di Francesco Cipriano
Il boss italoamericano protagonista del traffico di droga negli anni '70 e '80 e organizzatore del falso sequestro Sindona
Si è spento nella sua casa di Staten Island (New York), lo scorso 16 novembre, il boss italoamericano Giovanni "John" Gambino. Aveva 77 anni. La lunga carriera criminale di Gambino si è intrecciata con la cronaca e i misteri italiani e americani degli ultimi quarant'anni.
Emigrato da Palermo agli Stati Uniti nel 1964 insieme ai fratelli Joseph e Rosario, i tre vengono affiliati alla mafia americana nel 1975 da Carlo Gambino, capo dell'omonima famiglia di New York, con cui vantano una lontana parentela. Conosciuti come i Gambino di Cherry Hill, hanno la loro base al Cafè Giardino di Bensonhurst, nel cuore della comunità italoamericana di Brooklyn.
Sono proprio i legami con la terra d'origine a permettere ai fratelli Gambino di fare il salto di qualità. In quegli anni, infatti, il clan dei Marsigliesi, indebolito dall'inchiesta French Connection, perde il predominio sul traffico di eroina. Proprio in questo vuoto si inserisce la mafia siciliana: la morfina base prodotta in Asia viene acquistata dai trafficanti turchi, raffinata nei laboratori clandestini sorti nella provincia di Palermo e da lì, con la complicità di corrieri in cerca di facili guadagni, tonnellate di eroina partono per gli Stati Uniti. Francesco Marino Mannoia, soprannominato il Chimico, è l'uomo d'onore che impara dai marsigliesi il know how sulla raffinazione della morfina e a gestire le raffinerie dei siciliani. A capo dell'operazione il clan Spatola-Inzerillo in Sicilia e i Gambino di Cherry Hill dall'altra parte dell'oceano: due famiglie unite da una stretta rete di parentele e interessi.
I Gambino si ritrovano così a dover gestire un'enorme quantità di denaro. La raffinazione della morfina base in eroina è infatti l'anello più lucroso della catena: un chilo di morfina acquistata in Italia al costo di 12.000 dollari veniva rivenduta sotto forma di eroina sul mercato americano per 250.000 dollari.
Per curare i propri investimenti il clan si affida a Michele Sindona. Soprannominato "Il banchiere di Dio", Sindona è al centro di un ciclone giudiziario e mediatico per il fallimento delle sue banche in America e in Italia. Per sviare le indagini Sindona si affida a John Gambino, il quale organizza il finto sequestro del banchiere. Sparito da New York e nascosto nella villa di Rosario Spatola alle porte di Palermo, sotto la stretta sorveglianza di John Gambino e dei suoi, Sindona tenta di ricattare il sistema politico italiano minacciando di divulgare i segreti di cui è a conoscenza. A coadiuvarlo nell'impresa vari uomini d'onore e massoni, tra cui Licio Gelli, il Maestro della Loggia P2.
John Gambino invece si occupa di far minacciare il banchiere Enrico Cuccia di Mediobanca, che si opponeva al salvataggio delle banche di Sindona, prima con telefonate anonime e infine bruciandogli la porta di casa.
Il piano però non funziona e così, dopo essersi fatto sparare in una gamba per dare credito alla tesi del rapimento, dopo 75 giorni di latitanza Sindona ricompare in una cabina telefonica a New York, fingendo di essere stato appena liberato. Le autorità americane non gli credono, lo arrestano e lo processano.
Intanto Gambino torna ai suoi affari e il traffico di eroina continua ininterrottamente fino a quando Giovanni Falcone, indagando su due valigie contenenti 500.000 dollari ritrovate all'aeroporto di Punta Raisi, corrispettivo di una partita di eroina sequestrata lo stesso giorno all'aeroporto JFK di New York, intuisce che mentre il percorso della droga è difficilmente individuabile, il denaro lascia sempre tracce. Proprio grazie alle indagini bancarie, il giudice istruisce il processo contro il clan Spatola-Inzerillo-Gambino infierendo al gruppo un duro colpo. John verrà condannato in contumacia ma le autorità americane rifiuteranno l'estradizione richiesta dalla giustizia italiana.
Nel frattempo però gli scenari in Sicilia cambiano e la scalata del clan dei Corleonesi arriva al suo culmine, dando avvio alla seconda guerra di mafia che verrà ricordata come "La mattanza". I primi a cadere sono proprio Stefano Bontade e Salvatore Inzerillo, che viene crivellato da colpi di kalashnikov l'11 maggio 1981. Inizia una carneficina che stermina i membri delle famiglie perdenti costringendo i pochi sopravvissuti a scappare in America. Preoccupato dalla guerra in corso in Sicilia, il boss newyorchese Paul Castellano manda proprio John Gambino nell'isola. Totò Riina sa di avere bisogno delle famiglie perdenti per continuare il lucroso traffico di droga tra i due paesi, perché sono proprio gli Spatola-Inzerillo-Gambino ad avere le parentele e i collegamenti con gli Stati Uniti. Si giunge così a un accordo, che impone ai perdenti di restare negli States sotto la protezione dei cugini americani e il divieto assoluto di ritornare in Sicilia. Il traffico di eroina prosegue come sempre, allargandosi alle altre famiglie.
Nel 1984 i tre Gambino di Cherry Hill vengono processati nel New Jersey per traffico di droga, ma mentre Rosario viene condannato a 45 anni di detenzione, Joe e John la fanno franca.
Un anno dopo il vecchio boss Paul Castellano viene ucciso da John Gotti che prende il comando della famiglia.
John Gambino è considerato un fedelissimo di Castellano, per questo in molti credono voglia vendicarsi e che Gotti potrebbe preventivamente ucciderlo. Ma un ictus colpisce John Gambino ritirandolo momentaneamente dalle scene. Quando torna in attività, segnato dai problemi di salute che lo costringono a usare un bastone per camminare, John Gotti lo promuove a capodecina.
Nel 1988 scatta l'operazione Iron Tower, nata dalla collaborazione tra Polizia italiana ed Fbi e dalle indagini di Giovanni Falcone e Rudolph Giuliani. La sera del primo dicembre, nei locali del Cafè Giardino a Bensonhurst, un cantante neomelodico ha appena finito di cantare "O Sole mio". A quel punto un agente prende in mano il microfono e annuncia: "Ladies and gentlemen, this was your last dance" per poi proseguire intimando a tutti di alzare le mani. I molti presenti, increduli, scoppiano a ridere pensando a uno scherzo, finché vedendo i camerieri tirare fuori la pistola e agenti entrare dalla porta e urlare a tutti di non muoversi, capiscono che si tratta di una retata dell'Fbi. Quella notte tra USA e Italia vengono arrestate duecento persone tra cui Joseph Gambino. Ma non John: contro di lui non ci sono abbastanza prove, anche se durante il processo verrà indicato come il leader della fazione siciliana della famiglia Gambino di New York.
La sua ascesa finisce all'inizio degli anni '90 con il pentimento di Sammy Gravano, braccio destro del Teflon Don John Gotti, e grazie alla testimonianza di Francesco Marino Mannoia, il Chimico.
John patteggia una pena di quindici anni e si dichiara colpevole di traffico di droga e altri reati minori dal 1975 al 1992.
Dopo tredici anni di prigione, un infarto e un ictus, viene rilasciato nel 2005. Lo aspetta una richiesta di estradizione in Italia che ancora una volta i giudici americani negano.
In seguito all'Operazione Old Bridge, che decima i vertici della mafia americana scoprendo il tentativo degli scappati di far ritorno in Sicilia, John viene indicato come uno dei membri del triumvirato a capo della famiglia Gambino.
Muore da uomo libero nella sua abitazione di Staten Island, all'età di 77 anni. Dopo una rocambolesca vita da film, da protagonista di alcune delle pagine più oscure e bizzarre della storia italiana, la sua scomparsa passa praticamente inosservata, eclissata dalla notizia, il giorno successivo, della morte del più tristemente noto e sanguinario Totò Riina.