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Paolo Giaccone era uno dei più grandi esperti di medicina legale. Negli anni settanta aveva fondato, a Palermo, insieme ad altri professionisti, l’AVIS (Associazione Volontari Italiani Sangue). Divideva il suo impegno tra l'istituto di Medicina legale che dirigeva e le consulenze per il palazzo di giustizia. Aveva ricevuto l'incarico di esaminare un'impronta digitale lasciata dai killer che nel dicembre 1981 avevano scatenato una sparatoria tra le vie di Bagheria con quattro morti come risultato. L'impronta era di un killer importante della cosca di Corso dei Mille ed era l'unica prova che poteva incastrare gli assassini. Quell’impronta, appartenente a Giuseppe Marchese, nipote del boss di Corso dei Mille Filippo Marchese, rappresentava l’unica prova per incastrare gli autori del delitto. Da quel momento Giaccone iniziò a ricevere, da parte dell’avvocato di Marchese, numerose pressioni e minacce per indurlo a manomettere le conclusioni della perizia dattiloscopia. Ma il medico si oppose sempre ai continui inviti e la perizia consentì di condannare il killer al carcere a vita. Una coraggiosa presa di posizione, un conto aperto che Cosa nostra chiuse definitivamente l’11 agosto di 35 anni fa. La storia del medico è stata raccontata le scorse settimane a L’altrastoria, il ciclo di puntate dedicate alla memoria delle vittime di mafia in onda ogni terzo mercoledì del mese su Radio In 102. In studio ovviamente gli speaker de "L'altroparlante", Mauro Faso e Dario Costantino, Aaron Pettinari (ANTIMAFIADuemila), il Segretario Generale Provinciale di MP Giovanni Assenzio ed il segretario Nazionale Vittorio Costantini e Alfredo Russo, membro di Scorta civica. Ospite in studio la figlia, la dott.ssa Milly Giaccone, mentre in collegamento telefonico è intervenuta la prof.ssa Antonina Argo. Entrambe oggi medici legali.
''L'altrastoria'' racconta Paolo Giaccone, medico legale dalla schiena dritta
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