Don Ciotti all'arrivo della ciclostaffetta: “L’eredità di Paolo è il dovere della verità”
di Miriam Cuccu e Francesca Mondin - Foto
Era partita da Milano la ciclostaffetta “L’Agenda Ritrovata” che, di città in città, trasportava un’agenda dei carabinieri dell’anno 1992, identica a quella di Paolo Borsellino, mai più ritrovata dopo la strage di via d’Amelio in cui il magistrato fu ucciso insieme agli agenti di scorta Agostino Catalano, Walter Eddie Cosina, Vincenzo Li Muli, Claudio Traina ed Emanuela Loi. Ieri, proprio in via d’Amelio, quell’agenda è stata riportata sotto l’ulivo piantato in ricordo della strage, concludendo così il percorso dei ciclisti organizzato dal movimento delle Agende Rosse fondato da Salvatore Borsellino, fratello del giudice ucciso. Tappa intermedia della ciclostaffetta, a Palermo, è stato il Palazzo delle Aquile, dove il sindaco Leoluca Orlando ha ricevuto Salvatore Borsellino insieme ai ciclisti: tutti, in questa occasione, hanno firmato il libro d’onore della Città di Palermo, mentre il sindaco è stato invitato a firmare la copia dell’agenda rossa.
"Oggi l’agenda rossa è stata simbolicamente riportata a Paolo - ha detto Borsellino sul palco di via d'Amelio - più che il ricordo cristallizzato che arriva una volta l’anno, abbiamo voluto fare memoria, che è lotta per la verità e la giustizia” a fronte di questi “anni di depistaggi”. “Mio fratello - ha continuato Salvatore - è stato fucilato alle spalle, e dopo 25 anni queste ferite non si sono ancora chiuse. Ma chi oggi è arrivato qui in bicicletta ha portato un pezzetto di ognuno degli italiani che abbiamo incontrato lungo la strada” ha commentato, rallegrandosi di “incontrare in via d’Amelio così tanti ragazzi giovani, perché l’ultimo pensiero di Paolo era rivolto a voi”. La strada, affollata di gruppi scout, è stata teatro di incontri con alcuni testimoni e artisti - da Vincenzo Agostino, padre dell’agente Nino Agostino, a Salvo Vitale, amico di Peppino Impastato, a Pif - organizzati dal “Centro studi Paolo Borsellino”.
"L’eredità di Paolo è il dovere della verità, la responsabilità della verità” e la “memoria viva, perchè il sangue versato deve spronarci nel nostro coraggio e impegno” ha detto don Luigi Ciotti, che sul palco ha raggiunto Salvatore Borsellino. “Non dobbiamo dimenticarci che, nel momento di maggiore euforia del maxiprocesso, quando si diceva che Cosa nostra era stata sconfitta, tuo fratello - ha detto il fondatore di Libera a Salvatore - disse: ‘perniciose illusioni’” poiché “se non c’è continuità di responsabilità ed impegno c’è il rischio di essere un po’ travolti. Ed è stato così”. Per questo, ha rimarcato don Ciotti, “dobbiamo ricordarci tre parole, la continuità, la condivisione e la corresponsabilità. Chiediamo alle istituzioni, alle amministrazioni e alla politica di non tradirci e fare la loro parte. Noi dobbiamo essere il loro pungolo, costi quel che costi” perché “il 70% delle vittime innocenti di mafia non conosce la verità, o sa solo una parte. Se questo Paese non ci consegna la verità, non si può dire che sia un paese civile”.
Sette voci per recuperare la memoria
Parallelamente alla ciclostaffetta sette scrittori di diverse regioni d'Italia hanno ri-percorso, partendo dalle suggestioni legate alla scomparsa dell'agenda rossa di Paolo Borsellino, memorie, ricordi e analisi di questi 25 anni trascorsi, raccogliendoli nel libro “L'Agenda Ritrovata”. “Un percorso letterario geolocalizzato - ha detto Gianni Biondillo, curatore assieme a Marco Balzano di questa antologia, alla presentazione presso la Feltrinelli - che ha attraversato tutto lo stivale” partendo dalla Lombardia con la penna di Helena Janeczek, passando quindi attraverso le parole di Carlo Lucarelli, Vanni Santoni, Alessandro Leogrande, Diego De Silva, Gioacchino Criaco per chiudersi con la scrittrice siciliana Evelina Santangelo. “Un'esperienza di dialogo - ha aggiunto Biondillo - dove non abbiamo chiesto un ricordo personale ma un racconto, dal profondo nord e sud, di cos’è diventata questa nazione” in questi 25 anni. La difficoltà incontrata in questo progetto letterario dalla scrittrice siciliana “è stata rappresentare la voce siciliana che si trovasse a fare il conto con un passato ancora con tanti buchi e domande a cui non hanno dato risposte”. “Io sono tra coloro che dopo le stragi sono andati via con rabbia e senso di tradimento senza nemmeno più la voglia di raccontare - ha detto Evelina Santangelo - per me questo è stato un segno di fallimento personale, poi sono tornata per fortuna”. Questo libro ha permesso alla scrittrice di “toccare pagine che mi riguardavano personalmente per la prima volta” e “mettermi in gioco” recuperando “un pezzo di storia che mi apparteneva ma di cui non avevo più un ricordo esatto”.
Una giornata di passaggi di testimoni e testimonianze, da nord a sud, da chi c'era quel '92 a chi ancora non era nato, assieme per riportare l'agenda rossa di Paolo Borsellino in via d'Amelio dove fu fatta sparire con tutti i segreti contenuti all'interno. Ripartire da lì assieme per recuperare una memoria collettiva.
Foto © Rita Rossi