Era in contatto con spacciatori droga
di AMDuemila
Il tribunale di sorveglianza di Padova dovrà decidere sulla richiesta della procura di una restrizione della libertà vigilata o il trasferimento in una 'casa di lavoro' per Giuseppe Salvatore Riina, il figlio di Totò Riina, il Capo dei capi di Cosa Nostra morto una settimana fa, da tempo nella città veneta in regime di libertà vigilata. La richiesta della procura - secondo quanto riporta la stampa locale - è legata a una serie di accertamenti compiuti nei mesi scorsi dalla polizia, dai quali emergerebbe che Giuseppe Salvatore Riina avrebbe avuto incontri e fatto affari con alcuni spacciatori di droga già noti alle forze dell'ordine - uno tunisino è stato arrestato a settembre -, venendo meno all'obbligo imposto dai giudici di non frequentare pregiudicati, e che sarebbe stato sorpreso a girare di notte, mentre dalle 22 alle 6 dovrebbe restare in casa.
Riina jr, oggi 39enne, ha scontato 8 anni e 10 mesi in carcere per il reato di associazione a delinquere di stampo mafioso. Dal 2012 è sorvegliato speciale a Padova dal 2012, grazie all’attività svolta nell’ambito dell’associazione “Noi” di Tina Ciccarelli. Il regime di libertà vigilata gli impone regole molto rigide. Oltre al divieto di frequentazione dei pregiudicati, non può uscire di notte e non può varcare i confini della città di Padova. Per poter presenziare al funerale del padre ha dovuto ottenere un permesso del giudice.
Dopo i nuovi accertamenti il figlio del Capo dei capi potrebbe subire un aggravamento della misura, dall’irrigidimento delle limitazioni già imposte, fino alla detenzione in una casa lavoro.
In foto: Ninetta Bagarella e Giuseppe Salvatore Riina (© Marco Vasini)
Riina Junior, chiesta la restrizione della libertà vigilata
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