Così gli ermellini hanno assolto il boss Costa
di AMDuemila
Sono state depositate le motivazioni della sentenza con la quale i giudici della Corte di Cassazione hanno assolto in via definitiva, lo scorso 19 aprile, il boss Tommaso Costa per l'omoicidio di Gianluca Conggiusta, ucciso a Siderno nel 2005 con un colpo di fucile da caccia sparatogli al volto. Una sentenza che di fatto ha ribaltato la tesi della Dda di Reggio Calabria che riteneva Costa come il responsabile della morte del giovane commerciante e che vedeva lo stesso condannato in primo e secondo grado e da altri giudici d'appello dopo il rinvio della Cassazione. Secondo la Suprema Corte "gli elementi a sostegno della tesi dell'accusa non hanno superato il limite del ragionevole dubbio". "La sentenza impugnata - è scritto nelle motivazioni - non ha rispettato le indicazioni espresse dalla sentenza rescindente, rimanendo all'interno del perimetro già ritenuto illegittimo da detta sentenza". Secondo l'accusa, ed i giudici di primo e secondo grado, il movente dell'omicidio era il tentativo di sventare un’estorsione ai danni del suocero.
La Cassazione considera "carente la doppia sentenza di merito, sul piano della coerenza logica del discorso giustificativo giudiziale, con riferimento alla ritenuta finalizzazione omicidiaria, perché privo del tassello specifico e concreto", ravvisando come "più logica una azione omicidiaria indirizzata verso la persona dell’imprenditore - Antonio Scarfò - che non verso il futuro genero, reo sì di aver fatto partecipe un componente della cosca avversa della lettera estorsiva, ma con il quale aveva stretto di seguito un rapporto di colleganza, senza considerare la distanza di tempo intercorrente tra la consegna della lettera e l’azione omicidiaria". E' così che si mette il sigillo su una vicenda che attende giustizia da oltre tredici anni. Una sentenza che lascia sconcertati soprattutto i familiari che da anni lottano proprio affinché la verità potesse emergere. Mario Congusta, il padre del giovane imprenditore, dopo la sentenza aveva commentato: "È una sconfitta dello Stato. Non è possibile che gli assassini ci siano e non vengano trovati”. Ed anche la sorella di Gianluca, Roberta, appresa la sentenza della Cassazione sull’omicidio del fratello, su Facebook aveva scritto: “Oggi il dubbio che essere onesti sia inutile diventa certezza. Oggi Luca lo hanno ucciso per la seconda volta, oggi niente ha più senso…oggi siamo morti tutti!”. Leggendo le motivazioni della sentenza disperazione e rabbia sono più che mai legittimate.
Omicidio Congiusta, depositate le motivazioni della sentenza di Cassazione
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