Il suo ruolo in Cosa nostra non è cambiato
di AMDuemila
Per un certo periodo è stato capo di Cosa nostra nella provincia di Agrigento. Oggi per Gerlandino Messina, si apprende dal Giornale di Sicilia, è stato prorogato il 41 bis in quanto a sei anni dal suo arresto, dopo una latitanza di quasi 12, il boss "non ha mutato ruolo e posizione all'interno dell'organizzazione Cosa nostra". A disporre la proroga del carcere duro è stato il ministro della giustizia Andrea Orlando, che ha precedentemente chiesto i pareri alla Direzione distrettuale antimafia e alla procura nazionale. Nei mesi scorsi Orlando aveva avviato un'istruttoria così da verificare se il 41 bis fosse ancora necessario in base alle circostanze odierne, ed in questo caso ha considerato indispensabile la proroga.
"Il gruppo di appartenenza - è scritto nel provvedimento - è attualmente attivo e presente sul territorio e, in concreto, la potenzialità organizzativa del gruppo criminale non è venuta meno, nè si sono acquisiti nuovi elementi da cui desumere una minore operatività dello stesso - anche in riferimento al ruolo ed alla situazione personale del detenuto". "Non si sono verificate - si legge ancora - sopravvenienze da cui desumere un mutamento del ruolo e della posizione del detenuto all'interno dell'organizzazione, nè lo stesso ha operato condotte che si sono poste in conflitto con la sua appartenenza all'organizzazione". Per quanto riguarda poi "il decorso del tempo trascorso in detenzione", questo "non ha mutato il ruolo e la funzione del soggetto all'interno dell'organizzazione". La decisione potrà ora essere impugnata da Salvatore Pennica, legale difensore di Messina.
Nel provvedimento si fa anche il nome del pentito agrigentino Franco Cacciatore, che aveva dichiarato di aver ricevuto dettagliate informazioni sugli assetti e la composizione di Cosa nostra anche durante la sua detenzione.
Gerlandino Messina, arrestato a Favara nel 2010, è stato riconosciuto dai giudici del Tribunale di Agrigento come capo di Cosa nostra per appena quattro mesi, dal 25 giugno del 2010 (data in cui fu arrestato a Marsiglia Giuseppe Falsone) al 23 ottobre successivo. Il boss ha inoltre fatto parte del commando che uccise il maresciallo dei carabinieri Giuliano Guazzelli.
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