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de raho cafiero c imagoeconomicadi AMDuemila
A Palermo il seminario di studi sulle interdittive antimafia

"In Sicilia operano tante imprese calabresi e in Calabria tante imprese siciliane, che comunque si muovono in altre regioni del Sud o anche al Nord su vari settori con presenze importanti nel mondo degli appalti, un mondo in cui ci sono frazioni libere ed altre occupate da veri e propri cartelli formati da 70 anche 80 società che servono in sostanza ad aggirare le leggi e il codice degli appalti". E' così che il procuratore nazionale antimafia, Federico Cafiero de Raho, è intervenuto a margine del seminario di studi "La prevenzione delle infiltrazioni mafiose nell'economia legale. Le interdittive del Prefetto e le sue fonti di conoscenza" che si è tenuto presso la Prefettura di Palermo. "Ho chiesto - ha aggiunto Cafiero de Raho - che venga costituita una banca dati degli appalti con i nomi di tutti, non solo degli appaltatori e degli affidatari ma anche di coloro che partecipano, perché spesso ci troviamo di fronte a qualcuno che recede e allora domandiamoci perché recede". "La Direzione nazionale antimafia acquisisce tutte le interdittive che vengono emesse in territorio nazionale e tutte le sentenze emesse dal Tar e dal Consiglio di Stato proprio per avere un quadro chiaro dei diversi territori del Paese", ha aggiunto il procuratore nazionale antimafia. "Il nostro sistema è molto complesso: se le mafie riescono a inserirsi nell'economia, nella politica, a esercitare un ruolo nell'ambito dei territori - ha detto - a questo corrisponde da un lato lo scioglimento degli enti locali, dall'altro le interdittive antimafia, e ancora le misure di prevenzione e gli strumenti penali. Abbiamo uno spettro talmente ampio di strumenti da essere credo, a giudizio del mondo intero, il Paese con la disciplina più ampia per contrastare le mafie". "Questi strumenti che a volte si ritengono non perfettamente conformi ai valori affermati dalla Carta dei diritti dell'uomo - ha proseguito Federico Cafiero de Raho -, in realtà, vengono sostanzialmente confermati dall'Europa intera, tanto che negli ultimi anni, i provvedimenti di confisca non fondati su sentenza di condanna, quelli che dipendono da un provvedimento di prevenzione, sono confermati e trovano esecuzione nei Paesi europei".

Interdittive fondamentali per scoprire gli affari dei boss
Nel corso del seminario sono stati presentati una serie di dati sulle misure interdittive.
Così è emerso che le nove prefetture siciliane negli anni 2017 e 2018 hanno adottato 399 provvedimenti interdittivi antimafia, su 82.071 richieste di documentazione antimafia pervenute. Secondo gli analisti "I provvedimenti interdittivi offrono un interessante contributo di conoscenza e di analisi per valutare quali sono oggi gli interessi della mafia verso i settori economici di investimento, permettendo di cogliere anche le nuove dinamiche per celare e per speculare in nuovi ambiti economici, rispetto ai tradizionali settori di influenza di Cosa nostra o anche di altre mafie"". "Nell'attività di prevenzione amministrativa la Prefettura di Palermo - secondo i dati - ha adottato 26 provvedimenti ostativi a carico di ditte nelle cui compagini figurano persone coinvolte nelle misure di prevenzione patrimoniali a carico di stretti congiunti, quali 'terzi intestatari intervenienti', cioè dipendenti delle stesse società. Tra queste, 12 hanno riguardato altrettante società con lo stesso oggetto di attività di quelle confiscate: si tratta di una raffinata strategia di reinserimento nel mercato da parte di chi ne è stato estromesso da una misura patrimoniale per l'accertato collegamento con la criminalità organizzata mafiosa". "Non è, infatti, da escludere - prosegue l'analisi - che l'esercizio di analoga attività rispetto a quella sequestrata o confiscata da parte del congiunto, con la creazione di nuove società, intestate ad 'intervenienti' o ad 'ex dipendenti', che di fatto operano in regime di concorrenza con le società sottoposte a vincolo del sequestro, si può ritenere costituisca un tentativo di elusione degli effetti del provvedimento giudiziario, ed in molti casi può essere stato condizionante il fallimento delle società in amministrazione giudiziaria ovvero una considerevole diminuzione del loro volume d'affari. Si tratta di interdittive portate a conoscenza anche del giudice della prevenzione e in alcuni casi è intervenuto anche un provvedimento giudiziario di sequestro di beni".
In particolare dalle interdittive di Palermo, e più in generale delle altre prefetture dell'Isola, si rileva che permane l'interesse della mafia nei settori più tradizionali, come le costruzioni, il ciclo del calcestruzzo e gli inerti. Tuttavia, Cosa nostra guarda anche al gioco e alle slot-machine e alle attività legate alle autorizzazioni dei Monopoli di Stato, alla gestione di impianti sportivi legati al mondo delle scommesse e alle corse dei cavalli, alla raccolta e allo smaltimento dei rifiuti, alle attività agropastorali per acquisire fondi europei, la distribuzione di benzina e gas, l'eolico e la connessa progettazione, la gestione delle acque, la gestione di stabilimenti balneari su aree demaniali in concessione, la grande distribuzione, il settore vitivinicolo, le cantine e gli impianti di trasformazione dei prodotti enologici e dell'agricoltura.

Foto © Imagoeconomica

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