di AMDuemila
L’ex pm: “Stavamo arrivando al cuore dei poteri deviati dello Stato”
“La sentenza arriva tardi, il danno è irreparabile: hanno distrutto le indagini e il magistrato, ora faccio altro. Però mette un bollino di giustizia su quello che tutte le persone per bene sapevano e avevano compreso: ci impedirono di raggiungere la verità, di indagare fino in fondo le mafie nel cuore dello Stato. E ci si arriva quando anche la Procura di Salerno ci aveva rinunciato, non impugnando le assoluzioni di primo grado”. Sono queste le parole con cui l’attuale sindaco di Napoli ed ex magistrato Luigi de Magistris si è rivolto al quotidiano “Il Fatto Quotidiano” in un'intervista. L’ex pm ha commentato la sentenza della Corte d’Appello di Salerno che qualche giorno fa ha riconosciuto la revoca dell'inchiesta "Poseidone", fatta il 29 marzo 2007, effettuata dall'allora procuratore aggiunto di Catanzaro Salvatore Murone, con il concorso del senatore di Forza Italia Giancarlo Pittelli e dall'allora sottosegretario alle Attività produttive, Giuseppe Galati; ed ugualmente è stata anche riconosciuta come illegittima l'avocazione del procedimento 'Why Not' (19 ottobre 2007) deciso sempre da Murone con l'avvocato generale facente funzioni di procuratore generale della Repubblica presso la Corte d’Appello di Catanzaro, Dolcino Favi, in concorso con l'imprenditore della Compagnia delle Opere Antonio Saladino. Per questi fatti, però, pur ritenuti sussumibili nel reato di abuso d'ufficio, è stato dichiarato il non doversi procedere per intervenuta prescrizione. Al Fatto, l’ex magistrato di Catanzaro ha spiegato che se quelle inchieste fossero andate avanti “avremmo cambiato la storia di questo Paese” e che “stavamo arrivando al cuore dei poteri deviati dello Stato. Mafie, massonerie, forze dell’ordine, magistratura, affaristi, mazzette, scatole cinesi. Molte delle persone che indicai nei miei verbali alla Nuzzi sono ancora al potere nei loro settori”.
Per de Magistris se i pm di Salerno Gabriella Nuzzi e Dionigio Verasani, che furono sanzionati dal Csm ed esclusi dall’indagine sui magistrati di Catanzaro, fossero andati avanti “forse alla verità su Catanzaro ci saremmo arrivati. E comunque la prova del reato contro di me era talmente evidente che alla fine un giudice ha dovuto riconoscerlo”.
Riguardo la decisione del Csm dell’allora presidente Giorgio Napolitano e del vice Nicola Mancino di togliere le funzione di indagine a de Magistris e il rinvio al Riesame di Napoli per incompatibilità ambientale, ha detto: “Quel Csm si sporcò le mani di violenza istituzionale. Sapeva la verità, ma scelse di lasciare in Calabria i magistrati che commisero reati e di cacciare chi quei reati li aveva denunciati. Non ci sono precedenti di questa portata. Le mafie, per ottenere con altri pm lo stesso risultato, usarono il tritolo”. Secondo de Magistris quando gli ex indagati di Why Not e Poseidone, tra cui Clemente Mastella, sottolinearono la debolezza delle inchieste con proscioglimenti e assoluzioni, sono state “accuse fragili e risibili” in quanto potrebbe essere “legittima la critica, anche dura, se fossi rimasto fino in fondo. Come se tu mi sottrai le inchieste mentre sto elaborando le conclusioni, e affidi quella casa ad altri che non volevano finire di costruirla, o non erano in grado di costruirla”. E poi ha aggiunto: “Chi è venuto dopo non aveva le possibilità di andare avanti, erano indagini troppo delicate per poter essere proseguite da chi non ne aveva la minima cognizione. I pm di Salerno, poi, avevano capito perfettamente. Lo hanno detto nell’autunno 2008 in prima commissione del Csm. ‘Guardate che de Magistris è stato fermato’. Hanno fermato anche loro”.
Alla domanda se ci sono analogie tra la vicenda dell’ex magistrato di Catanazaro e quella in cui i pm napoletani di Consip, Henry John Woodcock e Celestina Carrano, sono finiti sotto processo dopo aver intercettato la famiglia dell’ex premier Renzi, de Magistris ha risposto: “Ogni storia è una storia a sé, ma come non vedere le analogie? Nella mia indagine Toghe Lucane ricordo perfettamente il tentativo di isolare già allora un collega bravo e coraggioso come Woodcock, all’epoca a Potenza. Riuscii ad impedire che lo fermassero. Poi tanti anni dopo chi incolpò me al Csm ha incolpato anche lui…”.
Durante l’intervista de Magistris ha commentato l’arresto dell’ex sottosegretario alle Attività produttive del governo Berlusconi, Giuseppe Galati, ritenuto dagli investigatori l’intermediario tra l’ospedale e le aziende ‘ndranghetiste. “Nelle mie inchieste già emergevano i collegamenti tra Giuseppe Galatie la criminalità organizzata calabrese. Purtroppo mi hanno fermato” ha commentato il sindaco di Napoli. Di lui l’ex magistrato ne ha parlato spesso, nei tanti verbali resi dieci anni fa alla pm di Salerno Nuzzi. In particolare a una domanda sugli intrecci criminali tra Why Not e Poseidone sui finanziamenti alle imprese e sugli appalti della depurazione, de Magistris disse che Galati ebbe “un ruolo rilevante”. “Era uno dei ganci all’interno del governo Berlusconi della lobby che mi tolse le inchieste. - ha concluso - Uomo di punta dell’Udc di Cesa, uno degli indagati di Poseidone. Era l’anello di collegamento tra politica, imprese e poteri deviati nella gestione illecita dei contratti di programma e di area. E operava molto nella zona del Lametino, dove l’hanno arrestato”.