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6di AMDuemila - Video e Foto
Ieri la chiusura del seminario “Contromafiecorruzione” di Libera

Nella lotta alla mafia "a parole ci sono tutti, ma molte parole sono stanche: abbiamo bisogno di parole vere che si traducono in fatti e concretezza. Lo chiediamo alla politica del Paese, alle amministrazioni e alle istituzioni disposte a collaborare per il bene comune insieme. Abbiamo il dovere di essere un pungolo propositivo, chiaro senza sconti se non viene fatto quello che deve essere fatto per il bene di tutti". E’ con queste parole che il presidente di Libera, don Luigi Ciotti, è intervenuto alla giornata conclusiva di “Contromafiecorruzione” a Trieste dove per tre giorni si è parlato dell’infiltrazione mafiosa delle regioni del Nord-est Italia. Don Ciotti ha poi aggiunto che "non basta però chiedere alla politica e alle istituzioni", "dobbiamo chiedere anche a noi di essere cittadini veri e non a intermittenza a seconda dei momenti e delle situazioni, cittadini che si assumono la propria parte di responsabilità. Il cambiamento ha bisogno del nostro contributo, del nostro metterci in gioco".
Un argomento affrontato da don Ciotti è stato il rapporto dei politici e degli elettori attraverso i social: "I social sono strumenti formidabili di consenso e dunque di potere, strumenti su cui si sono buttati ad esempio i politici più scaltri con l'intenzione di creare un rapporto diretto disinvolto e fintamente paritario con l'elettore, ma gli elettori con questa metodologia e con questo uso di quello strumento vengono ridotti al rango di seguaci, di fan e tifosi. Dobbiamo stare attenti a questa modalità che va a scavalcare i tempi e modi della democrazia”. Il presidente di Libera ha poi spiegato che oggi “viviamo in un sistema in cui la democrazia procede a sondaggi, alcuni pilotati, senza alcuna idea e disegno, lasciando che sia il consenso di volta in volta a decidere la direzione. Questa è la morte della politica, il via libera ai veri spacciatori di illusioni, quelli esperti di slogan e semplificazione. In queste fessure vanno a nozze mafie, corruzione, furbi, illegalità”. "Dobbiamo evitare le facili generalizzazioni", ha quindi osservato don Ciotti, e stare "attenti all'antimafia malata. Non siamo qui a giudicare nessuno, ma a tutelare le cose belle". Inoltre, secondo il presidente di Libera“abbiamo bisogno di cittadini responsabili e veri, abbiamo il dovere di far in modo che i social sia a utilizzo a servizio di tutti".
Uno dei temi toccati dal prete antimafia è stato anche il “dovere” di ricercare la verità sul caso di Giulio Regeni. “Lo Stato italiano deve essere più radicale - ha detto - perché è in gioco la dignità del nostro Paese. Non possiamo essere presi in giro. Non possiamo neppure solo esprimere solidarietà al dolore della famiglia”. Sulle indagini, don Ciotti ha sostenuto: “C’è un continuo depistare in Egitto per non permettere di risalire alla verità. Sono convinto che con l'impegno di tutti si riesca a restituire a papà e mamma quello che è fondamentale e necessario per guardare avanti”.

“Diversi segnali di infiltrazione a Nord”
In questa edizione, l’associazione del gruppo Abele ha voluto alzare i riflettori nelle regioni del Nord-est Italia in cui la percezione della mafia tra la popolazione è “marginale”, come ha evidenziato il rapporto LiberaIdee. I seminari sono stati progettati in funzione di questo: informare e sensibilizzare gli abitanti sulla presenza di infiltrazioni anche nel Nord-est. "Le mafie hanno un modo insidioso di graduale infiltrazione nei territori in cui si è meno predisposti a cogliere i segnali delle loro presenze - ha detto il procuratore nazionale antimafia Federico Cafiero de Raho durante la giornata conclusiva - Segnali ce ne sono stati diversi”. E poi ha aggiunto: “Oggi le mafie si pongono nel territorio con società: sono sempre più affari e meno territorio. Eppure sono tantissimi gli appartenenti alle organizzazioni mafiose presenti nel nord Italia. Laddove non sono apparentemente presenti è perché probabilmente non le si è cercate a sufficienza”. Parlando di "segnali", Cafiero de Raho ha portato ad esempio "gli arresti nel maggio 2018 per il deposito fiscale presso il porto di Trieste di tre soggetti pregiudicati sui quali si sta approfondendo il loro legame con la Camorra" e i recenti arresti nell'amministrazione locale ad Aosta: "Pur nell'ambito di una presunzione generale di innocenza di chi è sottoposto a indagini, è certo che ci sono segnali molto forti".



Anche il direttore della Direzione investigativa Antimafia (Dia), Giuseppe Governale, ha spiegato che la mafia "fa numerosi affari nel Nordest. Li fa soprattutto nell'ambito che le è più congeniale: dove ci sono affari, appunto, dove c'è business, si infiltra come l'acqua. Se trova la possibilità di inserirsi, si inserisce. Le possibilità che la società civile ha di difendersi sono legate allo scudo che riesce a porre a freno di quest'acqua che si infiltra", come "funzionari che non siano per esempio solleciti alla corruzione”. Sulla corruzione, de Raho ha poi detto: “E’ diventata lo strumento attraverso il quale le mafie si infiltrano nei rapporti con i rappresentanti delle amministrazioni locali, della politica. Oggi non c'è nemmeno più la consegna di danaro: c'è qualcosa in più, c'è la prospettiva di affari, quindi vi è una convenienza economica che spinge coloro che si avvicinano alle mafie a trattare con le stesse". Per arginare il fenomeno "le commissioni antimafia di 16 regioni si stanno muovendo per organizzarsi e avviare monitoraggi per verificare la coerenza economico finanziaria delle società che investono rispetto al loro contenuto e forza economica”. Mentre secondo Governale “la corruzione è l'accademia sulla quale la mafia ha imparato a muoversi”.
Il "primo strumento" di contrasto, ha ricordato de Raho, si basa su "cultura, coesione, aggregazione, condivisione, consapevolezza di dover far propri i valori della Costituzione, i diritti e il rispetto della dignità umana. Se si crea un circuito favorevole positivo di questo tipo, probabilmente la mafia non avrebbe più il terreno per potersi sviluppare". Per il capo della Dia le "armi" per combattere la criminalità organizzata sono quelle "della società civile". “Quello che le forze di polizia e la magistratura hanno fatto negli ultimi 25 anni è stato quasi il massimo. Tantissimo è stato fatto. Però non basta” ha aggiunto. Secondo Governale “ci sono state delle epoche in cui la mafia ha vissuto, pensiamo agli anni 20 del 900, e ha subito forti attacchi militari. Lei ha saputo consolidarsi e soprattutto aspettare il momento propizio per ritornare in auge. In questo momento si sta adattando all'offensiva. Spera che i riflettori cadano”. La "migliore soluzione" è "la spinta dal basso, cioè il coinvolgimento della società civile. Quello che più la mafia teme è la crescita del senso di cittadinanza, l'annullamento progressivo dell'ignoranza, perché vive attraverso una subcultura". Della mafia, ha concluso Governale, "c'è bisogno di parlarne": "Oggi scientemente non esprime violenza, però fa affari e quindi parlare di mafia e di quello che rappresenta la mafia in termini di infiltrazioni e di perniciosità nei confronti della società civile è importante".


“Soggetti a rischio vanno protetti”
Per il procuratore nazionale antimafia la revoca della scorta al giornalista Sandro Ruotolo deriva "evidentemente da valutazioni che gli organismi, ai quali compete, esprimono. Sono del parere che i soggetti a rischio vanno sempre protetti. Di volta in volta i parametri sono quelli anche della maggiore visibilità, del tipo di inchieste, di tutto ciò che si esprime nell'ambito di un'attività lavorativa giornalistica”. Dal caso del giornalista che si è visto negli ultimi giorni revocare la scorta, de Raho ha poi parlato del meccanismo: “E’ evidente che lo Stato si trova ad affrontare tantissime problematiche proprio in ordine al rischio delle persone. E' anche evidente che il diritto alla sicurezza non deve mai ridurre la sicurezza dei diritti". Cafiero de Raho ha poi ricordato un incontro ad Arezzo con la presenza del giornalista Paolo Borrometi, "che ha raccontato tanti episodi che sono avvenuti in suo danno. Questo perché non si è intervenuto in tempo. Però si è potuto salvare la sua vita perche una scorta gli è stata data e gli è stata mantenuta. Questo senza voler creare polemiche, spettano ad altri organismi".
Non appena si era diffusa la notizia della revoca della scorta a Ruotolo, don Ciotti ha telefonato al giornalista per esprimere vicinanza. "La scelta di revocare la scorta al giornalista Sandro Ruotolo è profondamente sbagliata. Al giornalista e all'amico Sandro diciamo di non mollare" ha detto Lorenzo Frigerio di Libera Informazione.

“Immigrazione non solo problema dell’Italia, ma anche di Ue e Onu”
Durante la chiusura di “Contromafiecorruzione” si è parlato anche di migranti. “E’ vero che da un lato la questione migranti è un problema che riguarda la solidarietà, uno dei valori fondamentali della nostra Costituzione - ha detto de Raho - E' anche vero che il tema dei migranti non è soltanto il tema dell'Italia, è il tema dell'Europa, ma anche dell'Onu”. Secondo il procuratore nazionale antimafia “i migranti arrivano in Europa, perché si trovano in paesi nei quali sono sottoposti a un regime a volte di vera e propria schiavitù, torture, guerre civili". E "le Nazioni Unite non hanno ancora trovato un programma per consentire a tutti gli Stati di fare in modo che l'Africa venga aiutata e soprattutto, là dove esistono le violazioni di principi fondamentali, non si perseveri in azioni contro l'umanità”. Per de Raho, "probabilmente noi dovremmo essere protagonisti anche sotto questo profilo, dell'esigenza di portare nei paesi la libertà. Non è questo un tema che è al di fuori delle nostre possibilità". Però, è convinto il procuratore antimafia, "bisogna muoversi tutti".
Il discorso migranti, ha concluso il procuratore “pare quasi che sia diventato un discorso politico: chi è a favore del loro ingresso da una parte e chi è contro dall'altra. Ma non è questo il tema, è innanzitutto quello della solidarietà, quello del diritto di asilo e anche quello di restituire alle persone un livello di vita che consenta di essere uomo. E questo in vari Paesi non c'è".

Fonte: ANSA

Foto da Facebook di Libera contro le Mafie

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