Per i giudici “non era più a capo del clan”
di AMDuemila
Domenico Strisciuglio, detto “Mimmo la luna”, in carcere da 17 anni al regime carcerario 416bis, non sarebbe più a capo del clan barese con l'omonimo nome. Infatti come reggente gli sarebbe succeduto suo fratello Sigismondo, anche lui da tempo detenuto in carcere, con un regime meno restrittivo, che gli avrebbe permesso di continuare a gestire gli affari del clan. Per questo motivo, il Gup del Tribunale di Bari Francesco Pellecchia ha assolto Mimmo dall'accusa di associazione per delinquere di stampo mafioso “per non aver commesso il fatto” ed ha invece condannato il fratello Sigismondo a 18 anni di reclusione. Il giudice ha anche condannato la moglie di Sigismondo, Eugenia Prudente, unica donna imputata, alla pena di 8 anni e 8 mesi di reclusione per aver portato della droga al marito in carcere. In tutto sono stati condannati 41 imputati con pene comprese tra 20 e i 3 anni di reclusione e 8 imputati sono stati assolti.
Il processo “Agorà”, celebrato con rito abbreviato nell'aula bunker di Bitonto (Bari), ha visto imputati 49 presunti affiliati al clan Strisciuglio con l'accusa (sostenuta dalla pm della Dda barese Patrizia Rautiis) di traffico e spaccio di droga, detenzione di armi ed esplosivi, lesioni aggravate, estorsione e associazione mafiosa. L’inchiesta ha fatto luce su una serie di fatti che risalgono tra il 2011 ed il 2015.
Le indagini svolte dai carabinieri baresi hanno permesso di ricostruire le attività del clan che gestiva soprattutto il mercato dello spaccio di sostanze stupefacenti, nei quartieri di Bari Vecchia, Libertà, Carbonara, San Girolamo, Santo Spirito e San Pio, con l'ausilio in alcuni casi di corrieri e pusher minorenni.
Foto © Ansa
Processo ''Agorà'': assolto il boss Mimmo Strisciuglio
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