio. O si fanno la guerra o si mettono d’accordo") ha aperto l’intervista. "Rispetto a quando Borsellino ha detto questa frase siamo andati oltre. - ha sostenuto Gratteri - Sempre più spesso vediamo nello stesso centro di potere sia il mafioso che il politico. Quindi siamo andati oltre la separazione mafia e politica". Secondo il magistrato già nell’800, all’interno del carcere di Favignana, il linguaggio dei detenuti politici in contrasto al regime borbonico è stato “mutato” dalla presenza dei criminali calabresi.
Per fare un esempio di questa "contaminazione" Gratteri ha poi ricordato il coinvolgimento di Francesco De Stefano, avo degli attuali De Stefano di Reggio Calabria, assoldato dai latifondisti per picchiare gli elettori nelle elezioni del capoluogo calabrese nel 1891. “Questo ci fa capire come la classe dirigente ha sempre cercato e abbracciato la criminalità organizzata. - ha sostenuto - La legittimazione delle mafie prima ancora che il popolo viene data dalla classe dirigente".
Gratteri ha poi sostenuto che la 'Ndrangheta non ha un’ideologia politica: "Essa è dove c'è denaro e potere. Si sposta come vuole e sceglie sempre il cavallo vincente. In Calabria chi viene eletto, vince con il 70-75% dei voti e raramente la 'Ndrangheta sbaglia a puntare su un cavallo. Alcune indagini, inoltre, dimostrano come gli stessi candidati sindaco siano scelti, con la criminalità organizzata che, oltre al voto, decide chi si deve presentare".
Quando la 'Ndrangheta si fa "Santa"
Rispondendo ad una domanda sulla struttura segreta della 'Ndrangheta, denominata "Santa", Gratteri ha spiegato che "essa rappresenta la prima dote della società maggiore dell’organizzazione". Una struttura che “ha regolamentato la doppia affiliazione, permettendo ad un soggetto di essere sia mafioso che appartenente alla massoneria deviata". Sempre riguardo alla struttura segreta della ’Ndrangheta, il magistrato ha detto: “Inizialmente potevano entrare solo 33 santisti. Per farne entrare uno nuovo ne doveva morire uno già presente. Poi c’è stata grande richiesta per entrare a farne parte e per questo si sono creati altre sovrastrutture come il vangelo, il quartino, il trequartino e il medaglione”. "Entrare a far parte di una loggia massonica deviata - ha ricordato - significa sedersi attorno a un tavolo del comando e dei bottoni. Il luogo dove non si decide chi deve vincere l'appalto ma se l'opera deve essere costruita o meno, decidere il concorso di primario o pezzi della sanità, decidere il destino dei cittadini".
Leggi sulla mafia
Un altro argomento toccato da Gratteri è lo stato attuale della legislazione in materia di mafia, in particolare rispetto la riforma del codice penale. “Mentre noi stiamo qui a parlare si vedono poche cose. Non stiamo assistendo a una rivoluzione nel rispetto della Costituzione. Con gli strumenti che abbiamo diamo tutti noi stessi. - ha sostenuto - Però, ci aspetteremmo che il potere politico decidesse di mettersi sul serio a fare leggi contro la mafia e cambiare il sistema penale e detentivo nel rispetto della Costituzione e far rientrare quelle riforme fino a quando diventi inconveniente delinquere. - ha continuato - avremmo bisogno di una cura da febbre da cavallo per abbattere la mafia dell'80% nei prossimi 10 anni. Per fare questo ci vuole tanta competenza, volontà, libertà e coraggio perché quando ci si mette sul serio a fare riforme che inchiodano i centri di poteri tremano i polsi".
Per Gratteri, allo stato dei fatti, siamo "ancora a penna e calamaio" e "non esistono leggi contro le mafie, ma esiste la necessità di modificare il codice di procedura penale. Serve per tutti anche per cosiddetti reati bagatellari”. Il procuratore di Catanzaro ha poi ricordato la sua proposta di riforma del codice penale avanzata circa quattro anni fa al sottosegretario Graziano Delrio con ben duecento articoli anche in materia di lotta alla mafia. Riguardo la riforma, Gratteri ha poi detto: “E’ stata proposta all’attuale ministro della giustizia? Non è il quarto segreto di Fatima, la conoscono tutti. Questo governo l’ha inserita nel Milleproroghe, non approvandola”.
La relazione tra la criminalità organizzata e il Canada
Il professore Antonio Nicaso, che da anni insegna e vive in Canada, è stato chiesto quale sia il rapporto tra la mafia e questa nazione. Secondo Nicaso la 'Ndrangheta, grazie alla "coesione dei legami interni" e alla "forza delle relazioni esterne" senza andare "contro le leggi di mercato, ma contro quelle dello Stato", riesce a "radicarsi anche nei territori che non sono d'origine". Dunque, il Canada "è diventata una roccaforte già dal 1915". "In Canada - ha spiegato - la 'Ndrangheta è riuscita ad andare oltre i rapporti predatori e quindi anche lì ha stretto rapporti con politici e costruttori. La stessa cosa è successa anche in Australia e Usa". Per Nicaso la politica canadese agisce "peggio di quella italiana perché in Canada si riesce a riciclare denaro più facilmente. Se si tiene in considerazione solo quando le mafie sparano, le mafie si adeguano, evitando quindi la violenza; cercando di investire denaro. I pubblici notai dovrebbero denunciare le operazioni sospette. Ci sono delle società di comodo che possono acquistare beni immobiliari senza riferire il reale beneficiario dell'investimento. Si può benissimo capire che il Canada è una terra dove chi investe e ricicla non crea allarme sociale”.
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Il caso Aemilia e la corruzione
Secondo Nicaso i radicamenti della mafia sono "sempre frutto di incontro e c'è una linea della palma che sale verso nord, ma c'è una stella alpina che scende verso Sud". E' così ha parlato dell'operazione Aemilia: "Sono stati gli imprenditori emiliani ad andare dai mafiosi. Molti si cullavano con la scusa degli anticorpi sociali, nessuno mette in discussione gli anticorpi sociali, ma quelli economici. Le mafie si trasformano in agenzie di servizi e vanno ad offrire manodopera a basso costo e c'è chi accetta questa logica in quanto si abbassano i costi per massimizzare i profitti". Il professore ha detto che insieme a Gratteri hanno messo in guardia sul pericolo gli amministratori locali, ma "le nostre denunce, per loro, erano dei falsi allarmismi". "Banca Italia diceva che c'era un aumento anomalo del 29% dei depositi. - ha spiegato - Se i settori vitali dell’economia devono licenziare come fanno poi i cittadini a depositare e avere questo anomalo incremento rispetto al Paese? Noi per troppo tempo ci siamo cullati con il confino di polizia. Purtroppo non ci sono regioni immuni al contagio mafioso. Ci sono pochi politici e imprenditori che non hanno bisogno dei soldi e dei voti dei mafiosi".
Il giornalismo libero
Ultimo argomento affrontato nell’incontro è stato quello dell’informazione. Secondo Nicaso rappresenta uno "strumento fondamentale in un Paese libero e non dovrebbe stare mai con chi governa, ma dovrebbe fare da pungolo da chi è al potere". "Molto spesso ci sono giovani che fanno giornalismo e sono sottopagati, sfruttati. - ha concluso - Prima si sognava di fare il giornalista. Però per farlo ci vuole molta passione, sacrifici e tenere conto di una cosa, che non bisogna legarsi a nessuno. Bisogna essere liberi dentro e avere come datore di lavoro il lettore".
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