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di Emiliano Federico Caruso
In seguito a un'ordinanza del GIP del Tribunale di Roma, richiesta dalla locale DDA, oggi duecento carabinieri, utilizzando elicotteri e unità cinofile, hanno effettuato 44 perquisizioni e 19 arresti per traffico di droga (16 in carcere, 3 ai domiciliari). Tra gli arrestati, sparsi tra Roma, Napoli e Nettuno, si trovano anche nomi noti della criminalità campana e calabrese.
Le accuse riguardano un esteso traffico di droga, aggravato dall'uso delle armi, che aveva trasformato il quartiere di san Basilio, già noto per numerosi episodi di criminalità, in una piazza di spaccio modellata sui sistemi e sulle gerarchie già collaudati nella zona di Secondigliano di Napoli.
Il traffico, in particolare a via Maiolati, era gestito principalmente da due clan locali: uno, riconducibile alla 'ndrangheta, con al vertice Vincenzo Polito, ras indiscusso che agiva anche grazie all'appoggio delle cosche Gallico e Filippone, originarie ed egemoni della zona di Reggio Calabria e ultimamente presenti anche nella Capitale e nel litorale.
L'altro, di matrice camorristica, capeggiato da Salvatore e Gennaro Esposito, figli di quel Luigi "Nacchella" Esposito (arrestato ad agosto 2012 dopo una latitanza durata un anno) considerato l'affidabile braccio destro e capozona per conto di Gennaro "Scimmia" Licciardi.
Furono proprio Gennaro e Salvatore, forti dell'impero del narcotraffico costruito dal padre sin dagli anni '90 dopo la sua fuga da Napoli in seguito alla morte di Licciardi, a importare a san Basilio il sistema di spaccio collaudato già nella piazza di Secondigliano, ma solo dopo aver stretto vantaggiosi accordi con la criminalità locale.
Criminalità dei livelli più alti: all'epoca, infatti, Luigi Esposito si incontrò con il boss Michele "0' Pazzo" Senese nella casa di cura Sant'Alessandro a Roma per ottenere "la benedizione" sul controllo dello spaccio nella zona di san Basilio. Michele Senese, tra le altre cose, è uno dei quattro "Re di Roma", insieme a Carminati, Fasciani e Casamonica, che avevano messo su il colossale impero criminale di Mafia Capitale.
Un meccanismo piuttosto sofisticato e ben oliato, fatto di numerosi spacciatori ai quali veniva imposta l'esclusiva di rifornirsi dai fratelli Esposito, galoppini, informatori, affidabili capi zona ben collegati tra loro e vedette (inclusi dei bambini) per avvisare questi ultimi di qualsiasi movimento sospetto.
E alle regole di questo "sistema" messo su dai fratelli Esposito non si sgarrava: ad aprile del 2015, tre ragazzi vennero gambizzati a san Basilio in quello che venne decifrato poi come un vero regolamento di conti per il controllo della piazza di spaccio. Le successive indagini, tanto per far capire il livello di controllo dei fratelli Esposito nella zona, vennero ostacolate da un clima di diffusa omertà.
Tra gli arrestati di questa mattina c'è poi un altro nome che fa parte ormai da anni della criminalità albanese e italiana, quello di Arben Zogu, già coinvolto, a metà febbraio scorso, in un sequestro di 23 milioni di euro a termine dell'operazione "Criminal Games" iniziata nel 2013, che aveva di fatto smantellato un redditizio giro di slot machine imposte ai commercianti di acilia e ostia. Un giro messo su con la benedizione di Carminati e che, tre anni dopo, portò il gip del tribunale di Roma a condannare sette imputati a 70 anni complessivi di carcere, dei quali la pena più pesante, 20 anni, toccò proprio a Zogu.
Già conosciuto con il soprannome di "Riccardino", Zogu è inoltre da sempre amico sia di Fabrizio "Diabolik" Piscitelli, storica guida della curva più estremista del tifo laziale, sia, guarda caso, di Massimo Carminati.
Piscitelli, tanto per dirne una, era a capo proprio di una delle batterie criminali di san Basilio, quelle con al vertici i fratelli Esposito. "Riccardino", in particolare, veniva impiegato in spedizioni punitive e azioni di forza bruta, quando, insomma, c'era semplicemente da menare le mani. Al punto che una segnalazione anonima, qualche anno fa, sottolineò come "Lirio Abbate (autore, tra l'altro, dell'inchiesta "I 4 re di Roma, ndr) deve stare attento a Riccardino l'albanese, uno dal quale dipende gente che spara".
Un doppio sistema efficace e collaudato, con elementi provenienti sia dalla camorra sia dalla 'ndrangheta, che aveva di fatto trasformato alcune zone di Roma nord in piazze di spaccio già protagoniste, in passato, di numerosi altri episodi di criminalità, con tanto di pusher, galoppini, vedette e capi zona.

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