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rossi daviddi AMDuemila
Nuovo capitolo sul caso David Rossi. La Procura di Siena ha infatti aperto due nuovi fascicoli di indagine, a “modello 45” (relativo a fatti non costituenti notizia di reato) sulla morte del manager del Monte dei Paschi di Siena, morto in seguito a un volo dalla finestra del suo studio a Rocca Salimbeni il 6 marzo 2013.
Ciò è stato possibile grazie ai nuovi elementi emersi da servizi in tv e articoli di quotidiani ed i primi accertamenti sono già stati effettuati nei giorni scorsi con le convocazioni in Procura dell’avvocato della famiglia di Rossi Luca Goracci, dell’ex segretaria dell’allora ad di Mps Fabrizio Viola, Lorenza Pieraccini, e dell’ex segretario dell’ex presidente di Mps Giuseppe Mussari, Valentino Fanti.
Le indagini precedenti, poi archiviate, avevano accertato che il capo della comunicazione di Mps si era suicidato ma le varie nuove testimonianze raccolte in diversi servizi hanno fornito elementi importanti che mettono in dubbio questa tesi.
La prima riapertura dell’inchiesta – avvenuta con l’ipotesi di istigazione al suicidio – risale al novembre 2015 e poggiava sulle perizie prodotte dalla difesa che aveva evidenziato diverse incongruenze tra un suicidio, la caduta, le condizioni del corpo di Rossi e del suo ufficio.
Poi c’è stata l’intervista rilasciata a "La Repubblica" dall’avvocato Goracci. Questi aveva raccontato che un testimone gli aveva accennato della presenza di 4 persone in prossimità del vicolo di Monte Pio, dove è stato trovato il corpo di Rossi. Una testimonianza ribadita anche alla trasmissione televisiva “Le Iene”. Il testimone avrebbe contattato il legale dopo la prima riapertura dell’indagine per rivelare quanto accaduto in quelle ore.
A suo dire si sarebbe dovuto incontrare con Rossi, il giorno della sua morte, alle 18 ma, una volta raggiunto, questi era già deceduto. Non solo. Sarebbe anche stato “aggredito da quattro sconosciuti” che “spararono anche un colpo di pistola” dopo la sua fuga. L’avvocato della famiglia Rossi avrebbe anche saputo dall’uomo che il capo della comunicazione di Mps avrebbe intrattenuto rapporti d’affari che riguardavano lo Ior, la banca del Vaticano, e di una valigetta che Rossi avrebbe avuto con sé nel novembre 2012 dopo un incontro a Roma con un consigliere di Mps e consulente dello stesso Ior.
Tra i soggetti ascoltati dai pm anche l’ad Viola, Lorenza Pieraccini. Sempre a “Le Iene” aveva raccontato che le e-mail inviate da Rossi a Viola, nei giorni precedenti il decesso, erano state aperte e lette da altre persone tra cui Fanti. Ed è in base a questi elementi che anche l’ex segretario di Mussari è stato ascoltato dalla polizia giudiziaria.

Quel che non è stato fatto
Nell’ultimo decreto di archiviazione la Pieraccini è stata citata tra le persone ascoltate nel corso dell’indagine ma in realtà non era mai stata sentita dagli inquirenti.
E’ solo uno degli atti mai eseguiti dagli investigatori, segno di un’indagine mai compiuta. In una nota diffusa dalla stessa procura si ammette che nelle prime due inchieste si è agito sulla base di una convinzione non suffragata dalle indagini ma semplicemente da una deduzione. E sarebbe stato questo il motivo per cui non sono stati sequestrati tutti i reperti, non sono state effettuate analisi sui vestiti, sui fazzoletti di carta sporchi di sangue, né sul cellulare che è stato persino usato per rispondere ad una telefonata. Un dato, quest’ultimo, che risulta dalle stesse carte. Anomalie che si aggiungono ad altre come la mancata ricerca di tracce di Dna nell’ufficio o l’acquisizione  del video di una sola telecamera di sorveglianza su dodici presenti.

In campo anche la Procura di Genova
Dopo i servizi de “Le Iene” anche la Procura di Genova ha avviato un’indagine per comprendere se vi sono state omissioni da parte dei colleghi senesi e per accertare anche l’eventuale influenza nel loro lavoro da parte di altri soggetti.

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