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di AMDuemila
In base a nuovi indizi raccolti sull’ex “primula nera”, chiede di annullare il proscioglimento del ’92

La Procura generale di Bologna ha chiesto al gip Francesca Zavagliala la revoca del proscioglimento disposto il 28 aprile 1992 dal Tribunale bolognese nei confronti di Paolo Bellini, per iscriverlo nel registro degli indagati (nel procedimento contro ignoti sui mandanti) con l'accusa di concorso nella strage del 2 agosto che provocò 85 morti e 200 feriti. Una decisione verrà presa il prossimo 28 maggio quando si terrà un'udienza in camera di consiglio davanti al Gip. Quella di Bellini è una figura misteriosa che si inserisce in diversi capitoli bui della storia del nostro Paese. Soprannominato "primula nera" è stato un ex esponente di Avanguardia Nazionale, autore di omicidi come quello del militante di Lotta Continua Alceste Campanile.
Nel 1976 si era dato alla latitanza per sfuggire ad un mandato di cattura per tentato omicidio, rifugiandosi in Sudamerica. Per nascondersi utilizzò anche un nome falso: Roberto Da Silva, brasiliano. Nel 1983 venne aperta nei suoi confronti l'indagine sulla strage di Bologna in quanto due testimoni sostennero che si trovasse in stazione in quel tragico 2 agosto. La Digos, inoltre, accertò che a volte soggiornava in un affittacamere vicino alla stazione. Con l'accusa di averlo favorito finì sotto inchiesta (e poi scagionato) anche il procuratore di Bologna all'epoca della strage, Ugo Sisti. Ma il nome di Bellini tornò anche successivamente quando, nel 1988, conobbe in carcere l'uomo d'onore Antonino Gioè, che lo definisce "infiltrato dello Stato" nella lettera scritta prima di morire dopo gli attentati del '93. E il pentito Giovanni Brusca lo indica come "suggeritore" della strategia per colpire i monumenti. Persino il capo dei capi, Totò Riina, gli si rivolse pubblicamente durante un processo, nel 2003, quando disse: “Ma questo Paolo Bellini che si affaccia nelle stragi di Bologna, in certi processi e poi non si vede più […] me lo trovo in mezzo ai piedi con i servizi segreti”. Bellini aveva un passato di ladro di opere d'arte ed entrò anche in contatto con alti ufficiali dei carabinieri che lo mandarono a "trattare" con i boss di Cosa Nostra durante la stagione stragista. Proprio su questo punto è stato anche testimone al processo sulla trattativa Stato-Mafia.
Ma il suo nome è anche ricomparso anni dopo durante la faida tra il clan vincente dei Grande Aracri e i perdenti dei Dragone. Per la 'Ndrangheta avrebbe compiuto anche una decina di omicidi. La richiesta di revocare la sentenza è un ulteriore passo avanti nell'inchiesta che la Procura generale ha avocato a sé sui mandanti e finanziatori dell'attentato, il tutto mentre prosegue davanti al tribunale il processo a Gilberto Cavallini, ex Nar accusato di essere il 'quarto uomo' e di aver dato un supporto logistico a Valerio Fioravanti, Francesca Mambro e Luigi Ciavardini, i Nar condannati in via definitiva. Nei giorni scorsi proprio dal dibattimento era emerso che la Procura generale ha indagato per depistaggio l'ex generale Quintino Spella, all'epoca responsabile Sisde a Padova. Per Paolo Bolognesi, presidente dell’associazione delle vittime della strage, "se ci sono elementi per allargare l’indagine è un fatto positivo, perché non è pensabile che la strage possa essere stata eseguita da tre o quattro persone che si definiscono spontaneisti, ma che spontaneisti non erano".

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