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de raho cafiero c fotogramma“Indagini non sono proprietà di una procura, risultati da condividere”
di AMDuemila
Si è insediato ufficialmente oggi il nuovo procuratore nazionale antimafia e antiterrorismo, Cafiero de Raho. Il magistrato ha firmato l'incarico in una cerimonia in Cassazione, nell'aula della prima sezione penale, dove negli anni tanti processi per stragi mafiose sono stati celebrati. Cafiero de Raho, già procuratore capo a Reggio Calabria, succede a Franco Roberti a capo della Dna, istituita nel 1992 e fortemente voluta da Giovanni Falcone.
"E' un onore per me prendere la direzione di questo ufficio - ha detto il neoprocuratore nazionale - Spero di sperimentare gli stessi modelli che hanno consentito nei territori in cui ho operato di ottenere risultati importanti". Ha quindi assicurato "una costante collaborazione con la procura generale della Cassazione" della quale la procura nazionale antimafia è un organo. "Il Csm - ha detto - sarà soggetto istituzionale con cui mi confronterò in maniera costante".
Nel suo discorso di insediamento ha anche parlato di quelli che saranno i principi sui quali impronterà il suo incarico alla Dna: "Di fronte a organizzazioni come mafia, 'ndrangheta, camorra, gruppi pugliesi, e le altre che si vanno affermando sul territorio nazionale, il lavoro non può non essere quello che immaginava Giovanni Falcone: spingere gli uffici a lavorare quasi in maniera congiunta. Le indagini non sono proprietà di una procura, vi è uno Stato che vuole ottenere risultati e deve condividerli e valorizzarli". Senza sottovalutare la collaborazione internazionale: "Seguire le tracce che lasciano le organizzazioni e condividere la nostra conoscenza". Inoltre, "dobbiamo agevolare l'impegno antimafia sul territorio". Alla cerimonia erano presenti il procuratore uscente Roberti, il vicepresidente del Csm Giovanni Legnini, con una folta delegazione di consiglieri, i vertici della Cassazione, il sottosegretario alla Giustizia Cosimo Ferri, il direttore del Dis Alessandro Pansa, il procuratore Giuseppe Pignatone e il procuratore generale di Roma Giovanni Salvi, i colleghi della Dna tra i quali Nino Di Matteo.

Foto © Fotogramma

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