Video-intervista
di AMDuemila
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La storia di Giuliano, 70 anni dopo Portella della Ginestra
In questo Paese, dove l’atto di nascita della Repubblica fu sfregiato immediatamente dalla strage di Portella della Ginestra, ogni frazione – anche minimale – di verità è stata macchiata da una montagna di menzogne.
In questo Paese, dove l’atto di nascita della Repubblica fu sfregiato immediatamente dalla strage di Portella della Ginestra, ogni frazione – anche minimale – di verità è stata macchiata da una montagna di menzogne.
Se l’incubatrice della Guerra fredda fu la Conferenza di Yalta, la Sicilia, dal luglio 1943, rappresentò uno dei primi terreni in cui si iniziò a combatterla.
Al centro di questo scenario Salvatore Giuliano, protagonista di una delle stagioni più oscure della storia del Paese e della Repubblica: strumento di intrighi internazionali e di un tentativo di colpo di Stato che doveva scattare immediatamente dopo la strage di Portella della Ginestra del primo maggio 1947 con l’appoggio e l’ispirazione dei servizi statunitensi.
Sono questi i temi del libro di Pietro Orsatti, edito da Imprimatur, “Il bandito della guerra fredda”. Un’opera in cui si racconta, attraverso l’analisi di documenti, in parte anche inediti, e la rilettura della cronaca giudiziaria e politica dell’epoca, chi fosse il sanguinario bandito di Montelepre: fascista dopo il 25 luglio 1943, mafioso affiliato alle cosche più potenti del palermitano, separatista per fede anticomunista e, infine, strumento delle trame della nuova politica nazionale. Il peccato originale della Repubblica Italiana.