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bar massaro rapinatoIl locale palermitano è stato bersaglio di numerosi furti. Il titolare: “Era solo una rapina?”
di AMDuemila
In sette per assaltare un bar. È l'ultima rapina ai danni del locale di proprietà di Francesco Massaro, titolare dell'azienda di ristorazione “Bar Massaro” in via Ernesto Basile a Palermo. Massaro fino a due anni fa lavorava al Giornale di Sicilia, dove scriveva di cronaca nera e anche di racket. Poi l'infarto del padre, precedente proprietario del bar, ha determinato un cambio di vita ma non di idea: quella di non pagare mai il pizzo.
Il furto è avvenuto dopo le 21 quando ignoti, armati e incappucciati, si sono introdotti nel locale per sottrarre i soldi dell'incasso e circa venti stecche di sigarette, dopo aver minacciato il cassiere. “Hanno dato calci così violenti al vetro antisfondamento del gabbiotto che il cassiere a un certo punto ha temuto che crollasse in pezzi. - è lo stesso Massaro a raccontarlo sul Giornale di Sicilia - In sette per portare via qualche decina di stecche di sigarette e quel poco che c’era alla cassa. Sapevano che non avrebbero ottenuto granché perché durante il giorno i soldi finiscono in cassaforte, eppure sono entrati in sette. E allora ti fai domande. Perché un’azione tanto eclatante? Era solo una rapina? Era una rapina che conteneva un messaggio? E se sì, quale? Siamo tornati a due anni fa, quando mi facevano una rapina ogni due mesi? Non lo so”.
Subito dopo il personale ha lanciato l'allarme, e gli agenti di polizia giunti sul posto hanno raccolto la descrizione della banda così da dare il via alle ricerche. I rapinatori, però, dopo essere fuggiti in direzione del Villaggio Santa Rosalia, hanno fatto perdere le proprie tracce. L'ultimo assalto al bar dell'imprenditore risale a due anni fa, quando tre rapinatori armati si impossessarono dell'incasso. “Fino a quando accetterò di convivere con l’ansia perenne di un negozio in balìa delle raffiche di vento? - si chiede ancora Massaro - Fino a quando guarderò la foto di mio padre sopra la cassa fingendo che in fondo era questa la vita che sognavo? Fino a quando rimanderò i conti con me stesso e con quello che avrei voluto essere e voluto fare?”. “Non mi spezzo, dicevo tra me e me ieri a pranzo mentre sparecchiavo i tavoli, facevo accomodare i clienti, dicevo grazie e prego. Non mi spezzo. Ma guardiamoci in faccia: - aggiunge - sono davvero in grado, intimamente dico, di mantenere fede all’impegno? Di amare, onorare e rispettare il bar finché morte, mia o sua, non ci separi?”. Massaro, ad ogni modo, ha sempre tenuto fede alla decisione di non sottostare al racket mafioso: “Sono un palermitano normale. - tiene a precisare - Non punto il dito contro chi paga il pizzo, so che è difficile resistere. Ma non riusciremo a fare crescere bene i nostri figli continuando a piegarci”.
Tra le numerose solidarietà giunte a Massaro, anche quella del sindaco di Palermo Leoluca Orlando: “Ancora una volta un atto criminale e incivile, desidero esprimere tutta la solidarietà a Francesco Massaro e a tutti coloro che con lui collaborano nel fornire una testimonianza ed un esempio di coraggio civile e di impegno per la legalità. - scrive su Facebook - L’amministrazione si augura che vengano, al più presto, individuati i responsabili, avendo disposto di provvedere alla costituzione di parte civile una volta che sarà possibile”.

La redazione di Antimafia Duemila esprime a Francesco Massaro la propria piena solidarietà.

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