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moby prince c fotogrammadi AMDuemila
Si riparte dal lavoro lavora su atti della commissione parlamentare

Un nuovo passo per cercare la verità sul più grave incidente della marineria italiana: il disastro della Moby Prince. In quella sera del 10 aprile 1991 morirono 140 persone: 65 membri dell’equipaggio e 75 passeggeri del traghetto della compagnia Navarma che, appena partito in direzione di Olbia, entrò in collisione con la petroliera Agip Abruzzo all'ancora nella rada del porto di Livorno. Ventisette anni dopo il punto di partenza per la Procura di Livorno diretta dal procuratore capo Ettore Squillace Greco, che ha aperto una nuova inchiesta, è quanto sancito dalla commissione parlamentare d'inchiesta sul caso, di cui sono stati acquisiti tutti gli atti.
L'obiettivo è quello di ricostruire tutti i misteri della sciagura su cui non è mai stata fatta davvero chiarezza e dar così quella giustizia che i familiari di 140 vittime attendono ormai da troppo tempo.
Secondo quanto emerso dall'inchiesta parlamentare, la cui relazione conclusiva è stara resa pubblica il 24 gennaio scorso in Senato dall'allora presidente Silvio Lai, il disastro non è riconducibile alla presenza di nebbia e alla negligenza del comando del traghetto; la nebbia fu immotivatamente utilizzata per giustificare il caos dei soccorsi.
Diversi i punti su cui è necessario far luce proprio a cominciare da quei soccorsi arrivati soltanto dopo molte ore. Poi ci sono le posizioni e le attività delle navi in rada, i tempi di sopravvivenza dei passeggeri a bordo, i misteri del viavai di unità militari americane e i depistaggi, oramai accertati, nel corso delle prima indagini e le bugie riferite durante il primo processo, concluso nl 1997 con l’assoluzione di tutti gli imputati. Nel 2006 fu aperta una seconda inchiesta che purtroppo non arrivò neppure allo scoglio dell’udienza preliminare e del rinvio a giudizio, finendo con una contestata archiviazione. Adesso però la Procura di Livorno tenta di dare nuove risposte. A dare la notizia sono stati in una nota Luchino Chessa, presidente dell'Associazione 10 Aprile-Familiari Vittime Moby onlus, e Loris Rispoli, presidente Associazione 140, che lunedì scorso hanno incontrato, assistiti dai loro avvocati Stefano Taddia e Carlo Melis-Costa, il procuratore capo Ettore Squillace Greco e il sostituto procuratore Sabrina Carmazzi. "In questo ultimo anno come familiari delle vittime - hanno detto Chessa e Rispoli nella nota congiunta - ci siamo chiesti più volte se gli atti della commissione parlamentare di inchiesta fossero stati trasmessi alle Procure di Livorno e Roma e se le Procure stesse avessero aperto fascicoli in tale senso". "In seguito ad una richiesta specifica - hanno precisato Chessa e Rispoli - per quanto riguarda la Procura di Livorno, abbiamo avuto un riscontro positivo in occasione di un incontro che si è tenuto lunedì 17 dicembre scorso: è emerso che la Procura di Livorno ha richiesto la relazione conclusiva ancora prima della pubblicazione della stessa; dal colloquio, dai toni giustamente riservati, è emerso che le indagini, con tutta probabilità, verranno o sono già state riaperte, anche al fine di verificare ipotesi di reato ancora perseguibili". "Come familiari delle vittime - hanno aggiunto Chessa e Rispoli - non possiamo che plaudire per la posizione del procuratore Ettore Squillace Greco che consideriamo un evidente e concreto passo in avanti, nella speranza per fare piena luce su quello che è accaduto la notte del 10 aprile 1991, in attesa di avere giustizia per la sofferenza e la morte orrenda che hanno avuto i nostri cari". La commissione parlamentare d'inchiesta sul disastro del Moby Prince, hanno ricordato i portavoce dei familiari delle vittime, "ha lavorato senza interruzione per due anni e le conclusioni hanno ribaltato le verità scaturite dalle inchieste giudiziarie e dai processi, mettendo in evidenza circostanze mai emerse prima quali l'assenza di nebbia, un ancoraggio della petroliera diverso da quello riportato nelle carte processuali, una rotta del Moby Prince che ha subito una turbativa, una sopravvivenza a bordo del traghetto ben oltre i 30 minuti in totale assenza di soccorsi". "I dubbi sulla rotta della petroliera prima del suo arrivo a Livorno e sul materiale da esso trasportato, gli strani accordi tra le compagnie assicurative dopo due mesi dalla tragedia sono aspetti emersi nelle indagini della commissione parlamentare, ma rimangono alcuni punti che non sono stati analizzati, come cosa ha portato il traghetto in collisione", hanno concluso Chessa e Rispoli.

Foto © Fotogramma

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