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gozzo domenico c imagoeconomica 0di AMDuemila
Il sostituto pg intervistato da Il Fatto Quotidiano: "Si aggiunga un comma alla nuova norma"

Lo scorso giovedì 25 ottobre è stato approvato in Senato il disegno di legge che modifica l’articolo 416 ter sul voto di scambio politico-mafioso. La riforma che prevede un’aggravante delle pene, inserisce anche una punizione per chi si rende semplicemente “disponibile” a soddisfare gli interessi o le esigenze dell’associazione mafiosa. Il provvedimento, che porta la firma del senatore del Movimento 5 Stelle Mario Giarrusso, presenterebbe, però, alcune incongruenze. Secondo alcuni addetti ai lavori come il sostituto procuratore generale Nico Gozzo, intervistato da Il Fatto Quotidiano, "con questo disegno di legge, così come formulato, si rischia di arrivare a un paradosso e cioè di favorire la mafia e i politici che scendono a patto con i clan”. Gozzo ha spiegato che nella nuova formulazione affinché si riscontri il reato "il politico deve interfacciarsi con chi appartiene al sodalizio. Ma in termini penali l’appartenenza implica un vincolo interno se non addirittura una condanna. E, dunque, c’è il rischio di una interpretazione troppo stretta". Inoltre “l’accento sull’appartenenza, termine che può aprirsi alle più diverse interpretazioni giurisprudenziali, unita al fatto che questa deve essere nota a chi conclude il contratto illecito politico mafioso, rende possibile che altri politici possano beneficiare delle modifiche legislative come è già avvenuto con l’ultima riforma”. Il riferimento è al caso dell'ex eurodeputato dell'Udc Antonello Antinoro, condannato in primo grado con l'accusa di voto di scambio politico-mafioso poi assolto in appello e in Cassazione. “Con la riforma del 2014 - ha commentato - si imponeva la dimostrazione esplicita dell’utilizzo del metodo mafioso. La sentenza Antinoro lo interpretò restrittivamente. Un ostacolo superato poi dalla Cassazione, che in sostanza disse che il metodo può anche essere provato per implicito”.

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Il senatore del M5S, Mario Giarrusso


Il timore è che se il testo dovesse passare anche alla Camera per come è adesso potrebbe portare a dei nuovi rischi in quanto "non si specifica che nella promessa di voti ai politici possano agire non solo membri dell’associazione mafiosa, ma anche soggetti estranei, che agiscono con metodo mafioso, o addirittura intermediari esterni alla cosca, portatori di volontà della stessa”. Secondo il magistrato all'interno del disegno di legge vi sono comunque degli elementi positivi. Alcuni esempi sono "la parificazione delle pene rispetto a chi viene condannato per associazione mafiosa. Non solo, anche l’eliminazione del metodo mafioso rende più semplice il lavoro di chi deve usare questa norma. Tanto più che in questo modo si rende implicito il disvalore di un politico che stringe rapporti con i clan, metodo mafioso o meno”. Come intervenire, dunque, per rendere efficace e senza rischi il disegno di legge voluto fortemente dal M5S? Secondo Gozzo sarebbe necessario “mettere un comma alla legge specificando le varie forme con cui l’associazione può interfacciarsi con un politico. La cosiddetta zona grigia. Questo basterebbe a neutralizzare anche la notorietà dell’appartenenza, perché anche in quest’ultimo caso il termine varrebbe nella accezione più lata fatta propria dalla giurisprudenza. Facendo anche riferimento al Testo unico del codice antimafia per le misure di prevenzione introducendo - inoltre - il concetto di contiguità che non è necessariamente partecipazione interna all’associazione”.

Foto © Imagoeconomica

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