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tavolo relatoridi AMDuemila
È una questione di lana caprina. È una questione delicata. È una questione atavica. È una questione trasversale. Ed è pure inarrestabile. Questa è la “Zona grigia”, un nemico invisibile che non si vede ma che incancrenisce il Paese a vario livello e ormai da troppo tempo. Ed è stato questo il focus tematico che ha visto impegnati alla Camera dei Deputati, lo scorso 25 luglio, deputati e senatori del M5S in un convegno, tenuto presso la sala Tatarella, dal titolo “Zona grigia. Fenomenologia dell’invisibile forza della corruzione”. Ospite della manifestazione, lo scrittore e docente Luciano Armeli Iapichino che ha tentato di perimetrare la complessità di un fenomeno che rischia di divorare un Paese già in affanno economico e non solo.
Armeli è chiaro: se oggi è possibile parlare di Zona grigia e dei suoi derivati, si deve a giornalisti pionieri e che al fenomeno hanno dedicato studio e interesse. In modo particolare Giacomo di Girolamo e Nino Amadore, che con loro opere hanno offerto nel tempo importanti spunti di riflessioni sul fenomeno e al relatore.
Lo scrittore messinese ha focalizzato quelle che possono essere, in assenza di numeri o alla presenza di caos, le peculiarità quasi “empiriche” della “cosa”: vecchia e nuova pari tempo, mutevole, mascherata, spesso resistente all’applicazione della giurisprudenza, dilagante, perforante tutti i livelli istituzionali, sociali e professionali sino, paradossalmente, i più criptici dei sistemi criminali. Anzi, sono proprio questi ultimi che richiedono la consulenza tecnica di certi soggetti insospettabili, professionali e incensurati per veicolare, mediante specifici “contenitori” apparentemente legali, finanziamenti e business.
Armeli, muovendo dai dati del Transparency International, ha esemplificato il contagio della “Zona grigia” nel settore silvo-pastorale, negli enti locali, nell’antimafia, negli ordini professionali. E con l’altro mondo parallelo e impenetrabile costituito dalla Massoneria.
Tutto è grigio. Persino le borse internazionali.
E gli imputati in giacca e cravatta e dalle specializzazioni tecniche, in primis, non sono solo vittime ma anche consapevoli collusi. In letteratura gli esempi dilagano.
Dal 1946, lo stato repubblicano, ha sofferto le sollecitazioni negative della Zona grigia o come la chiamano altri “Cosa grigia”, “Sottobosco”, armeli Iapichino luciano“Mondo di sopra”. I collaboratori di giustizia, le deduzioni di Giovanni Falcone, i pizzini di Provenzano e dei Lo Piccolo e i magistrati che analizzano le loro inchieste, arrestando magari altri magistrati e pletore di professionisti, hanno certificato e continuano a farlo lo stato di buona salute di un nemico camaleontico.
Un dato è evidente: la società italiana - e non solo - ha un sistema politico-istituzionale-professionale che pare essere sin troppo permeabile. Ordini professionali compresi.
Il legislatore, e nella sala Tatarella qualcuno c’era, oggi, asserisce Armeli, è a un punto di non ritorno, un bivio, sull’orlo del baratro, indotto dai suoi predecessori: o s’interviene in maniera radicale sul “mostro” o la nazione è spacciata in tempi già di grave collasso economico.
Se Pertini, ha ricordato, altresì, paventava l’urgenza di colpire senza attenuanti i corrotti e i loro difensori di partito e di amicizia, e anche vero che spesso, per assuefazione, impunità o disinteresse, parafrasando Gervaso, al tripudiare dei moralisti la gente se n’infischia. L’incontro, moderato sapientemente dalla portavoce dei grillini, Antonella Papiro, ha registrato anche gli interessanti spunti di riflessioni di Piera Aiello, Stefania Ascari e Mario Michele Giarrusso della Commissione Giustizia. Quest’ultimo ha affermato la necessità di arginare un fenomeno che mette a serio rischio la democrazia del nostro Paese, iniziando a riscrivere la storia delle stragi, inquinata da depistaggi messi in atto da apparati dello Stato.
La Zona grigia, ha continuato il senatore, è come le acque torbide in cui gravitano gli squali.
I lavori sono stati aperti dal capo-gruppo pentastellato alla Camera, Francesco D’Uva, (Commissione Difesa), il cui nonno, avvocato messinese, fu trucidato dalla criminalità nel 1986, che ha ribadito l’impegno del governo a studiare e adottare nuove contromisure per far fronte a un male che ormai dilaga in molte categorie professionali, vittime insieme al consumatore di modelli e misfatti insopportabili. Stefania Ascari ha, di contro, analizzato il connubio tra Zona grigia e il fenomeno migratorio, dimostrando con riferimenti precisi, come il satanico sodalizio porti a situazioni veramente inaccettabili per la dignità delle vittime e di palese e vergognosa corruzione per i rei. Piera Aiello, invece, ha insistito sulla trasformazione dei linguaggi delle mafie, sulla capacità di adattamento dei boss al mutare dei tempi e sulla diffusione ormai generalizzata della Zona grigia.
Spunti di riflessione che dimostrano almeno il tentativo di avviare una rivoluzione di cui il moribondo sistema-Italia ha, senza altri indugi, francamente bisogno. Se la filosofia, di cui Armeli è imbevuto per formazione culturale, sollecita la classe politica in un giorno di piena estate a continuare nell’euristica di una soluzione che possa arginare l’ondata dilagante di corruzione giornaliera, che la politica affronti in modo definitivo l’atavica e insoluta questione morale di questo Paese.

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