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di AMDuemila - Fotogallery
E’ stato presentato mercoledì scorso al ristorante Prosit Petriolo, in provincia di Macerata, il libro di Aaron Pettinari, “Quel terribile ‘92” (edito da Imprimatur). Ad organizzare l’evento l’associazione Culturale Liberamente che a venticinque anni dalle stragi di Capaci e di via d'Amelio, ha voluto fare memoria raccontando il dramma di un periodo storico che ha cambiato le sorti del nostro paese. A moderare l’incontro, intervallato dagli interventi di alcuni ragazzi che hanno letto alcuni stralci del libro, il direttore del sito laprovinciadifermo.com, Raffaele Vitali, che assieme al caporedattore di ANTIMAFIADuemila ha condotto i presenti in questo tuffo nel passato.

quelterribile92 petriolo panoramica

“Questo libro - ha spiegato l’autore - non vuole raccontare solo le stragi di Capaci e via d’Amelio, ma tracciare una linea temporale degli eventi che si sono susseguiti: dalla conferma della Corte di Cassazione delle condanne del maxi-processo, alla guerra in Jugoslavia, il bombardamento della biblioteca di Sarajevo, l’inchiesta Mani Pulite scoppiata con l’arresto di Mario Chiesa e la nascita dei primi populismi”. “Raccontare quell’anno di grandi cambiamenti, attraverso 25 voci - ha proseguito Pettinari - che ha visto la rottamazione di gran parte della classe dirigente-politica, a colpi di avvisi di garanzia. Un periodo storico determinante in cui è crollata la Prima Repubblica per far posto alla Seconda”. Tramite i racconti di persone che hanno vissuto quegli eventi, da vicino e non, si riesce a comprendere il significato della memoria e l’interconnessione tra passato e presente. Manuel Agnelli, Flavio Tranquillo, Fiorella Mannoia, Daniele Silvestri, Maurizio Bologna questi i nomi di alcuni dei personaggi che hanno voluto lasciare un’impronta, attraverso questo libro, del proprio vissuto e di come il ‘92 abbia influenzato o no la propria vita.
Ed è proprio dal testo di Manuel Agnelli che si è iniziato a riflettere. Una testimonianza, quella del leader degli Afterhours che Vitali ha riassunto con una parola: impegno. “Grazie a Mani Pulite vennero a galla le contraddizioni di un sistema, e la gente smise di far finta di niente - dice Agnelli nel libro - I centri sociali si trasformarono in culturali dando il via a una denuncia che andava oltre le lotte ideologiche o di partito. Uno spirito che è proseguito anche dopo con la nascita dei primi movimenti No Logo che portavano a galla i problemi dell’ambiente, dell’inquinamento e del buco dell’ozono. Tutto avveniva senza prendere in mano i forconi o mettere in piedi un colpo di Stato. Era tornata la partecipazione attiva, in contrapposizione ad un lungo periodo fatto di lassismo, discoteche e cocaina”.
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A fare da contraltare a questo impegno il disinteresse e la disattenzione che tantissimi altri italiani avevano rispetto a certi temi. Pettinari ha dunque ricordato il contesto storico-politico in cui lavoravano i due giudici simbolo della lotta alla mafia, invitando i presenti a riflettere su quanto avvenuto e sul perché per fermare Falcone, si è dovuto compiere un atto così terribile come quello di far saltare un’intera autostrada. Domande che nel libro si fanno anche altri “testimoni” come Fiorella Mannoia o Maurizio Bologna. “Stragi così eclatanti - ha continuato il capo redattore di ANTIMAFIADuemila - devono farci porre delle domande. Perché sono avvenuti? Perché ancora non abbiamo una verità completa? Chi c’era oltre Cosa nostra?”. Domanda dopo domanda si è affrontato anche il tema dell’impegno di ogni singolo cittadino affinché “il contrasto alla mafia, alla corruzione, la ricerca della verità non sia demandato alla sola magistratura - ha aggiunto il giornalista - Così anche l’impegno politico. Oggi per far sentire la propria voce si preferisce la piazza virtuale a quella reale e così si perde il senso di tutto. Così ci priviamo sempre più delle nostre responsabilità. Dobbiamo essere cittadini e fare ciascuno la propria parte”.
Alla domanda di Vitali se “Lo Stato ha continuato a combattere il fenomeno mafioso, anche dopo l’invio dei settemila militari in Sicilia” l’autore ha dichiarato: “Lo Stato ha risposto con l’arresto di grandi boss come Riina e Bagarella, ma non si può definire una vittoria, al massimo, e forse neanche troppo, possiamo parlare di un ‘pareggio’, come ha dichiarato Nicola Gratteri”. “Solo dai sequestri di beni e sostanze stupefacenti, mafia spa - ha aggiunto Pettinari - fattura 150 miliardi l’anno, ormai le mafie diventano banche e utilizzano la corruzione, anche senza la necessità di utilizzare la violenza, come la relazione della DNA evidenzia. L’Unione Europea ci chiede addirittura di integrare nel nostro PIL il traffico di stupefacenti e prostituzione. E’ forse per questo che dopo tanto tempo le mafie ancora non sono sconfitte?”. Pettinari ha poi ricordato come sempre nel ’92 furono approvate le norme antimafia di cui Falcone fu ideatore, quando lavorava presso l’ufficio degli affari penali al Ministero di Grazia e Giustizia. Proposte che solo dopo la morte di Paolo Borsellino diventarono legge. Una legislazione antimafia che nel tempo, secondo l’autore di "Quel terribile ’92", è stata svuotata.


Altro tema affrontato è stato quello dell’informazione, prendendo spunto proprio dalle parole della Mannoia. “Per comprendere in che direzione si sta andando io non leggo più niente - afferma la cantante nel libro - Informarsi è diventato un lavoro. Per capire se una notizia è attendibile o meno devi leggerla, confrontarla con la contro notizia, valutare la fonte e poi confrontarti, se hai ancora dei dubbi, con qualche amico che conosce meglio di te quell’argomento. Oggi non si capisce più nulla. Basta guardare cosa sta accadendo in Siria. E quando arriva la notizia ufficiale la prima domanda è semplice: da chi è pagata?”.
Altri argomenti sviluppati nel corso del dialogo tra Vitali e Pettinari quello sul processo trattativa Stato-mafia, il contesto politico dell’epoca, le sentenze del maxiprocesso, la morte di Salvo Lima, le stragi del 1993 e l’avvento di Silvio Berlusconi con la nascita di Forza Italia e la vittoria alle politiche del 1994. Come ultima lettura è stata letta la postfazione del libro di Salvatore Borsellino, fratello del giudice ucciso in via d’Amelio il 19 luglio 1992. Quest’ultimo da quasi dieci anni porta avanti coraggiosamente il “sogno d’amore di Paolo”, cercando di sensibilizzare soprattutto i più giovani e continua a lottare affinché venga appurata la verità. Come anche hanno auspicato Fiammetta e Rita Borsellino lo scorso 23 maggio in via d’Amelio, in occasione dello speciale di Rai 1. Ed è ai giovani che anche Pettinari si è rivolto nella sua conclusione auspicando, nel loro piccolo, non smettano mai di informarsi, di sviluppare conoscenza e cercare la verità su fatti che diventano fondamentali per capire in che direzione sta andando il Paese.

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