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maiorana stefano antonio webdi AMDuemila
La famiglia si oppone ed indica spunti investigativi

L’inchiesta sulla scomparsa dell’imprenditore Antonio Maiorana e di suo figlio Stefano (avvenuta il 3 agosto 2007) sarà archiviata? La decisione verrà presa il 10 aprile prossimo, all’udienza davanti al gup Marco Gaeta.
Secondo la procura di Palermo, rappresentata dal procuratore aggiunto Salvatore De Luca e dal sostituto Roberto Tartaglia, anche se ci sono stati dei nuovi elementi, questi non basterebbero per giungere al rinvio a giudizio e così hanno chiesto l’archiviazione del fascicolo. Una decisione non condivisa dai legali della famiglia Maiorana. L’avvocato Giacomo Frazzitta, che assiste Rossella Accardo, madre di Stefano Maiorana ed ex moglie di Antonio, si è opposto indicando una serie di spunti che, a loro giudizio, dovrebbero essere ulteriormente approfonditi.
Nel 2016, gli investigatori, dopo anni di indagini a vuoto, riuscirono a trovare degli elementi importanti. Si pensava che fosse arrivata una svolta quando si iniziò a scavare in un terreno di Torretta alla ricerca dei resti di Maiorana, ad oggi mai ritrovati. Quello che venne rinvenuta fu una suola di scarpe e un telo macchiato di rosso. Gli accertamenti dei Ris dei carabinieri hanno poi stabilito, però, che la scarpa apparterebbe ad una donna e le macchie non sarebbero di sangue. In quel momento finirono nel registro degli indagati per il duplice omicidio il costruttore Francesco Paolo Alamia, più volte coinvolto in inchieste di mafia da cui ne è uscito sempre pulito, e Giuseppe Di Maggio, figlio di Lorenzo, boss di Torretta. Per la Procura il movente del delitto verterebbe attorno all’affare legato alla vendita di una serie di immobili ad Isola delle Femmine da parte delle società “Calliope” ed “Edilia”. Secondo i magistrati, Antonio Maiorana avrebbe ricattato Alamia con l’utilizzo di un filmino pornografico durante un rapporto sessuale con una minorenne. Lo scopo sarebbe stato quello di spingere il costruttore a cedere le sue quote della “Calliope” proprio nella fase in cui era arrivato il momento di incassare i soldi per la vendita di abitazioni. Infatti, la cessione è avvenuta poco prima della scomparsa di Maiorana: il 24 luglio 2007 e “a titolo gratuito” a favore della compagna argentina di Antonio Maiorana, Karina Andrè. Quindi, l’imprenditore si sarebbe ritrovato da semplice dipendente a proprietario della società, nel momento più vantaggioso.
Dalla deposizione di due testimoni sentiti dai magistrati, è emerso che il boss di Castelvetrano, Matteo Messina Denaro, avrebbe avuto una relazione con la compagna di Antonio Maiorana, l'argentina Karina Andrè. I due testi avrebbero saputo della relazione dalla stessa donna e spontaneamente, senza che gli fosse stata rivolta la domanda, l'hanno riferita agli inquirenti.
Un altro testimone, David Lopez, socio di Maiorana, ha raccontato di aver sentito l’imprenditore minacciare Alamia: “Ti rovino! Ti faccio finire sui giornali”. Non solo. Lopez ha riferito di aver visto l’ipotetico video pornografico. Ha pure ricordato che la mattina della scomparsa, il costruttore avrebbe chiamato Maiorana per dirgli che “si sarebbe ripreso quello che aveva dato”. Sulle parole di Lopez, però, non ci sono stati dei riscontri. Infatti, il filmino non è mai stato ritrovato, anche perché, subito dopo la sparizione dei Maiorana, l’hard disk del computer dove eventualmente poteva essere nascosto, sarebbe stato smontato da Karina Andrè. In riferimento alla memoria, gli investigatori hanno ritrovato un’annotazione su un Topolino dell’altro figlio di Maiorana, Marco, che anch’esso sarebbe stato a conoscenza del ricatto: "Con Karina - è scritto - abbiamo distrutto la memoria del pc".
Adesso, l’avvocato della famiglia chiede che quella memoria venga cercata e si facciano ulteriori accertamenti sulle impronte degli indagati e i dna reperati. La madre ed ex moglie di Maiorana ha fatto anche un appello chiedendo a "chi sa, di farsi avanti”.

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