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alpi ilaria 610La decisione del gip attesa nei prossimi giorni
di Francesca Mondin
Potrebbero rimanere ancora per molto tempo senza volto i colpevoli e i mandanti dell'omicidio della giornalista Ilaria Alpi e dell'operatore Miran Hrovatin, uccisi il 20 marzo di 24 anni fa, se il gip accoglierà la richiesta del Pm Elisabetta Ceniccola. Non avrebbero rilevanza, secondo la richiesta del pm Elisabetta Ceniccola presentato oggi al tribunale di Roma, le intercettazioni consegnate dai pm di Firenze in cui due somali, residenti in Italia, parlano del caso Alpi ribadendo: "L’hanno uccisa gli italiani". Dunque, queste conversazioni emerse dal fascicolo di una inchiesta che sette anni fa portò all'arresto di oltre cinquanta persone con l'accusa di traffico di esseri umani, secondo il pm non rappresentano “uno spunto solido per avviare nuovi accertamenti”. Diversamente la pensano i difensori di parte civile della famiglia Alpi, l'avvocato Giovanni D'Amati e l'avvocato Carlo Palermo, che hanno chiesto invece al gip di disporre nuovi accertamenti. Ora la decisione spetta al giudice Andrea Fanelli, che si è riservato di decidere nei prossimi giorni.
Tra depistaggi, ritrattazioni e false dichiarazioni sono stati fatti ben tre processi e una Commissione d’inchiesta parlamentare per cercare di far luce sul terribile duplice omicidio. Il somalo Hashi Omar Hassan è stato arrestato e condannato a 26 anni di carcere, ma già nella sentenza del processo di primo grado, che chiedeva l'assoluzione, veniva indicato come un capro espiatorio. Ad ottobre 2016 infatti, dopo l'ammissione di falsa testimonianza del suo accusatore “Gelle”, Hashi Omar Hassan è stato liberato, riconoscendo la sua innocenza. La tesi che si è fatta strada in questi anni è quella di un attentato premeditato per bloccare le inchieste che la giornalista del Tg3 stava conducendo su un coacervo di traffici illeciti di armi e rifiuti, scomode anche per l’Italia. Una tesi però che sembra difficile indagare.
Un caso che come aveva detto Luciana Alpi “Riguarda chiunque, nel nostro Paese, creda nella verità è nella giustizia. Sono anni che aspetto e spero che sentenze e giudici facciano emergere la verità, ma è tutto inutile perché dietro le quinte ci sono persone che cercano di occultare e nascondere. Non ricordo neppure le numerosi solenni promesse che ho ricevuto”.

Presidio dei giornalisti #noinonarchiviamo
Intanto dinnanzi al tribunale oggi hanno presidiato diverse associazioni per chiedere che si faccia il possibile per arrivare alla verità sul caso Alpi e restituire alla famiglia ed all'Italia quella giustizia che troppo tarda ad arrivare. Da Libera ad Articolo 21, a Rete NoBavaglio, a Legambiente, all'Associazione Amici di Roberto Morrione e Amnesty International Italia. Non potevano mancare i rappresentanti di Fnsi, dell’Usigrai, e dell'Ordine dei giornalisti del Lazio e Associazione Stampa Romana.
E' importante che “si tengano accesi i riflettori sulla vicenda di Ilaria e Miran per non lasciar calare l'oscurità sulla loro sorte. Non possiamo accettare che le indagini siano archiviate” ha detto il segretario generale della Fnsi, Raffaele Lorusso, concetto ribadito da Guido D'Ubaldo, segretario del Consiglio nazionale dell'Ordine dei giornalisti che ha confermato anche la vicinanza alla mamma di Ilaria, Luciana e alla famiglia di Miran.
"Eravamo qui il 17 aprile, siamo qui oggi e ci saremo ogni volta sarà necessario fino a quando non si arriverà alla verità” ha aggiunto Vittorio Di Trapani, segretario dell'Usigrai. E Silvia Resta, consigliera dell'Odg Lazio, ha ricordato con forza il dovere, da giornalisti, “di schierarci sempre dalla parte della verità”.
l direttore di RaiNews24, Antonio Di Bella, ha sottolineato l'importanza di non far “cadere l'oblio su un delitto che è paradigmatico, Ilaria è un simbolo che non va lasciato cadere per la ricerca della verità e della giustizia. L'archiviazione sarebbe l'ingiustizia più grande anche per la madre di Ilaria”.
Proprio ieri infatti a Latina, poco distante da Roma, una piazza piena di gente ha ricordato che il caso Ilaria Alpi interessa tutta la nazione ad ha intitolando la piazza alla giornalista.
Qualche giorno fa, invece in Calabria, ha ricordato Giuseppe Giulietti, è stata intitolata una scuola, “segno - ha sottolineato - che il ricordo di Ilaria e Miran è ancora vivo e così deve continuare ad essere”. Chiudere il presidio Fabrizio Feo, giornalista del Tg3, che ha aggiunto: “Siamo qui per ricordare tutti i 'buchi neri' nella storia di questo Paese. La storia di Ilaria e Miran è solo uno di questi. Noi crediamo che sia ancora possibile fare chiarezza sulla loro vicenda”.
A fine presidio i giornalisti hanno detto: “Prendiamo atto del rinvio e ci auguriamo che queste due settimane possano servire a riaprire l'inchiesta e ad accertare quanto meno la spaventosa catena di depistaggi e omissioni che hanno segnato questa tragedia”. Nel ringraziare le associazioni presenti hanno rinnovato l'impegno “di ritornare nel giorno nel quale sarà fissata la prossima udienza che potrebbe risultare decisiva”.

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